«Il segreto? Spirito di sacrificio e tanta grinta»
Atletico Narcao, un'impresa chiamata salvezza; Bartoli: «Rimonta incredibile, in pochi avrebbero scommesso su di noi»
In pochi a dicembre avrebbero scommesso sulla salvezza dell'Atletico Narcao, costretto, suo malgrado, ad affrontare uno dei campionati più difficili degli ultimi anni, l'avvio in questo senso è stato emblematico, con tre punti ottenuti nelle nove gare iniziali e la prima vittoria che si è materializzata soltanto alla decima giornata, costellato quindi di difficoltà varie e assortite, che hanno complicato, e non poco, il compito di mister Damiano Bartoli.
Il tecnico però ha saputo tenere alto il morale della truppa anche nei momenti più delicati, riuscendo poi, attraverso il lavoro e la grande professionalità, a trasmettere ai suoi la grinta necessaria per disputare un girone di ritorno ad altissimi livelli, che ha permesso ai sulcitani di conquistare la possibilità di giocarsi il tutto per tutto nello spareggio play-out, in casa, contro il Serramanna, vinto di misura al termine di novanta minuti infuocati ed emozionanti, per uno dei successi più importanti e sofferti dell'intera stagione.
«Domenica abbiamo pagato, forse un po' troppo a dire il vero, la tensione, una cosa peraltro naturale, considerando l'altissima posta in palio: c'era la possibilità di confermarci in Promozione, ma la paura di compromettere quanto di buono fatto sino a quel momento ci ha frenato più del dovuto; un minimo errore, e i nostri sforzi sarebbero risultati vani. Per questo, non si è trattata della nostra migliore prestazione, ma fortunatamente è bastata per portare a casa la vittoria, che in sostanza era quello che ci interessava veramente».
Siete stati protagonisti di una gara tutta cuore, grinta e sacrificio: Medda in questo senso è l'uomo simbolo dell'impresa che avete costruito meritatamente sul campo.
«Quasi eroico – ammette Bartoli -, non voleva saperne di abbandonare il terreno di gioco, nonostante un taglio in fronte rimediato in avvio, dopo un contrasto, che ne ha condizionato la partita. Ha dimostrato grande attaccamento nei confronti della squadra, lasciandoci letteralmente senza parole».
Avete agganciato i play-out dopo un girone di ritorno giocato ad altissimi livelli, mantenendo, tra l'altro, un ritmo da prima della classe. Si tratta di una vera e propria metamorfosi, che rasenta l'incredibile.
«Siamo stati penalizzati dall'inesperienza di molti ragazzi, alcuni dei quali molto giovani, che hanno inevitabilmente pagato l'ambientamento con una dimensione così complicata come un campionato di Promozione; pagavamo a caro prezzo ogni singola disattenzione, e anche quando le prestazioni non erano del tutto negative, la sfortuna ci impediva di mettere da parte qualche punto. L'unica soluzione era quella di rimboccarci le maniche e proseguire con il lavoro».
A dicembre, le cose si sono complicate ulteriormente:
«Qualcuno ha dovuto lasciare la squadra, e in certi casi anche la Sardegna, per motivi di lavoro, un fattore che nel Sulcis pesa tantissimo. Intervenire sul mercato è diventata una necessità, e gli arrivi di Dessalvi, Sergio Aresu, Gianluca Piras, Alessandro Ibba e Daniele Frau hanno riequilibrato la rosa. La situazione sembrava comunque compromessa, ma con il lavoro e la grande volontà, abbiamo provato a centrare questo traguardo, che ora sa dell'incredibile».
Considerando soprattutto che avete chiuso il girone di andata con 8 punti.
«Decisamente pochi, un aspetto che avrebbe potuto demolire il morale e la nostra autostima. Sapevamo che sarebbe stato difficile, ma il gruppo si è messo a disposizione con la massima disponibilità e professionalità; cosa ancora più importante, non ci è mai mancato il sorriso, nemmeno dopo le sconfitte più cocenti. Se avessimo ammesso di puntare alla salvezza, in quel momento ci avrebbero presi per pazzi».
Il nuovo anno ha portato una vera e propria ventata d'aria fresca.
«I risultati, fortunatamente, sono arrivati, ma le nostre dirette rivali non accennavano a rallentare, un aspetto difficile da gestire sul piano psicologico; siamo stati bravi a concentrarci esclusivamente sul nostro cammino, senza guardare la classifica, cosa che avrebbe potuto penalizzarci irrimediabilmente. Affrontavamo ogni partita come se fosse uno spareggio, la vittoria era l'unico risultato utile; al contrario, un passo falso sarebbe potuto risultare letale».
L'Atletico ha saputo trovare la continuità necessaria, sbaragliando ogni pronostico.
«Ci servivano 27 punti per conquistare la salvezza diretta, siamo riusciti a farne 25, subito dietro alla Frassinetti e alle prime della classe; in molti ci davano già per spacciati e retrocessi in Prima Categoria».
Il tecnico analizza i fattori che hanno fatto la differenza:
«Il segreto è stato quello di nascondere alcuni difetti che inevitabilmente ci portavamo appresso, grazie al lavoro settimanale; tutto quello che provavamo in allenamento, veniva riproposto puntualmente la domenica.
Con il tempo, siamo diventati una squadra: i risultati non erano frutto del caso, i ragazzi sapevano esattamente cosa fare in campo, che atteggiamento adottare; abbiamo sviluppato una nostra identità ben precisa, un mix di serenità, forza di volontà e determinazione che ha pesantemente inciso nel nostro percorso. Per questo, bisogna ringraziare la dirigenza, che ci ha garantito la massima tranquillità, anche quando la situazione era decisamente complicata».
Ci sono tutte le premesse dunque, affinchè il progetto legato all'Atletco possa svilupparsi ulteriormente, magari ancora con mister Bartoli in panchina.
«Naturalmente non è stato ancora deciso niente in questo senso, la priorità era quella di chiudere nel migliore dei modi il torneo, non potevamo concentrarci su altro.
Posso solo dire che, secondo me, si sono gettate delle ottime basi in vista del futuro; sono convinto che questo gruppo possa crescere ancora molto, sarò contento ovviamente se potrà farlo con me, in caso contrario auguro a tutti le migliori fortune; il Narcao merita di calcare questi palcoscenici».
La riconoscenza dell'allenatore è tanta:
«Ringrazio la società per avermi dato questa opportunità e per la fiducia che hanno riposto su di me: mi hanno messo a disposizione dei giocatori che prima di tutto sono stati dei grandi uomini, non si sono mai tirati indietro, dimostrando grande attaccamento al progetto; sono aspetti che a volte non vengono percepiti dall'esterno, e che proprio per questo è giusto sottolineare».