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"Calcio a 5 e fotografia: le mie grandi passioni"
Intervista a Giovanni Maffa

"Calcio a 5 e fotografia: le mie grandi passioni"

Ne ha visti e vissuti così tanti, di fotogrammi di calcio a 5, che ad un certo punto ha deciso di fissarli su pellicola. Giovanni Maffa ha attraversato la storia del calcio a 5 sardo, praticamente da quando questo sport è nato ad oggi, passando dal campo alla panchina e da questa spostandosi di poco – a bordo campo – alla ricerca dell’inquadratura migliore per scattare una delle sue splendide istantanee. Giocatore, allenatore, fotografo: in ogni caso protagonista, a suo modo, dell’evoluzione della disciplina in Sardegna.

 


Isco e BarbarossaGiovanni, quando hai iniziato con il calcio a 5?
Era la stagione ‘85/’86, giocai con la Delfino di Pinetto Cacciuto. Poi andai in prestito alla Marina del compianto Giorgio Lai, con la quale sfiorammo la promozione in B durante il primo campionato di serie C organizzato in Sardegna. Giocai anche in serie B con la Mario Siddi e feci parte della Rappresentativa allenata da Gianfranco Puddu. Poi, a causa di un problema cardiaco, dovetti smettere. Fui operato a Milano, ma non ripresi comunque l’attività agonistica; ero oramai orientato verso quella di allenatore.

 

Quali squadre hai allenato?
Iniziai alla Monte Mixi, in C, con ottimi risultati. Poi, con qualche pausa, l’under 21 della Delfino, lo Sporting Club a Quartu, il Flumini, il Basilea. Sempre alle prese con situazioni non facili, tipiche di un ambiente dilettantistico, e con presidenti, diciamo così, dal carattere forte.

 

Marco Meloni, Pinetto Cacciuto, Marcello Equinozio… Possiamo dire che sia stato il rapporto non sempre facile con i presidenti a farti dire basta?
Sicuramente il rapporto con i presidenti non è stato sempre facile, ma devo anche riconoscere i meriti di queste persone, come, ad esempio, del presidente della Monte Mixi Marco Meloni, che mi finanziò il corso per allenatori, in un periodo in cui il cosiddetto patentino lo avevano davvero in pochi.

I fratelli Serra

 

Poi ha prevalso la passione per la fotografia…
Posso dire che è una passione che ho sempre coltivato. Ad un certo punto è stato naturale unirla a quella per il calcio a 5. In modo quasi naturale le due strade si sono unite.

 

Stando a bordo campo con la tua macchina fotografica, spesso a pochi metri dagli allenatori, hai mai la tentazione di intervenire, di suggerire una sostituzione o di pensare ad una mossa tattica che faresti se fossi al loro posto?
Certo, mi succede. Ma solo nella mia mente. Il mio ruolo lì è un altro, e tutte le altre considerazioni le tengo per me. Ma in cuor mio mi godo la partita, faccio osservazioni, magari esulto per un gol o una bella giocata. Ma, ripeto, sempre e solo nella mia testa. L’unica volta che, quest’anno, mi son permesse di esprimere un’opinione su un arbitro, ovviamente il giorno dopo la gara e non al momento, è successo un putiferio…

 

 

Questo comunque non ti impedisce di scattare bellissime immagini. Probabilmente hai un archivio con migliaia di fotografie “dal campo”, fatte in palazzetti, impianti all’aperto, terreni gommati, parquet, sintetici: ma qual è la più bella che hai fatto?
Credo che le immagini più belle siano quelle che fissano momenti di gioia, esultanze. Sono quelle che riescono a fissare su carta o in uno schermo un’emozione del momento. Sono decisamente le mie preferite. Se posso, ne scelgo due, entrambe fatte quest’anno: una che ritrae l’abbraccio dei fratelli Serra (Mediterranea) ed una che fissa l’esultanza di Isco e Barbarossa durante una gara del Cagliari.
Certo, ci sono anche le foto dei gesti tecnici, ed in questo senso quello che mi ha fornito più spunti è stato Stefano Versace, ma le mie preferite restano le immagini di gioia.

 

Un’ultima cosa: hai avuto il privilegio di vivere questo sport praticamente dalla sua invenzione, o almeno da quando è arrivato nell’isola: ritieni che il livello sia cresciuto a sufficienza in questi anni?
Ovviamente è cresciuto tanto, ma c’è ancora moltissimo da fare. Soprattutto, secondo me, bisognerebbe sviluppare ulteriormente il movimento giovanile. Non basta imporre alle prime squadre di avere gli “under” in rosa, bisogna migliorare ed allargare l’organizzazione dei campionati giovanili. Sono contento che Alberto Carta ponga così tanta attenzione proprio su questo punto.

 

Grazie Giovanni!

 


In questo articolo
Stagione:
2013/2014
Tags:
Serie C1
Calcio A 5 Sardo
Giovanni Maffa
Interviste