Il match finisce 2-2 con polemiche nel dopogara
Porto Rotondo e Muravera accomunate nelle proteste. Marini: «L'arbitro ci ha tolto il sogno di vincere». Loi: «Designazione provocatoria, in D la realtà è diversa»
Alla fine il 2-2 non accontenta né il Muravera, che cercava la vittoria per festeggiare la serie D, e né il Porto Rotondo, che pregustava l'impresa di far cadere la capolista dopo 18 risultati utili consecutivi. I due tecnici si uniscono nel dare un giudizio negativo sulla direzione arbitrale di Gian Piero Gatta che non avrebbe permesso ai sarrabesi di andare sul 2-0 e con l'uomo in più, e ai galluresi di portare a casa la vittoria per 2-1 fischiando il dubbio rigore del 2-2 negli ultimi minuti di gioco.
Il tecnico degli olbiesi Simone Marini spiega l'amarezza nel dopogara: «Avremmo firmato per il pareggio. Contro una corazzata come il Muravera, che vincerà sicuramente il campionato, a volte rischi anche l'imbarcata che poi pesa moralmente e può avere ripercussioni pesanti. Abbiamo sofferto e ci sta, siamo stati bravi a rimontare con due ripartenze ed è chiaro che poi culli il sogno di vincere. Subire il 2-2 ci stava, meno averlo preso con un rigore inventato. Prima si poteva fischiare qualcosa a favore del Muravera, non per questo lo si deve fare al 94'. Sono scelte inadeguate, in gare in cui la tensione è molto alta». Il mister inquadra con fiducia il finale di campionato: «Siamo sempre stati vivi, anche nei periodi più bui, avevamo preventivato questo tipo di campionato e potevamo anche avere qualche punto in più. Ora siamo in ballo quantomeno per i playout, ce li giocheremo già dalla gara di domenica prossima a Monastir. Loro hanno festeggiato la salvezza ma nessuno sta regalando niente, non dobbiamo fare l'errore nel pensare che loro non giocheranno la gara sottovalutando così l'impegno, dobbiamo avere la stessa carica e concentrazione vista col Muravera».
Per l'allenatore del Muravera Francesco Loi c'è un filo conduttore con la finale di Coppa Italia persa contro la Nuorese: «La designazione è stata abbastanza provocatoria, inutile ed infelice. Per la partita più importante per noi, ma anche per il Porto Rotondo, c'è l'arbitro della finale di Coppa Italia e ti viene da pensare. Noi vincevamo 1-0, Coulibaly è stato falciato da dietro e c'era un'espulsione, Nurchi viene falciato mentre sta calciando di piatto ad un metro dalla linea di porta e c'è un problema mentale nel fischiare il rigore sullo stesso giocatore al quale gli aveva negato il rigore in Coppa Italia. Questi sono i motivi del fatto che, con un minimo di buonsenso, non andava designato. Non si parla di malafede o di bravura ma di mettere in grossa difficoltà psicologica un ragazzo che ambisce a salire di categoria ma che ha ripetuto gli errori commessi in Coppa. Nel girone di ritorno abbiamo fatto tre risultati negativi, contro la Ferrini, nella finale di Coppa Italia e col Porto Rotondo, e c'era sempre lo stesso arbitro. Nelle altre gare la mia squadra ha vinto con 4/5 gol di scarto, la partita era totalmente in controllo e in genere l'ammazziamo in 5'». Il tecnico dei sarrabesi non nega gli errori dei suoi: «Nel posizionamento sul secondo gol loro e non siamo stati nemmeno perfetti nell'azione dell'1-1. Ma ci sta la bravura degli avversari. Sarei stato sereno se avessi perso una gara come le ultime dieci giocate dove non ci sono stati episodi che hanno determinato lo svolgimento di una gara. Il pareggio fuori casa va benissimo, non ho mai parlato di campionato vinto e se lo facciamo al 95' dell'ultima giornata sono felicissimo, però non sono neanche uno sprovveduto, e neanche la società, e certe scelte lo capiamo perché sono un indirizzo importante. Perciò auguro al Muravera di andare in serie D per poter vivere una realtà diversa». Manca un punto al salto di categoria: «Andremo ad Arbus consapevoli che sarà un'altra gara difficile, raccoglieremo quello che ci meritiamo in campo e, se non dovesse andare bene, vedremo all'ultima giornata contro il San Teodoro».