Il tecnico: «Nulla in comune con uno come Loi»
Orrù non pensa al Cardedu: «La salvezza del Barisardo col gioco è la nostra vittoria»
Scrivi Marco Orrù, leggi pacatezza e modi gentili. Caratteristiche di un uomo che nel quotidiano presta attenzioni ai bambini meno fortunati e che nei momenti liberi ama “fare” calcio e insegnare ai suoi ragazzi una cultura sempre più rara dello sport più praticato e seguito al mondo. Oltre ai libri sui tatticismi calcistici, divora intere enciclopedie di fisica, l’altro suo hobby di cui è particolarmente innamorato. Nessuna carriera importante da calciatore, di cui ricorda però con piacere un campionato di Prima Categoria vinto a Bari Sardo da secondo portiere. Dodici anni fa il debutto in panchina alla guida del Cardedu, allora in Seconda categoria. Proprio il Cardedu, sarà il prossimo avversario del suo Bari Sardo, in una sfida che considera importante, ma non la partita della vita.
Negli ultimi tre turni siete incappati in tre k.o., sa darsi una spiegazione?
«Prima delle tre sconfitte consecutive, abbiamo inanellato tre vittorie di fila, per cui la spiegazione è da ricercare nelle tante assenze a causa di un brutto virus influenzale che ha colpito tutta la squadra e ora persino noi tecnici, oltre a diversi dirigenti. I problemi sono iniziati il martedì successivo alla partita di Siliqua, quando alcuni ragazzi hanno accusato forti sintomi di malessere. Da lì è stata un’autentica escalation di k.o., che ci hanno costretto ad allenarci in condizioni impossibili, come accaduto anche ieri quando ci siamo ritrovati in otto. Certo, non nego che ci può esser stato una sorta di appagamento generale, ma il motivo predominante di questo calo è di carattere fisico-atletico. Il momento, comunque, passerà molto presto»
Domenica avrete l’ultima occasione per questo campionato di vincere un derby, avendone finora perso due e pareggiato uno. Che sensazioni ha?
«Sono iscritto ad una gara che non disputo, nel senso che non è mio interesse primeggiare su questi temi. Non ho interesse ad arrivare davanti alle altre due ogliastrine, è una corsa inutile. Nessuna delle tre squadre è in condizione di raggiungere i play-off. Personalmente reputo il derby di domenica una partita importante, ma non farò drammi in caso di sconfitta. La vittoria non è tutto nel calcio dilettantistico, dietro al successo c’è sempre un importante lavoro di base, improntato all’insegnamento degli alti valori umani. Ma ognuno è libero di pensare e agire come meglio crede in questi casi»
Come si gestisce nello spogliatoio un momento delicato come quello che state attraversando?
«Debbo dire che non stiamo vivendo questo momento in maniera negativa, tutt’altro. Anche ora che i risultati non arrivano, nel nostro spogliatoio regna la serenità e gli scherzi sono all’ordine del giorno. Non ci piangiamo certo addosso per tre sconfitte consecutive»
Il Cardedu ha in panchina Francesco Loi, suo ex giocatore proprio a Bari Sardo. Il maestro prevarrà sull’allievo?
«Non abbiamo nulla in comune, abbiamo metodi di lavoro completamente diversi per cui tra me e lui non esiste alcuna contiguità. Non mi riconosco in una figura come quella dell’allenatore del Cardedu»
Sente di poter condividere i metodi di allenamento di Francesco Loi?
«Assolutamente no. Svolgere due sedute di allenamento alla settimana è sbagliato, ma questo non lo dico io, bensì tutte le teorie di preparazione fisica. Mi viene difficile pensare che i giocatori del Cardedu pratichino solo due allenamenti durante la settimana, anzi, credo proprio che non si limitino a svolgere solo quelle. Detto ciò, ognuno svolge il proprio lavoro come crede sia più corretto»
L’attuale quinto posto è più una conferma delle aspettative di inizio stagione o possiamo parlare di piacevole sorpresa?
«Assolutamente una piacevole sorpresa. Abbiamo iniziato la stagione con l’obiettivo di salvarci prima possibile e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il lavoro paga sempre e credo che finora sia stato svolto un ottimo lavoro. Se dopo venti giornate occupiamo la quinta posizione, è merito di un gruppo eccezionale e di uno staff di altissima qualità. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente i miei collaboratori, il preparatore atletico Mauro Piras e i preparatori dei portieri Giorgio Sollai e Tonino Ibba, persone di riconosciuta serietà e di grande preparazione professionale»
Qual è l’aspetto che più la delude del calcio dilettantistico?
