L'addio del tecnico: «Ringrazio società, giocatori e tifosi»
Arbus, il biennio di Agus: «Prima il ritorno in Eccellenza dopo 14 anni e ora il premio per la valorizzazione dei giovani. Dispiace non continuare un lavoro importante»
Matricola dell'Eccellenza, capace di stare davanti a tutti per metà stagione nel campionato dei "normali", poi nel 2019 l'Arbus colleziona pareggi e sconfitte ma risulterà la prima società in graduatoria per la valorizzazione dei giovani nell'ambito del progetto voluto dalla Lega Nazionale Dilettanti e che premia i club dei campionati regionali. La società granata incasserà 12mila euro entro il 31 dicembre. Il tecnico Nicola Agus parla di «traguardo importante raggiunto» ma che «si dovrebbero porre tutte le società, specie quelle che vantano 450/500 tesserati dai primi calci in su».
L'Arbus viaggia su numeri decisamente inferiori con un bacino d'utenza non certo da capoluogo di regione: «Il paese conta 6mila abitanti e la società ha 120/130 tesserati. O abbiamo fatto noi dei miracoli o ci sono state mancanze da altre parti». Mister Agus parla della realtà dei mediocampidanesi: «Abbiamo iniziato un programma importante per la piattaforma giovanile, tra scuola calcio, con i ragazzi dai 6 ai 12 anni, e il settore giovanile, dai 12 anni in su, facendo un lavoro accurato e mirato per poi unire la Juniores, formata da ragazzi del 2000, 2001, 2002 e qualche 2003, con la prima squadra. Al di là dell'orientamento della società, io sono un allenatore cui piace lavorare coi giovani, che ritengo non vadano bruciati ma ai quali va data la possibilità di temprarsi in un campionato difficile come l'Eccellenza. Io sono chiamato, da allenatore, a dare un contributo allo sport e credo di aver fatto un qualcosa di importante cui trova giovamento la società Arbus e il territorio in cui opera. Quello di far giocare più fuoriquota è stata una scelta fatta anche da altre società e, di contro, c'è stato chi presentava gli elenchi-gara con 12, 13 e 14 senior. Restando alla nostra situazione è anche vero che ci sia stata una necessità di andare oltre il regolamento dell'utilizzo obbligatorio dei tre fuoriquota per un discorso numerico di organico che si era ridotto nella batteria dei "senior". Un po' per obbligo e un po' per necessità siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo, i 12mila euro sono comunque ossigeno puro per il club».
L'Arbus ha primeggiato nella classifica della valorizzazione dei giovani che prevedeva un conteggio relativo alle gare del girone di ritorno, proprio quando il gruppo guidato da Nicola Agus ha variato la composizione iniziale: «Chi ha seguito le nostre vicende si è reso conto dei due campionati diversi che abbiamo giocato. Nella prima parte raccogliendo tanto e facendo qualcosa di importante con il 4° posto dietro Muravera, Sorso e Nuorese, per di più eravamo la miglior difesa del campionato quando il 2 dicembre battemmo l'allora capolista Nuorese dopo altri ottimi risultati come il 2-0 a Sorso. Tutti parlavano di matricola terribile e sorpresa del campionato. Dopodiché è cambiato tutto, la società è andata in difficoltà, prova ne sia che nelle scorse settimane abbia chiesto un salvagente al Guspini per una fusione che non si è concretizzata. Nell'ottica di revisione delle spese, e per non finire in una situazione catastrofica, la società mi ha fatto presente del rischio collasso e che doveva lasciar partire alcuni giocatori come l'argentino Nunez, Konate, Lilliu, si era poi infortunato gravemente il terzo centrale Luca Floris, e da lì a poco anche i gemelli Luca e Bruno Floris sarebbero rientrati al Cagliari. Poi la società ha pensato comunque di fare qualche operazione in entrata ma erano già stati alterati degli equilibri, costruiti nel tempo, iniziando la preparazione prima di tutti proprio per poter amalgamare le diverse nazionalità e plasmare un gruppo diventato nel tempo coeso e forte. Eravamo partiti con un modulo poi trasformato in corsa».
Nel mercato di riparazione non ha funzionato qualcosa tra ingressi e uscite: «Per fortuna sono arrivati giocatori importanti come Scioni, che stava andando via dalla Torres, e Caboni, che rientrava in Sardegna dopo la parentesi al Sestri Levante e che in precedenza avevamo avuto qualche settimana con noi. Ma. di fatto, siamo rimasti in nove senior e solo due attaccanti in rosa, con Marco Atzeni che per infortunio è stato fuori due mesi e mezzo. A Monastir pareggiammo 0-0 con sei fuoriquota dal 1' e nei cinque senior Falciani l'avevo recuperato all'ultimo con una infiltrazione». A tutti i giocatori, vecchi e nuovi, il tecnico Agus resta profondamente legato: «Li ringrazio tutti, indistintamente. Così come tutti coloro che compongono la società, dal presidente Lampis per finire al magazziniere, all'addetto allo spogliatoio o al chiosco. Ognuno è stato presente con le proprie competenze e ha dato punti alla squadra. Io ho dato il mio contributo fatto di sacrifici, serietà e professionalità. Ringrazio tutto l'ambiente, gli sportivi e il paese per gli attestati di stima che ho ricevuto e la considerazione nei miei confronti in questi due anni». Un pensiero a parte per Luca Floris, l'imprenditore guspinese che ha seguito Agus nelle sue vittorie a Samassi prima e Arbus poi: «Mi sta a fianco nei miei percorsi di allenatore e qualche campionato l'abbiamo vinto. A volte si tira in ballo l'amicizia in modo improprio ma quella che ho con Luca da anni è di quelle vere e racchiude un sentimento di fiducia, serietà, correttezza, lealtà che non sempre si riesce a trovare nei rapporti interpersonali. Una persona straordinaria che sta facendo cose molto importante per il calcio isolano, la sua umanità e passione al servizio di tanti giovani aiutandoli nel loro percorso di crescita come ha fatto con Luca Manca (centrocampista del 1999, ndr) che due anni fa l'ha dato al Tortolì in serie D e l'anno scorso all'Arzachena in Lega Pro. Stessa cosa con Lorenzo Atzori (classe 2000) che andrà al Muravera in serie D o il fratello Samuele, un 2004 visionato dal capo scouting del Torino Rizzieri e che farà coi granata uno stage di una settimana».
Nel biennio ad Arbus, Nicola Agus ha lasciato un'impronta indelebile: «Ogni società ha la propria storia, dopo 14 anni abbiamo riportato l'Arbus nella massima categoria del calcio sardo, un risultato importante come la valorizzazione dei giovani e la salvezza in Eccellenza. Nessuno potrà cancellare questi risultati, mi dispiace sia finita così perché si poteva dare continuità ad un lavoro importante ma il dio denaro comanda e ha deciso che si doveva cambiare rotta». Il futuro sarà presto svelato: «Volevo fare una esperienza fuori, i contatti ce li ho avendo giocato oltre Tirreno in passato, ma ho due figli e un lavoro stabile. Se devo prendere un anno di aspettativa ne deve valere la pena. Qui in Sardegna sono in contatto con una società che ambisce a tornare ai vertici del calcio isolano, ci siamo già incontrati e conosciuti personalmente, sembra molto difficile che possa dire di no»