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Renzo Oggianu, direttore sportivo, Budoni
«Tre anni bellissimi, ringrazio il club e se dovessi restare riconfermerei tutti»

Budoni e la terza perla, Oggianu: «Stagione travagliata e potevamo "cadere" ma siamo salvi con merito avendo giocatori seri, professionali e di cuore»

Un'altra perla, la terza di fila, per il Budoni che ottiene la seconda salvezza in serie D dopo aver riagguantato la categoria nella cavalcata in Eccellenza del 2016-17 con la vittoria dei playoff nazionali. Da quella ripartenza post-retrocessione, il compito di allestire la squadra che doveva di volta in volta raggiungere l'obiettivo prefissato è sempre stato affidato a Renzo Oggianu che ora si gode la sofferta salvezza, giunta all'ultima giornata con il successo nella sfida interna contro la Flaminia. «Una stagione molto travagliata, la più difficile delle tre - dice con voce ferma il direttore sportivo - Ce ne sono capitate tante sia sul fronte tecnico che su quello logistico. Abbiamo fatto una stagione quasi sempre senza la punta di diamante Villa, sulla quale si era costruita la squadra e si doveva basare il nostro gioco d'attacco. In Coppa Italia si è rotto il collaterale del ginocchio, non abbiamo avuto possibilità di sostituirlo in maniera adeguata perché il budget non ci consentiva di arrivare ad un centravanti di quel livello, ha fatto l'esordio alla decima giornata poi col Ladispoli ha anche segnato 4 gol. Si è rifatto male, questa volta una distorsione ai legamenti della caviglia che ha condizionato il resto del campionato ma Mauricio è un professionista a tutti gli effetti e se l'avessimo avuto a posto ci saremmo salvati con due mesi d'anticipo. Le prestazioni, d'altronde, non sono mai mancate, e anche nelle gare in cui non sono stati raccolti punti abbiamo imposto il gioco. L'altro grossa limitazione è stata il dover fare un anno lontano dal nostro campo, ci allenavamo o a Budoni o a Posada ma le gare interne sono state a San Teodoro e Siniscola. Anche la presenza del pubblico ne risente perché ora il tifoso è un po' pigro. È stata un'annata particolare ma non ci siamo mai pianti addosso e sapevamo della nostra forza perché quando si ha a che fare con persone serie, dalla società, allo staff tecnico e ai giocatori che vanno in campo, allora sopperisci a tutte le avversità».

 

Nelle maglie dei playout sono rimaste incastrate due squadre sarde, Torres e Castiadas, coi sassaresi che hanno prevalso 

«Perciò penso che, se proprio si deve parlare di miracolo, lo si debba legare a questa stagione. Intanto era un campionato a 20 squadre, molto lungo e, a detta di tutti gli addetti ai lavori, di un livello altissimo rispetto agli altri gironi e agli altri anni, La metà delle partecipanti poteva ambire al salto di categoria con l'aggiunta che Lanusei e Vis Artena, possibili rivali alla salvezza ad inizio stagione, la prima è finita quasi in serie C e l'altra è arrivata a ruota di quelle che hanno sfiorato i playoff. Non era facile evitare i playout che ti portano a giocare una gara secca in cui conta arrivarci con la forma fisica adeguata e con la testa giusta. E, soprattutto, conta molto la miglior posizione nella stagione regolare perché agevola chi è in casa, essendo già difficile vincere in trasferta durante l'anno quando mentalmente non è l'ultima spiaggia. Dispiace sia retrocesso il Castiadas, perché è una squadra sarda ci si conosce coi dirigenti e coi giocatori, ma sono sicuro che si riprenderà alla grande. Spero anche che possano sfruttare il ripescaggio»

Qual è stata la partita emblema della vostra stagione?

