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Giuseppe Zizi tecnico Juniores Supramonte
L'ex tecnico della Rappresentativa Sarda alla guida della Juniores del Supramonte di Orgosolo

Giuseppe Zizi: "Che bello insegnare calcio tra i murales"

"Finalmente mi sono nuovamente fidanzato" Giuseppe Zizi ex tecnico della Rappresentativa Sarda, con l'ironia che da sempre ne ha contraddistinto uscite e pareri, ritrova il campo. Quello che più di ogni altro lo ha fatto innamorare della panchina, quello dei giovani. Mezzo secolo di campo, una laurea in Economia e Commercio, attualmente lavora come dirigente della CNA di Nuoro. Giuseppe Zizi è una grande conoscitore del calcio isolano. Passione nata quando coi chiodi in mano, da quattordicenne apprendista falegname, cedeva al fascino delle partite rionali: "Cherjo abba" chiedeva alla madre, la signora Francesca, convinta che Peppe tornasse da lavoro assetato. Quell'acqua serviva invece a lui e ai suoi compagni per riempire la borraccia poggiata sul palo. "In questi anni che mi hanno separato dalla finalissima del Torneo Delle Regioni (con la conquista del prestigiosissimo secondo posto per la Sardegna Allievi 2013/14 ndr.) ho avuto tantissime proposte per guidare squadre di Club, sia maggiori che di settore giovanile. Con alcune per prestigio e blasone è stato veramente difficile intavolare una discussione che si chiudeva con un "no grazie". Ma non è scattata mai la scintilla".

La stessa scintilla che ha brillato quando Antonello Salis vice presidente del Supramonte di Orosolo gli ha proposto la guida della Juniores.  "Due società prestigiosissime della Sardegna mi avevano proposto la direzione dell'intero settore giovanile - continua il mister nuorese - un incarico veramente gratificante. Il fatto è che, io seduto in scrivania, non mi ci vedo proprio". In tantissimi le avranno chiesto come mai il Supramonte di Orgosolo, per giunta la Juniores e non una prima squadra. "La risposta è semplice. La loro richiesta è stata questa: “la cerchiamo perché abbiamo bisogno di un allenatore che insegni calcio”. Quello che cercavo -  continua Zizi - non era un campionato da vincere a tutti i costi, una salvezza all'ultima giornata, o in una prima squadra, che per esigenze di cassa, ha l’obbligo di salvarsi con i ragazzi delle giovanili"

Ma lei non è stato sempre favorevole alla presenza dei fuoriquota? «Certo! E lo sono ancora. Le svolte, volente o nolente, partono dalla base. Ho l’assoluta convinzione, che sia l’esperienza del campo, a risultare determinante nella maturazione di un atleta, ed a maggior ragione in uno sport di squadra così complesso. Lo stare in campo, così come il continuo ripetere il gesto atletico, aiuta a crescere. Che si sarebbe arrivati a questo numero di fuoriquota si sapeva, la strada era tracciata, stava alle società organizzarsi per tempo, ed investire nei propri settori, anziché andare a prelevare giocatori da altri club, e, talvolta con pratiche poco ortodosse. Essere stato vice Campione d'Italia mi ha dato grandissima visibilità, è una bella soddisfazione. Le opportunità si sprecano, ma la possibilità di insegnare me l'ha proposta in maniera convinta solo il Supramonte di Orgosolo di Tatanu Podda»

A Orgosolo ci era già stato 21 anni fa. "Sembra incredibile, sia l'esperienza che nel fra tempo ho maturato, come allenatore, sia, che dopo un lasso di tempo così grande, possa maturare una nuova opportunità nella stessa società. La volta scorsa era stata un'esperienza gratificante, in un contesto dove il gioco del calcio aveva creato grandissima aggregazione tra i ragazzi che componevano quella squadra. Al tempo ponemmo basi solidissime per garantire un futuro con il proseguo dell’attività. Tanto che per diversi anni a venire il Supramonte proseguì alimentando i propri numeri e raccogliendo la qualità dell’attività sportiva portata a compimento."

