Sibilia: «In attesa delle decisioni governative per chiudere la stagione»
La ripresa del calcio, il nodo principale è legato all'applicabilità del protocollo sanitario per allenamenti e campionati
La ripresa del calcio - al netto di tutte le dichiarazioni possibilistiche, attendiste o catastrofiche - gira intorno al protocollo della commissione medica della Figc, verso il quale gli scienziati del Comitato tecnico-scientifico del governo hanno osservato esserci alcune criticità che, di conseguenza, hanno prodotto un confronto tra la stessa commissione federale guidata dal professor Paolo Zeppilli (esperto in Cardiologia e Medicina dello Sport) e la FMSI (Federazione Medici Sportivi Italiani) diretta da Maurizio Casasco (anche presidente dell’Executive Board della Federazione europea di medicina dello sport).
Nelle 47 pagine del protocollo medico-sanitario ci sono tutti i percorsi per negativizzare il «gruppo squadra» che, se applicati per tempo, porterebbero il 18 maggio ad autorizzare gli allenamenti degli sport di squadra senza quelle limitazioni di distanziamento sociale antitetiche alle sedute collettive che prevedono il contatto fisico tra giocatori. Un protocollo la cui applicazione si porta appresso alcune perplessità che ne mettono in dubbio l'applicabilità ai fini della ripresa dei campionati per essere terminati entro la fine di luglio.
LA COMPOSIZIONE DEL GRUPPO SQUADRA
Nel momento in cui ci si vuole avvicinare al rischio zero per il contagio e far così disputare gli allenamenti prima e le gare poi, il numero che compone il cosiddetto «gruppo squadra» si accresce in modo esponenziale. Perché, a quel punto, nel maxi ritiro che farà ogni squadra serviranno dei centri sportivi con foresteria "blindati" per l’esterno in grado di accogliere - fra giocatori e staff - almeno 60-70 persone. E serviranno altrettante camere, docce differenziate o in quelle delle singole stanze, ambienti sanificati prima e dopo l'allenamento, comprese le zone per i pasti, le sale mediche per i controlli e quelle dei fisioterapisti, le stanze dei magazzinieri, più i percorsi di sicurezza separati per il personale esterno che dovrà occuparsi dell'approvvigionamento di cibo e materiali.
IL NUMERO DEI TAMPONI E I TEST
Nel momento in cui partono i controlli a tappeto su tutto il gruppo squadra bisogna avere la disponibilità dei test molecolari (col tampone naso-faringeo con prelievo, tramite un bastoncino cotonato, delle secrezioni presenti nelle prime vie respiratorie) e test sierologici (quelli con prelievo rapido del sangue per definire se si è stati contagiati) da spedire ad un laboratorio di microbiologia per andare a indagare sulla presenza di eventuali agenti patogeni e virus (i positivi al tampone) e trovare tracce di anticorpi che hanno reagito al coronavirus (i test rapidi) attraverso i due tipi di immunoglobuline: le IgM (anticorpi che compaiono nelle prime fasi dell'infezione e scompaiono in modo altrettanto veloce) e le IgG (anticorpi che invece compaiono più tardivamente e identificano il soggetto che potrebbe aver avuto l'infezione e anche superata). Il rischio che si corre è quello di privilegiare i componenti del "gruppo squadra" nel fare il tampone rispetto ai diversi cittadini che, pur presentando i sintomi riconducibili al Covid-19 e pur essendo sottoposti alla quarantena fiduciaria, attendono che attraverso la sorveglianza attiva dei medici territoriali porti alla prescrizione del test molecolare. L'altro rischio è dato dall'affidabilità dei test sulla sieroprevalenza che non è mai al 100% oltre al fatto che non c'è certezza che l'aver sviluppato anticorpi garantisca una protezione duratura (niente "patente di immunità").
