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Mauro Giorico, Antonello Zucchi, Arzachena
«Mancano i risultati? Tutti responsabili, io per primo, so che verremo premiati»

Arzachena-Giorico avanti tutta, il direttore Zucchi: «Massima fiducia nel nostro tecnico, è un combattente e ci salveremo»

Arzachena-Mauro Giorico, un binomio che dura da cinque campionati e che resterà tale fino alla fine della stagione. Parola di Antonello Zucchi, il responsabile dell'area tecnica che, a nome di tutta la società smeraldina, conferma la fiducia totale nel tecnico algherese nonostante la squadra biancoverde non ottenga punti dallo scorso 16 dicembre col 3-0 ai danni della Pro Piacenza: «Siamo una società che antepone i valori della riconoscenza e Giorico merita tanto rispetto. Ci si dimentica forse che è il tecnico della storica vittoria in serie D e della storica salvezza in Lega Pro. Riteniamo che la mancanza di risultati non sia legata a colpe da ascrivere esclusivamente all'allenatore ma che le responsabilità siano di tutti, a partire da me che ho creato la squadra. Siamo sempre convinti che la scelta di questi giocatori e di mister Giorico verrà premiata con la salvezza. Se poi il destino dovesse portare ad un epilogo negativo con un ritorno nei dilettanti lo faremo insieme a questo gruppo e a questo staff tecnico. Ma tanto non succederà»

 

Penultimo posto, zero punti nel girone di ritorno e 7 sconfitte di fila, come se ne esce?

«Andando a Lourdes (ride, ndr). Se ne esce perseverando nel lavoro e nell'unione di intenti. Giorico è un combattente e non si abbatte nelle difficoltà; in questa squadra, poi, ci sono uomini come Ruzittu, Bonacquisti, Nuvoli, La Rosa, uno zoccolo duro speciale e giocatori che prima di tutto mettono davanti il bene dell'Arzachena trasmettendo questo credo al resto della squadra. Quando dentro un gruppo hai persone serie che coinvolgono anche i nuovi arrivati allora non puoi che credere che le difficoltà verranno superate e l'obiettivo stagionale venga raggiunto»

In ogni crisi il primo intervento, più semplice e immediato, è quello di cambiare tecnico. Più volte sono circolate le voci di un possibile esonero

«E noi non lo faremo perché il tecnico gode della nostra massima fiducia. Le voci nel calcio ci sono e ci saranno sempre ma, in questo caso, non condizionano il lavoro Giorico, che è sereno e crede di arrivare all'obiettivo. I numeri negativi possono far pensare ad un cambio tecnico ma le analisi interne ci portano ad agire in modo diverso. Tra l'altro, nella storia dell'Arzachena, quando abbiamo fatto degli avvicendamenti in panchina l'esperienza dice che è stato peggio. Perciò, ora sarebbe facilissimo scaricare tutte le colpe sul tecnico e sul lavoro che non porta a risultati, così ce ne laviamo tutti le mani. Ma, allora, quando si è vinto o ci si è salvati con le stesse metodologie queste non valevano?»

Ma quanto incide il senso di riconoscenza in questa rinnovata fiducia?

«Si dice che nel calcio non debbano esserci i sentimentalismi e che bisogna mantenere sempre lucidità e freddezza. Oltre al rispetto per quello che Giorico ha fatto in passato all'Arzachena, non si possono attribuire colpe solo a lui, e non lo dico per scagionarlo o per scagionare noi della società. Io mi ritengo il primo responsabile. Bisogna però analizzare il tutto, come inizia il nostro campionato, come si sviluppa e come, per via di defezioni a vario titolo, non ci sia mai stata una formazione uguale per due gare di fila. Tutto ciò ha portato il mister a non essere messo in condizione di utilizzare il massimo del potenziale. Senza Nuvoli, Bonacquisti, Moi, Loi per quasi tutto il girone d'andata, siamo stati costretti a chiamare subito in causa i giovani che, invece, avrebbero dovuto crescere gradualmente insieme con i grandi. Abbiamo preso gol su palle inattive e fatto errori individuali, sui quali il tecnico lavora in settimana per eliminarli»  

In base a cosa credete nella salvezza?

«Perché nelle sconfitte ce le stiamo sempre giocando senza prendere imbarcate. La squadra è viva, lotta e crea. Con l'Arezzo, ad esempio, abbiamo giocato alla pari con la terza della classe, fallito il gol del pari in più occasioni e con il loro portiere bravo ad evitare la marcatura. Con l'Albissola siamo passati in vantaggio, poi subiamo il gol al primo errore e prendiamo il rigore del 2-1 prima del riposo. La squadra avrebbe bisogno di una vittoria perché non siamo così scarsi così come fotografa la classifica»

Una classifica che risente del rendimento esterno: 0 punti in 12 trasferte. Sta diventando un'ossessione?

