«Il Villasimius era una corazzata, i miei hanno buttato il cuore oltre l'ostacolo»
L'Atletico Cagliari vive un sogno ad occhi aperti, Saba: «Un successo inaspettato, il girone di ritorno è stato impeccabile»
L'Atletico Cagliari chiude in bellezza la propria stagione, con il nettissimo 6 a 0 rifilato a domicilio alla Decimo 07, e mette così le mani sul titolo che vale per il salto diretto in Prima Categoria, passando ovviamente dalla porta principale.
A mister Carlo Saba e soci sono serviti tutti gli ultimi novanta minuti del campionato per resistere all'assalto, davvero furioso, di una corazzata come il Villasimius, che, è giusto sottolinearlo, non ha mai mollato la presa ed ha contribuito indubbiamente ad infiammare il finale. E' grande dunque la soddisfazione in casa dei rosso-blu, soprattutto perché il girone era uno dei più competitivi dell'intera Seconda Categoria, ma il gruppo assemblato in estate dalla dirigenza, un mix equilibratissimo di giovani e giocatori di esperienza, ha saputo con il tempo trovare la compattezza giusta e, di conseguenza, una continuità sul piano dei risultati che ha sorpreso tutti. Il giovane tecnico ripercorre dunque le tappe principali della corsa verso la vittoria, partendo proprio dall'ultima settimana.
«Il nostro è un gruppo piuttosto giovane — precisa Saba —, se si escludono i 4 o 5 giocatori più esperti, infatti, gli altri sono ragazzini che quasi non superano i 20 anni. Era importante arrivare alla sfida di Decimo senza nessuno stress, in questi casi è controproducente caricare troppo la partita sul piango emozionale ed agonistico. Eravamo comunque ben consapevoli del nostro livello, la classifica parla chiaro, considerando che avevamo quasi il doppio dei loro punti, una differenza notevole. Dovevamo semplicemente stare tranquilli e vivere la gara nel modo più sereno possibile, ma allo stesso tempo con la giusta dose di grinta e concentrazione».
Le cose sono andate nel verso giusto. «Se uno si limita al punteggio finale, sembra quasi che il 6 a 0 racconti di una partita semplicissima, ma in realtà non è stato così. L'abbiamo sbloccata al 37' del primo tempo, con gli avversari ridotti in dieci uomini. Sino a quel momento avevamo costruito qualche buona occasione, ma non era semplice. Appena loro hanno abbassato il ritmo è arrivato il gol di Stefano Zucca; il raddoppio poi, ha messo tutto in discesa».
Nel secondo tempo i decimesi sono rientrati in campo senza motivazioni. «Non c'erano più i presupposti per metterci in difficoltà o bloccarci sul pari, dunque per noi è stato tutto più agevole: nei primi dieci minuti della ripresa abbiamo segnato altri due gol e loro hanno mollato definitivamente la presa. Non restava altro da fare che effettuare tutti i cambi a disposizione, ci siamo limitati a gestire la gara, anche per una questione di rispetto. Diciamo però che i nostri festeggiamenti sono incominciati a partita ancora in corso».
Una vittoria clamorosa, anche perché l'Atletico è partito a fari spenti. «Il nostro obbiettivo principale era quello di migliorare il quarto posto ottenuto l'anno scorso e non certo di vincere. Il girone del cagliaritano è composto da tantissime squadre molto organizzate e costruite per puntare al salto: Sigma, Villasimius, Deximu e Monteurpinu erano tra le più accreditate e probabilmente avevano qualcosa in più di noi, a livello di esperienza sicuramente, con elementi che hanno calcato palcoscenici ben più importanti come la Promozione e l'Eccellenza. Per quanto ci riguarda però, sapevamo che sarebbe stata una maratona durissima e avere molti giovani alla lunga può dare i suoi frutti, in una stagione che si è conclusa il 20 di maggio: per vincere servono anche corsa e freschezza atletica».
