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Alberto Usai, centrocampista, Castiadas
«Tutte falsità figlie dell’ennesimo fallimento calcistico»

Castiadas, la replica di Usai: «Non sono un ladro e non ho mai tentato di incassare l'assegno che non mi spettava, andai via perché il club creò un ambiente malsano»

La sentenza del Tribunale Federale recita di una squalifica di cinque giornate al calciatore Alberto Usai, all'epoca dei fatti in forza al Castiadas per «violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità» e per «essere venuto meno ai doveri assunti all’atto del tesseramento con la Società Castiadas, decidendo di sua iniziativa, alla fine del mese di ottobre 2016, di interrompere qualsiasi attività e adoperandosi per incassare somme di denaro a lui non dovute a seguito del suo allontanamento dalla squadra». Il tutto in parziale accoglimento delle richieste della Procura Federale che chiedeva una squalifica di 9 giornate dopo la richiesta di deferimento presentata dalla società sarrabese (leggi l'articolo).

 

Dalla Germania arriva la risposta di Alberto Usai, attualmente in forza agli amatori del TSV Michelfeld, club che partecipa alla Landesliga Rhein-Neckar, la settima serie tedesca, che riceviamo e pubblichiamo per dar modo al calciatore squalificato di poter dare la sua versione dei fatti.

«In relazione a quanto avete riportato sul vostro sito - si legge nel comunicato di Usai - dove oltre ad aver legittimamente pubblicato le parole del comunicato, avete anche inserito informazioni inutili e errate ai fini della notizia (anche non riguardanti la mia persona), volevo chiarire la questione del famoso assegno che mi si accusa di aver tentato di incassare: oltre ad essere ancora in mio possesso, non è mai stato né versato né c'è stato il ripetuto tentativo di farlo, sia perché ormai dal 27 dicembre ero stabilmente residente in Germania (ritornando in Sardegna la prima volta a maggio 2017), sia perché con un sms comunicai ad uno dei dirigenti che, nonostante non mi avessero svincolato per vendetta, se avessi voluto fare il furbo, come loro credevano, avrei potuto incassare l'assegno datato 31.12.2016 impossessandomi di soldi che realmente non mi sarebbero spettati e che non era mia intenzione farlo, visto quanto era successo. Quest'ultimo aspetto oltre ad essere stato trascurato durante l'indagine, è stato omesso e dimenticato dalle brillanti menti della società, che tra l'altro da quanto emerge dall'indagine si prodigarono a bloccare un assegno che era già stato emesso, intestato e firmato da loro stessi, attuando una pratica che probabilmente anche al "monopoli" avrebbe ricevuto una sanzione se avessi realmente voluto ottenere quei soldi come da loro sostenuto.

Tutto questo a dimostrazione delle numerose fesserie raccontate, figlie della frustrazione per l’ennesimo fallimento calcistico ottenuto lo scorso anno nel quale, convinti probabilmente di poter vincere il campionato solo con la consistenza dei rimborsi, hanno creato - nonostante una grande squadra dal punto di vista tecnico - un ambiente marcio e sportivamente malsano. Ambiente nel quale anche giocatori molto più esperti di me, nello stesso periodo dell’anno in questione, hanno agito al mio stesso modo - cioè abbandonando temporaneamente una società ignorante ed incapace di gestire la situazione - o per altre ragioni hanno invece deciso di proseguire a giocare, senza necessariamente dover attuare la famigerata “fuga all’estero”, di cui mi sono reso partecipe ma con la società già messa al corrente della possibilità al momento della firma del tesseramento ad agosto.

Detto questo, l’unica verità è che ho abbandonando improvvisamente la squadra perché non ero più mentalmente in grado di poter giocare e fare sport come sono sempre stato abituato, cioè con passione e voglia. Ma la figura del ladro, come hanno provato a dipingermi i dirigenti dalla società Castiadas e che effettivamente e velatamente emerge dalle parole del comunicato, non credo mi appartenga anche perché in questi anni non ho mai avuto avuto problemi di questo tipo con nessuno. Anzi, se proprio si parla di correttezza e lealtà, ricordo che per recuperare un rimborso dell’anno in cui raggiungemmo i playoff di Eccellenza (stagione 2014-15, ndr), ho dovuto aspettare esattamente due anni, e se non avessi firmato il nuovo tesseramento probabilmente, anzi sicuramente, quei soldi non li avrei mai più visti e, come succede sempre, le varie promesse sarebbero cadute nel dimenticatoio senza nessun tipo di squalifica e sanzione federale, visto che l'assenza di un regolamento chiaro in materia alla fine tutela sempre le società e mai il giocatore.

Probabilmente qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza prima di sputare sentenze e attuare procedimenti federali per mascherare le proprie incapacità dirigenziali e i propri fallimenti che sicuramente nella società sono più numerosi dei successi.

Quindi, per chiudere questa ridicola questione, che senza l’articolo da voi pubblicato, per me poteva concludersi in silenzio, mi tengo le cinque giornate di squalifica, per le quali non faccio ricorso in quanto non potrei seguire la questione direttamente e invito i dirigenti della società ad utilizzare il cervello e a pensare, soprattutto in questo periodo in cui, SOLO GRAZIE AD UN OTTIMO GRUPPO DI RAGAZZI E GIOCATORI, avranno la fortuna di vincere finalmente un campionato e a godersi i tanto sognati successi sportivi».

In questo articolo
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2017/2018