Salta al contenuto principale
Simone Deliperi, portiere, Valledoria
«A Castiadas ho dato tutto, per il Sorso sono stato male 5 mesi»

Simone Deliperi, la luce in fondo al tunnel: «Mai pensato di smettere, col Valledoria sono a casa e ritrovo l'Eccellenza, mi rimetto in gioco con motivazioni doppie»

La luce in fondo al tunnel. Quella che sta vedendo Simone Deliperi, portiere forzatamente a riposo per 5 mesi e ora pronto a rinfilarsi i guantoni per una nuova e stimolante sfida: giocare nel Valledoria e in Eccellenza. «Sono molto contento - dice il 37enne doriano doc - per la scelta e per la categoria che volevo fare. Ho motivazioni doppie perché dopo aver girato diverse zone dell'Italia e della Sardegna è arrivato il momento giusto per giocare a casa mia. Sto bene fisicamente e posso dare ancora tanto in Eccellenza, ritrovo come allenatore Giorgio Ventricini, sono stato suo compagno a Calangianus nel 1996-97, viaggiavo con lui e  per me era un fratello maggiore. In società c'è stato un cambio alla guida, come presidente c'è Danilo Stangoni che è un amico di famiglia. Non ho avuto pretese economiche, mi rimetto in gioco anche per altro, voglio dare una mano al mio paese cercando di essere un punto di riferimento positivo, senza rubare spazi a nessuno, ma con la passione che ho per il calcio e tanta umiltà. A Valledoria c'è di nuovo entusiasmo, si è ripartiti e vorrei si potesse attuare il programma biennale che vede la società intenta a recuperare qualche ragazzo locale sparso in altre realtà, è fondamentale centrare la salvezza e poi pensare di fare qualcosa di più ambizioso».

 

Com'è stato il 2017 calcistico di Deliperi senza poter entrare in campo?

«Ho passato cinque mesi molto brutti, calcisticamente parlando, perché lasciato a casa dal Sorso senza un reale motivo. Quando subisci a 37 anni un "riposo" obbligatorio la vivi ancora peggio, da ragazzo hai più distrazioni e più tempo per rimediare, alla mia età ogni allenamento lo vivi come fosse una partita. Che la domenica non arrivava mai. Ed è per questo che il 30 giugno ho detto a mia moglie: "Oggi ti porto a cena fuori, festeggiamo il mio svincolo, dall'1 luglio sono di nuovo un giocatore libero". Perché è stato come se avessi ricevuto un Daspo senza aver commesso un reato, poi è chiaro che si parla sempre di calcio e che la vita quotidiana fortunatamente è fatta di altre cose»

Qual è stata la distrazione maggiore?

«In ambito calcistico la conferma dell'incarico in Figc come selezionatore dei portieri. Ringrazio la Federazione e il direttore delle Rappresentative Bernardo Mereu, con lui al timone sono migliorate tante cose, curati gli aspetti in modo professionale dai raduni al Torneo delle Regioni. La strada intrapresa è quella giusta, io sono contento di farne parte e con l'orgoglio di essere stato l'unico dei tecnici confermati tra la vecchia e nuova gestione federale. Mi sono dedicato tutto quanto alle Rappresentative, non sarebbe stato da meno se fossi stato un giocatore impegnato. Ho dato tutto me stesso nel ruolo che ricoprivo, l'unica partita dei "grandi" che ho visto è stata un Torres-Latte Dolce 0-0 senza particolari incarichi e un Valledoria-Castiadas perché dovevo fare la relazione a Paolo Mancini sul portiere '98 dei sarrabesi Mereu. Poi a livello giovanile ho visto una marea di partite Allievi, perché tra noi preparatori, con Antonello Casiddu e appunto Mancini, ci distribuivamo i compiti a seconda del territorio che potevamo battere. Siamo una bella famiglia, una squadra molto unita»

Hai mai pensato di non rimettere piede in campo da giocatore?