I cagliaritani hanno messo in piedi una seconda parte di torneo praticamente perfetta.
«Abbiamo migliorato di quattro punti il rendimento del girone di andata, dove non siamo andati proprio benissimo negli scontri diretti, la pecca più grande, per quanto mi riguarda. A dicembre però sono arrivate due persone che ci hanno dato una grossissima mano di aiuto, e mi riferisco a Stefano Zucca e Sergio Aresu. L'obbiettivo era proprio quello di ridurre il gap con le nostre dirette rivali».
L'unico neo è la sconfitta contro il Villasimius. «Nel mercato di riparazione hanno cambiato letteralmente faccia, stravolgendo l'organico con giocatori di indubbio spessore come Rais e Concas ed il fatto che abbiano messo in fila 14 vittorie consecutive ne è la prova. Erano la squadra con la rosa più ampia, che garantiva loro la possibilità di arrivare sino in fondo, e così è stato. Noi a due giornate dal termine del girone di andata avevamo un vantaggio di 10 punti, si trattava solo di gestirlo al meglio. Dopo lo scontro diretto però gli avversari si sono portati ad una lunghezza appena di ritardo. Una cosa comunque positiva per lo spettacolo».
Proprio per questo la sfida contro la Gioventù Assemini era delicatissima. «L'entusiasmo è un ingrediente fondamentale in un contesto come il nostro, dove rischi di pagare a caro prezzo i cali di concentrazione e le difficoltà a livello psicologico. Per fortuna però siamo riusciti a reagire bene e a quel punto ci mancava solo l'ultimissimo sforzo».
Saba preferisce lasciare tutti i meriti del caso ai suoi ragazzi. «Loro hanno insegnato più cose a me di quante gliene abbia lasciate io. Piras ed Aresu hanno militato in Serie D, Berlucchi è cresciuto nella primavera del Cagliari ed è stato il capitano del La Palma in Eccellenza e Promozione, Zucca e Picciau non si discutono, così come Daniele Cortis e Marco Rais. Il loro compito è stato importantissimo soprattutto perché hanno contributo a tracciare la rotta per i più giovani».
La prossima avventura si chiama Prima Categoria. «A me personalmente piacerebbe tanto poter continuare con questo progetto. Il salto comunque non era programmato, considerando che l'intenzione del club era quella di far crescere i giovani per poi, successivamente, puntare al titolo. Abbiamo bruciato le tappe, ma non è assolutamente frutto del caso, anzi: c'è un grandissimo lavoro organizzativo dietro a questo successo».
Pensare alla Promozione non è vietato, anzi. «Serve del tempo: il settore giovanile è ottimo, tant'è che siamo una Scuola Calcio Elite, ma ora dobbiamo far salire il livello della Prima Squadra, e puoi riuscirci solo attraverso la pianificazione. Non possiamo permetterci di investire 100 mila euro come fanno altri».
Per vincere è necessario che tutto il meccanismo funzioni alla perfezione. «A partire dal magazziniere, che ringraziamo tantissimo perchè ci ha sempre fatto trovare tutto pronto, dai palloni e le pettine per gli allenamenti sino all'acqua e alla birra fresca per ogni terzo tempo alla fine degli allenamenti. Una menzione particolare va a Sandro Portoghese, che ha ricoperto in maniera brillante il ruolo di direttore tecnico, soprattutto nella gestione degli ingaggi dei giocatori di maggior esperienza. I dirigenti non ci hanno mai fatto mancare nulla, con il presidente Mauro Ceffa che ha tenuto in piedi la baracca. Ho potuto inoltre contare sul grandissimo contributo di Roberto Lai, uomo di grandissima esperienza che mi ha dato tanto, a cui si aggiungono i preparatori atletici Claudio Argiolas e Francesco Casu. L'ultima dedica ovviamente va a tutti i giocatori, che hanno buttato il cuore oltre l'ostacolo».