L'opportunità di insegnare il gioco del calcio è ritornata come per magia. "Capita che si aprono delle finestre di mercato e quello che non ti aspetti succede dal mattino alla sera. Ero in trattative con più società, ad una certa ora sembrava meglio la blu, ad un’altra la verde oppure la gialla. Ma la mia vita passa per il piacere di seguire lo sviluppo della selezione naturale, alla fine vai dove ti porta il cuore. La selezione naturale, ci spieghi meglio. Chi è contro l'utilizzo obbligatorio dei giovani parla della selezione naturale frutto di una competizione alla pari. «Ma la selezione naturale c’è anche nella vita, se sei bravo in quello specifico campo vai avanti, altrimenti cambi direzione. Il fatto che a perdersi siano degli atleti che hanno militato come fuori quota, non sposta la selezione naturale di una virgola. Vale la regola che, se due giovanissimi del proprio vivaio arrivano in prima squadra è un successo, non vedo perché se sarà solo uno su tre fuoriquota ad andare avanti ci si deve scandalizzare».

Lei ha autorevolezza riconosciuta, fatta di comportamenti adeguati, competenza e capacità di comunicare efficacemente il suo credo calcistico e comportamentale. Uno stile di vita che i tanti giovani calciatori hanno sempre riconosciuto nell'uomo, magari scontrandosi anche con la sua equità nell'esigere, ma sempre sgombra di aggressività. Qual è il segreto nell'approcciare un nuovo ambiente? "Entrare in uno spogliatoio e spaccare non è mai produttivo. Tutti gli allenatori hanno una serie di blocchi di appunti che al momento opportuno valgono quanto la cartina stradale in una città che non si conosce. Ripassare le proprie certezze riempie di autostima, porta ad affrontare il nuovo spogliatoio convinti che l’impresa che si ha davanti sia un obbiettivo raggiungibile. Anche nelle giovanili."

Quale sarà la difficoltà maggiore nella gestione di una Juniores, di un campionato svuotato degli elementi più validi serbatoio delle prime squadre? "Il primo impatto con lo spogliatoio e con la squadra è determinante, s’incontrano le aspettative dei giocatori, della società e infine la nostra. Dagli sguardi e negli atteggiamenti dei giocatori si cerca di capire chi di questi, farà al tuo caso. Chi pensiamo ci seguirà e sarà propositivo. Chi non toglierà mai la gamba e sarà disposto alla lotta. Portare con convinzione le nostre teorie serve ad infondere coraggio e il piacere di migliorarsi. Anche se al “Santa Caterina di Orgosolo” non c'è l'Eccellenza."

Fra le sue mani sono passati fior di giocatori. "Da selezionatore della Rappresentativa Regionale Sarda, per esempio nell’ultima edizione del Torneo delle Regioni, ho avuto 20 giocatori in grado di stare tranquillamente in una prima squadra, pronti sia fisicamente che atleticamente con un bagaglio completo di conoscenze tecniche e tattiche, frutto del lavoro svolto nelle loro squadre di appartenenza"

Con gli allievi giusto per fare un solo nome c’era anche il ’95 allora del “Porto Torres”, Pietro Ladu.  "Lui dopo l'esperienza Carpi, nelle ultime due stagioni ha brillato nel Lanusei in serie D. Se a Gavoi, al tempo dell’esordio sedicenne in prima squadra, non ci fosse stato coraggio, oggi quel ragazzo sarebbe in una squadra juniores qualsiasi. E di Ladu in Sardegna, vi assicuro che c’è ne sono tanti. Potrei parlare di Alessandro Masala, di Alessandro Aloia, di Alessandro Piras…e tanti, tanti altri».

No mister meglio di no. Rischierebbe di dimenticare qualcuno. Due finali, disputate in tre anni, al TDR, per la Sardegna cosa le hanno lasciato. “La certezza che anche in Sardegna abbiamo un capitale umano di grande spessore, che atleticamente non abbiamo da invidiare niente a nessuno, che lo sport del calcio vive di opportunità e del momento, dobbiamo credere che dare le possibilità non sarà mai tempo perso, ma un investimento sportivo che ripagherà chiunque voglia spendere anche solo pochi minuti del proprio tempo.”

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2017/2018