«La squadra scende in campo sempre con la massima fiducia di fare bene e di poter conquistare un risultato positivo, poi è chiaro che quando non muovi la classifica per più settimane c'è la paura che, nel momento in cui subisci gol, non riesci più a rimontare. Se fossimo però remissivi e mentalmente giù diventerebbe tutto più difficile ma, non per infondere coraggio gratuito, ripeto che ci salveremo»

Con la Juve violerete il tabù fuori casa?

«Per la legge dei grandi numeri possiamo pensare di iniziare a fare punti in trasferta. Andremo col rispetto che si deve dare al club più blasonato d'Italia e ad una squadra formata da diversi giovani di talento. Ma ce la giochiamo, sono fiducioso perché in allenamento non vedo depressione e sento come ragionano mister e giocatori. Dopo ogni gara si volta pagina e si pensa alla prossima sfida con determinazione, i giocatori hanno le qualità per uscirne fuori»

Come giudicare il mercato di riparazione: Cecconi e Diop in attacco, Danese in difesa

«Sono tre pedine che mancavano al nostro scacchiere e arrivate col mercato di gennaio già avviato. Cecconi sta dimostrando di poterci dare una mano, Diop sta entrando in condizione e Danese è appena giunto esordendo con l'Albissola. Il campionato è lungo e ognuno di loro sarà molto utile»

C'è qualche aspetto positivo in una stagione finora avara di punti?

«Siamo senz'altro molto contenti dei giovani, con Andrea Porcheddu e Luca Manca che sono stati chiamati in causa subito, senza poter attendere il loro normale percorso di crescita, catapultati dagli eventi in serie C ma con ottimi risultati. Taufer ha iniziato bene la stagione ma si è dovuto fermare a metà novembre, ora è pronto a rientrare. Tutti loro continueranno a darci una mano»

La Lega Pro è affascinante ma non vi "divertivate" di più in serie D?

«Le Lega Pro è un bellissimo campionato e speriamo di restarci il più a lungo possibile. Non è giusto paragonare campionati e stagioni diverse, in serie D siamo stati per 14 stagioni di fila con buonissimi profitti e nulla vieta che anche in serie C ci si possa rimanere così tanto togliendoci le nostre soddisfazioni» 

Si va verso l'esclusione del Pro Piacenza. Con una retrocessione in meno e le imminenti penalizzazioni a Lucchese e Cuneo facilitano la vostra corsa-salvezza? 

«Non voglio guardare alle disgrazie altrui e alle problematiche degli avversari. Siamo concentrati nel tornare a vincere e fare punti. Poi è chiaro che vedremo come cambierà la classifica, ci sono dei deferimenti in atto per la mancata sostituzione della famosa fideiussione Finworld e c'è chi rischia una penalizzazione di 8 punti e 350.000 euro di multa (Lucchese e Cuneo, ndr)»

Classifiche che cambiano continuamente per decisioni dei tribunali, quando si tornerà alla normalità in Lega Pro?

«Ho molta fiducia in Gabriele Gravina che, essendo stato a capo della Lega Pro, potrà ora da presidente della Figc attuare riforme interessanti sull’area dei controlli e la giustizia sportiva. Ha ragione quando dice che le iscrizioni ai campionati sono la madre di tutti i mali. Bisogna rafforzare le garanzie per chi fa la serie C e, nel momento in cui la Lega Pro stabilisce che una tale garanzia non è affidabile, la Figc deve avere il potere di esclusione e non perdersi nei ricorsi e controricorsi. È giusto che venga semplificato tutto l'iter»

Il Lanusei è primo nel girone G di serie D e "rischia" di entrare nel professionismo, che consigli dare?

«Innanzitutto, auguro loro di tagliare un traguardo storico perché parteciperebbero ad un campionato strepitoso valorizzando anche un territorio splendido come l'Ogliastra. Ma, guardando la classifica, è un obiettivo al quale può ambire tranquillamente anche il Latte Dolce. Queste due realtà dimostrano che in Sardegna si può fare calcio programmando le cose per bene, nonostante le mille difficoltà di noi isolani. Se una di loro due dovesse andare in serie C e noi e Olbia dovessimo salvarci ci sarebbero tre squadre sarde in C a tutto vantaggio di una Regione che, per diversi anni, ha avuto solo il Cagliari nei professionisti. Crescerebbe ulteriormente tutto il movimento e verrebbero allargate le opportunità di emergere per i giovani sardi»

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2018/2019