STOP E QUARANTENA
Nel pre-ritiro vi è la suddivisione in due gruppi tra i positivi già guariti e quelli asintomatici, ma coi test potrebbero essere trovati nuovi positivi (da sottoporre subito a quarantena obbligatori) o che hanno contratto il virus nelle settimane precedenti e quindi finire nel primo gruppo per essere sottoposti ad esami più approfonditi che vertono in test da sforzo polmonare, ecocardiogramma color doppler, ECG Holter 24 ore, spirometria, esami ematochimici e TAC. Al di là della complessità e costo di questi esami, il problema nasce nel momento in cui c'è la scoperta della positività in un "gruppo squadra" quando sono ripartiti gli allenamenti ma, peggio ancora, il campionato. Questo il vero "conflitto" fra i medici federali e gli scienziati del Cts. Il protocollo della Figc ha previsto dei meccanismi che non prevedano di fermare tutto: isolamento immediato del singolo contagiato; doppio tampone per tutti i calciatori e membri della staff nelle 24 ore; doppio test sierologico a di distanza di alcuni giorni (le IgM rilevano che è in corso l'infezione); ripristino del distanziamento con gli allenamenti senza contatti. Per il Comitato tecnico-scientifico non cambia la procedura ordinaria: il soggetto positivo va in isolamento ma la quarantena va estesa ai contatti stretti (tutto il gruppo squadra) con sorveglianza attiva per 14 giorni, e i contatti ravvicinati della persona trovata positiva (quindi anche gli avversari affrontati nei giorni precedenti). Il che vorrebbe dire bloccare alcune gare del campionato e, visti , tutta l’operazione ripartenza perché a quel punto bisognerebbe bloccare tutto per due settimane.
GLI SPOSTAMENTI PER LE GARE
Se i diversi "gruppi squadra" riuscissero ad isolarsi alla perfezione nei maxi-ritiri, le loro negativizzazioni sarebbero messe costantemente a rischio durante la ripresa del campionato con le partite da disputare fuori sede. Perché saranno previsti i movimenti in pullman e i viaggi aerei fino ad arrivare allo stadio di destinazione attraverso un percorso che per il Comitato tecnico-scientifico presenta troppi rischi e indubbie fragilità.
VARIABILE TEMPO
Se si partisse coi maxi-ritiri dal 18 maggio, l’ipotesi prevalente di un ritorno in campo è per mercoledì 10 giugno con i recuperi delle gare rinviate prima dello stop definitivo per l'emergenza Covid, di conseguenza la 27ª giornata si avrebbe a partire dal weekend del 13-14 giugno. Dopodiché ci sarebbe un tour de force con 11 turni da disputarsi entro il 2 agosto, la data in cui la Figc ha prorogato la fine della stagione 2019/20 in modo da permettere alle squadre impegnate Champions ed Europa League di continuare il proprio percorso in coppa nel mese di agosto. È del tutto evidente che se si prevede il blocco per due settimane delle gare che dovrebbe disputare la squadra per la quale si è registrata la positività all'interno del gruppo viene azzerata tutta l’operazione per la ripartenza del calcio.
Ora proviamo ad ipotizzare tutte queste criticità (ritiri isolati, test e quarantene) e la fattibilità o meno dei protocolli per le altre categorie al di sotto della serie A e poi si traggano le conseguenze. Lo stesso calcio dilettantistico resta in attesa di conoscere il proprio destino con il presidente della Lnd, Cosimo Sibilia che, anche nell'intervista riportata al Mattino, non può far altro che ammettere che il punto cruciale per l'eventuale ripartenza di allenamenti e gare è quello relativo al protocollo sanitario, senza nessun dubbio inapplicabile per i calciatori dilettanti. «Dobbiamo anzitutto capire – riporta il Mattino – quale sia questo protocollo. Nel corso del vertice della scorsa settimana con il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora e le componenti della FIGC, infatti, proprio Spadafora ha rilevato che quel complesso di prescrizioni sarebbe stato di difficile applicazione al sistema dilettantistico. Al punto che lo stesso ministro ha rinviato ad un ulteriore confronto per un adeguamento del protocollo, che consenta di ipotizzare una ripartenza sicura e sostenibile (sul piano economico come su quello dell’impiantistica) anche del calcio dilettantistico. Aspettiamo quindi quest’ulteriore documento. Ovvio che non potremo in ogni caso attuarlo senza un adeguato sostegno. Attendiamo le autorizzazioni sanitarie e governative per eventualmente chiudere la stagione. Sappiamo che non esiste il rischio zero, ma posso garantire che noi non rischieremo in alcun modo la salute dei nostri atleti, tecnici e dirigenti. Insomma, si ripartirà solo se sarà possibile farlo in assoluta sicurezza».