«Mi sento calciatore al 100%, non volevo smettere certo adesso, in questo momento ho la voglia di un ragazzino. Un anno fa si parlava di Deliperi e Floris come i portieri da prendere per vincere il campionato di Eccellenza, non penso che cambino i valori tutto d'un tratto ma sarà il campo a parlare come sempre. Comunque, in questi mesi, in molti mi chiedevano se avessi continuato a giocare oppure tentato di fare l'allenatore ma, in quelle vesti, non mi ci vedo ancora. Un domani forse farò dei corsi per diesse, poi ho la passione nel fare il preparatore dei portieri e avere un occhio molto grande verso i giovani che saranno protagonisti negli anni a venire. A me ha fatto piacere vedere che Marco Aramu ha vinto il campionato di serie D come vice di Ruzittu all'Arzachena, che Andrea Carta è appena andato al Latte Dolce in serie D con l'Olbia che lo voleva a tutti i costi, lo stesso dicasi per Matteo Esposito»

Andiamo alla scorsa stagione, prima parentesi a Castiadas: in cosa pensi di aver sbagliato?

«Ci sono delle verità nascoste e quelle di facciata che qualcuno fa uscire fuori. Io ho poco da rimproverarmi, ho dato tutto me stesso e qualche soddisfazione me la sono presa in campo, basta leggere le cronache delle partite. Sono stato accolto bene dalla società e mi è stato dato tutto quello che era stato pattuito, ho avuto un ottimo rapporto col presidente Pierpaolo Piu e ci confrontavamo spesso. Qualcosa posso averla sbagliata nella confusione che, ad un certo punto, si era creata e mi prendo le mie responsabilità ma sarebbe anche bello dire che la colpa era un po' di tutti. Il problema non è che siamo partiti male noi ma il Tortolì che è andato fortissimo, con 10 vittorie di fila ogni nostro pareggio diventava un dramma. Io poi non ho mai guardato al mio orticello ma mi accorgo che l'Eccellenza è una categoria nella quale se uno fa le cose in modo professionale, vuole vincere ed è martellante può essere un problema per il compagno che lavora o che cura il proprio io mandando un messaggio sbagliato alla società. Ma io sarò sempre così, il rimborso me lo voglio guadagnare al 100% ed ero arrivato a Castiadas con intenzioni importanti, poi non ci sono state più le condizioni per proseguire e ho fatto il passo di lasciare, senza dovermene vergognare e con la coscienza a posto. Io comunque consiglierei a tutti di andare a giocare nel Castiadas, sono stato accolto benissimo e messo nelle condizioni migliori, se il patron Zaccheddu avesse potuto essere più presente al campo forse avrebbe capito di più il Deliperi giocatore»

Ripensare all'esperienza a Sorso, invece, fa venire ancora i brividi?

«Mi ha fatto stare parecchio male per cinque mesi. Ancora oggi mi chiedo il perché sia stata presa la decisione di lasciarmi a casa dopo appena 4 partite, ritornarci sopra l'argomento è oramai inutile. È andata così, ora penso al Valledoria e a giocare in un campionato importante come l'Eccellenza che ha diminuito il numero dei fuoriquota e sarà di livello più alto. Per me poi è ancora più bello perché sarò un ex di tante squadre»

E che effetto farà incontrare la Torres da avversaria?

«L'ho seguita per cinque anni, finalizzando un possibile ritorno ma non c'è mai stata l'occasione. Fare quel sottopasso ed entrare al Vanni Sanna, anche se da ex, mi darà emozioni incredibili e così avrò la possibilità di salutare i tifosi rossoblù»

Che possibilità ha di vincere la squadra di Cirinà?

«Il campionato mi sembra molto equilibrato e so bene, per averlo provato, che è difficilissimo vincere, ogni avversaria ti aspetta e gioca alla morte quando incontra la Torres. Perciò dico che sarebbe meglio uscire subito dall'Eccellenza. Nel mio primo anno alla Torres pagammo questo aspetto, l'anno dopo il presidente Lorenzoni e il diesse Tossi cambiarono molto in squadra, entravamo in campo e non ce n'era per nessuno. Dal mercato che ha fatto, il Sorso si è mosso bene, poi Scotto sul campo è uno dei tecnici più preparati e ha preso tutti giocatori che hanno fatto la serie D o che in Eccellenza sono stati protagonisti. Stessa cosa per il Samassi con Frongia, Angheleddu, Placentino e gli ex Muravera Dessena e Nurchi. E anche il Castiadas con il ritorno di Mesina in attacco e con un tecnico come Sebastiano Pinna farà molto bene»

In questo articolo
Squadre:
Giocatori:
Campionato:
Stagione:
2016/2017