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Corsi para le critiche: «Ma quali mercenari, giocarsi la salvezza è già un miracolo per il Tortolì»
«Soli tutto l'anno, non ascolto i pseudo tifosi»

Corsi para le critiche: «Ma quali mercenari, giocarsi la salvezza è già un miracolo per il Tortolì»

Ha fatto da 12° ad Alessio Scarpi in serie A nel Cagliari (stagione 1998/99), poi ha vestito le maglie di Aquila, Igea Virtus, Pistoiese. Daniele Corsi, classe 1978, romano di nascita, si può considerare sardo d’adozione perché dalla stagione 2004/05 (Alghero, serie D) è tornato nell’Isola e mai più l’ha lasciata. Indosserà i guantoni per quattro stagioni e mezzo sia a Budoni che a San Teodoro, scaricato dai viola a dicembre 2009 e ingaggiato dal moribondo Villasimius, tenuto in vita fino alla fine dalle sue parate, quest’anno Daniele ha scelto il Tortolì perché «vivo a San Teodoro e il mio interesse era quello di rimanere in zona». Anche in Ogliastra quel gigante di 195 centimetri mostra il suo enorme valore tra i pali nonostante una profonda crisi economica della società abbia compromesso in parte la stagione di Corsi e dei compagni rossoblù capaci di raggiungere la finale di Coppa Italia (persa ai rigori contro il Taloro) ma con la salvezza in Eccellenza ancora da conquistare in un Triangolare nel quale il Tortolì farà il suo esordio domenica.

 

Daniele, sei stato decisivo nello spareggio per non retrocedere contro il Samassi al punto che per te è stato detto e scritto “l’eroe del Tortolì”. Poi, però, nei playout contro il San Teodoro sono piovute critiche, nel calcio è vero che non esiste riconoscenza?

«Purtroppo sì, non solo non c'è riconoscenza ma a tutto ciò si aggiunge l'amarezza di sentire delle critiche ingiustificate. Si passa dalle stelle alle stalle in un attimo, questo è il calcio e sono in pochi che lo conoscono. Tantissimi personaggi che gravitano in questo mondo sanno di pallone e non sanno ancora la differenza tra calcio e pallone»

Nella gara dei playout persa 2-1 cosa ti ha ferito di più, l’aver preso gol per un tuo errore, che poi è costata la gara contro il San Teodoro, oppure che si dicesse invece che quell’errore sia stato fatto appositamente perché eri un ex e vivi a San Teodoro?

«Faccio il portiere da una vita e mi sono sempre preso le mie responsabilità, ammetto di aver commesso un errore in campo come se ne commettono tantissimi. Sono umano anche io, soprattutto negli ultimi anni, ma ci tengo a precisare che non devo favori a nessuno, che sono stato mandato via da San Teodoro perché non avevano soldi per continuare a pagarmi e che mi hanno danneggiato una stagione, quindi avevo poco da favorire la mia ex squadra. In quella gara ho commesso un errore dovuto alla situazione che stiamo vivendo a Tortolì, che non ci fa scendere in campo e pensare solo alla partita; non è per trovare una scusa, non ne ho bisogno, ma è la realtà dei fatti»

Si può essere definiti mercenari quando avete trascorso tutto l’anno a sudare e lottare per la salvezza senza quasi mai vedere i rimborsi spese?

«Mercenari è una parola grossa e forse molti non sanno neanche il significato e la usano in modo gratuito solo perché hanno pagato 10 euro un biglietto. Nonostante mi faccia, insieme con Nicola Ruggeri e Luca Tanzi, 350 chilometri per andare agli allenamenti vengo anche chiamato mercenario, cioè colui che riceve denaro, ma quale denaro? Vorrei precisare, inoltre, che in tutto il campionato siamo stati sempre soli, squadra e pochi dirigenti al seguito. Le persone che si manifestano come “pseudo” tifosi che ci hanno seguito a Castiadas (spareggio contro il Samassi, ndr) e San Teodoro in tutto il campionato non le abbiamo mai viste, nonostante una finale di Coppa Italia giocata a Dorgali davanti a pochissime persone di Tortolì. Quindi, le loro parole contano poco e niente»

Ma se il Tortolì dovesse vincere il Triangolare e salvarsi si potrebbe parlare di un’impresa?