«La mancanza di progetti intorno ai giovani. Negli ultimi anni nessuna società, ahinoi, ha impostato un lavoro pregevole a lungo termine sul settore giovanile. Tutto ciò si ripercuote negativamente sulle nostre realtà, sempre più condizionate da atti ignobili causati dai nostri ragazzi. La motivazione di questi mancati investimenti è da ricondurre alla spasmodica voglia di vincere subito puntando su giocatori affermati, piuttosto che su giovani promettenti»
Qualche giorno fa, ha suscitato parecchio clamore l’affermazione di Bernardo Mereu, secondo il quale in Sardegna ci sarebbero tanti, troppi dirigenti incompetenti. Si trova d’accordo con le parole del tecnico della Villacidrese?
«Sottoscrivo in toto le parole di Bernardo Mereu. Spesso e volentieri noi allenatori siamo in balia di dirigenti poco professionali. Purtroppo, negli ultimi tempi la ricerca del risultato ha mandato in secondo piano conoscenze tecnico-tattiche e valori umani inestimabili. È semplice mettere mano al portafogli per costruire una squadra. Per cogliere soddisfazioni importanti è bene sposare le sfide più affascinanti, proprio come ho fatto io a Bari Sardo, prendendo la squadra in un momento in cui tutti rifiutavano la panchina vista l’incerta situazione che regnava intorno al club biancoazzurro»
Citi un suo giocatore che in questa stagione la sta sorprendendo in positivo
«Dovrei citarne diversi, perché ho a disposizione tanti bravi giocatori e rischierei di fare un torto a qualcuno, ma se proprio devo farlo, dico Alberto Deiana e Stefano Pischedda. Prima che arrivassi a Bari Sardo, su Deiana circolavano voci e considerazioni poco rassicuranti, ma francamente posso dire che non corrispondono alla realtà. Il capitano sta disputando un grandissimo campionato e dimostra sempre la sua massima serietà»
Quale dei suoi ragazzi vedrebbe bene in una categoria superiore?
«Credo che Stefano Pischedda (classe ‘92, ndr) sia pronto per il salto di categoria. Ha qualità importanti, poco comuni tra i ragazzi della sua età. Cito anche uno dei nostri portieri, Federico Cotza (classe ’91, ndr), un ragazzo di una serietà straordinaria, che quest’anno ha già giocato diverse partite da titolare. Ha i mezzi e le potenzialità che potrebbe esprimere a qualunque livello. Ma tanti dei nostri ragazzi promettono benissimo e se dovessero continuare a lavorare seriamente avranno possibilità importanti in futuro»
C’è un suo ex giocatore che avrebbe potuto avere una carriera diversa?
«Il primo è Alan Barrili di Bari Sardo (ma attualmente al Tertenia, in Seconda Categoria, ndr), un difensore completo che ha giocato diverso tempo con Tavolara e Olbia, ma logiche incomprensibili del calcio hanno voluto che non salisse ulteriormente di livello. Un altro nome è Luigi Ligas, sempre di Bari Sardo, grande talento a cui, però, è mancata la giusta convinzione per sfondare»
Lei ha allenato la rappresentativa regionale “Giovanissimi”, qualche suo ragazzo ha spiccato il volo?
«Uno su tutti, Simone Ravot (classe ’96, ndr), difensore sassarese che all’epoca militava nel Latte Dolce. Qualche giorno fa gli ho inviato un sms con l’augurio di buon compleanno e lui mi ha risposto con la maglia della Roma (Ravot gioca negli allievi nazionali della società capitolina, ndr)»
I colleghi che ammira di più?
«Assolutamente Marcello Guerriero e Alfredo Pappalardo, entrambi di Perdasdefogu»
Argomento campionato; il Pula è in flessione, ma tutti, o quasi, la danno comunque come maggior accreditata per la vittoria finale
«La squadra di Zaccheddu sta attraversando un lieve calo di condizione, ma avendo l’organico più forte di chiunque altra, riprenderà a vincere e convincere nell’immediato futuro. Ho letto di possibili ombre sulla regolarità dei rigori concessi al Pula, ma non sono affatto d’accordo per un motivo semplicissimo da ricercare negli atteggiamenti tattici. I biancorossi giocano tanto nella zona offensiva ed è palese che entrino spesso in area, costringendo l’avversario a ricorrere al fallo per bloccare l’azione; da lì il rigore. A noi sono stati concessi solo due errori, ma non ci piace creare una polemica ad arte su questo. Punto tutto sulla vittoria del Pula, dietro sarà battaglia tra Porto Corallo e Quartu 2000, senza possibili outsider»
Roberto Secci