«Io penso sia già una grossa impresa, per non dire miracolo, il fatto che ci stiamo giocando questa possibilità di rimanere in Eccellenza dopo tutte le vicissitudini passate durante la stagione. Abbiamo iniziato il campionato con un gruppo di giocatori di un certo livello, che poi pian piano siamo andati a perdere con il passare dei mesi; per non parlare degli altri fattori fuori dal rettangolo di gioco. Non dico che devono farci una statua ma almeno che non si dicano falsità»

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Tre settimane fermi prima di tornare in campo, al Tortolì potrà pesare nella gara di domenica questa inattività forzata?

«Sicuramente sì, ma stiamo parlando di salvare una stagione negativa, quindi penso che queste gare si vincano non tanto per aver fatto solo gli allenamenti ma perché si ha più stimoli e voglia di salvarsi. Da perdere abbiamo solo noi del Tortolì perché si parla di retrocessione, invece le due squadre di Promozione lottano per una teorica vittoria di campionato e, perciò, giocano con più tranquillità e senza la paura di sbagliare»

La Dorgalese ha pareggiato 2-2 nella prima giornata ed è già alla sfida decisiva ma voi giocate in casa e cercherete la vittoria, che partita sarà?

«Una sfida da non perdere, sicuramente ma non da ultima spiaggia, senza sottovalutare la Dorgalese visto che giochiamo in casa. Vincere è però importante perché avremo il vantaggio di giocare contro il Porto Corallo per due risultati utili»

Cosa sapete dei vostri prossimi avversari?

«Sappiamo qualcosa visto che qualcuno è andato a vedere Dorgalese-Porto Corallo (il mister degli ogliastrini Pino Murgia era presente nelle tribune dell’Osolai, ndr) ma poi ogni partita ha la sua storia. Dal momento che per adesso noi siamo una squadra di Eccellenza e loro di Promozione, dovrebbero interessarsi più loro di noi»

Nella Dorgalese in porta c’è Fanni, spesso decisivo nel grande girone di ritorno della sua squadra e nella sfida vinta ai rigori contro il Quartu 2000, sarà una bella sfida anche tra i due giganti in porta

«Conosco bene Gabriele, abbiamo giocato tante partite contro quando lui era a Ghilarza ed io a Budoni e San Teodoro, poi abbiamo fatto insieme anche il corso Allenatori a Nuoro. È sempre stato un ottimo portiere, che vinca il migliore»

Parliamo di mercato, ti ha fatto piacere leggere che una squadra come il Sant'Elia sia interessata a te per la serie D?

«Certamente, sapere che c'è ancora qualche squadra di serie D interessata a me vuol dire che non sono arrivato alla “pensione” come qualcuno pensa. Poi, il Progetto Sant’Elia è una nuova realtà e tutti i giocatori che ci hanno giocato me ne parlano bene; penso che in Sardegna società serie, sane e ben organizzate come quella cagliaritana ne siano rimaste ben poche, non a caso ha strameritato la vittoria del campionato. Tra l’altro, il Sant’Elia mi contattò a luglio scorso e, viste come sono andate le cose, un piccolo rammarico c'è, ma non volevo allontanarmi tanto da San Teodoro»

Cosa cerca l'anno prossimo Daniele Corsi?

«Spero per prima cosa di finire al meglio questa annata poi per il prossimo anno mi auguro che qualche squadra si faccia avanti con dei seri progetti ma, soprattutto, che riesca a mantenere le promesse fatte visto che ci sono molti ciarlatani in giro. Il fattore umano conta molto e non ha prezzo»

Fabio Salis

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2010/2011
Tags:
Sardegna
Intervista