«Quella contro il Cassino a metà febbraio, giocata a Siniscola e vinta 4-3: ricordo tutti i minuti di quella gara. Al 23' vincevamo già 2-0 e potevamo anche andare al riposo sul 3-0; siamo rientrati in campo e, dopo 11' della ripresa, il punteggio era già sul 2-2. Abbiamo reagito segnando il terzo e quarto gol, poi nel recupero hanno segnato loro. Quella sfida rappresentava un crocevia importante, avevamo bisogno di punti come il pane perché venivamo da un pareggio in quattro gare e lì ho capito che sono stato fortunato nell'aver scelto prima gli uomini che i giocatori. Quei due gol presi in 4' potevano abbattere chiunque ma non ci siamo disuniti e i giocatori hanno mostrato un attaccamento alla maglia incredibile»

Quando si raggiunge un grande traguardo c'è sempre una dedica speciale

«Ed è così anche per il mio caso. Dedico la salvezza a mio papà, Salvatore, che è mancato da qualche mese e per la nostra famiglia è stato un colpo forte ed inaspettato. Abbiamo passato dei mesi difficili, era il pilastro di casa e sempre a lui mi rivolgevo per chiedere un consiglio. Abbiamo sempre festeggiato i traguardi raggiunti nelle altre stagioni, anche se questa volta purtroppo non c'era sono sicuro che ora sarebbe fiero del proprio figlio. Estendo la dedica alla mia famiglia, a mia moglie e mio figlio»

Il futuro sarà ancora al Budoni?

«Il mio desiderio è quello di restare, non ha prezzo lavorare per la squadra del tuo paese ma non nego neanche di aver già ricevuto qualche telefonata di lusinghe. Detto questo, ho passato tre anni bellissimi, sono arrivato dopo la retrocessione in Eccellenza con l'obiettivo di riconquistare la categoria nel giro di due/tre anni. Credo di aver assolto al mio compito in modo più che degno, la serie D è arrivata al primo colpo e ci siamo salvati due volte. Ringrazio come sempre la società, che mi ha dato grande fiducia, a partire dal presidente Bua, e i sei magnifici compagni di viaggio Ruiu, Lisai, Farris, Tucconi, Canu e Mereu sempre presenti al campo. Ringrazio il mio amico fraterno, il sindaco Giuseppe Porcheddu e l'intera amministrazione comunale, sempre vicina e disponibile, insieme con gli sponsor tra cui Studio Vacanze della famiglia Sanna. E ringrazio anche chi ha storto il naso dando giudizi negativi affrettati sulla mia competenza facendo sì che dessero a me più forza e compattezza alla squadra, composta da persone serie, professionali e di cuore»

Ma Renzo Oggianu come interpreta questo ruolo di diesse? 

«Quando si è in un contesto familiare di società, staff e squadra, i problemi si affrontano e si risolvono trasmettendo sempre grande serenità e buttando acqua sul fuoco. Mi prendo questo pregio, ho giocato 21 campionati, alcuni li ho vinti, so cosa vuol dire dare tranquillità in certi momenti e, anche nei momenti di difficoltà, far sentire importanti i giocatori. Quella è la mia miglior dote, anche nella vita quotidiana sono sempre razionale e pondero ogni cosa. I risultati che si ottengono vanno sempre condivisi e io devo tutto ai giocatori, sono loro che vanno in campo e se scegli bene sul lato umano sei a metà dell'opera. Si deve riconoscere il grande risultato raggiunto dalla squadra quest'anno, c'erano un insieme di fattori che potevano farci "cadere", invece siamo stati veramente forti e uniti, mi reputo fortunato nell'aver avuto giocatori che tenevano alla maglia che indossavano»

Ma se oggi fossi il primo giorno del quarto mandato che mossa andrebbe fatta? 

«Se si vogliono organizzare le cose per bene, nei primi dieci giorni di giugno si deve programmare la nuova stagione. La prima cosa che farei è quella di confermare il gruppo "storico", in primis Marco Farris, un capitano non solo dentro il campo ma nella vita quotidiana, il primo che cerca di inserire nel gruppo il nuovo arrivato, e poi ovviamente i vari Trini, Spina, Santoro, Saiu, Varrucciu, Pusceddu. A questi si sono aggiunti Spano, Raimo, che però è cresciuto a Budoni, e Varela, sono stati una scommessa vinta perché erano adatti al mio pensiero di squadra. Steri è arrivato ad inizio gennaio, lo inseguivo da diversi anni, ci ha dato tanta esperienza, equilibrio e serenità. Pantano si è inserito alla grande, Murgia ha un tecnica sopraffina e un piede stupendo, in D non ci fa niente, deve solo reggere più la botta. Villa ha fatto sacrifici enormi ma non è colpa sua questa stagione travagliata. In buona sostanza rifarei la stessa e identica squadra con dei ritocchini ma sono tutti ragazzi liberi che possono prendere decisioni diverse. Dico che mi sono fidato e affidato a loro, e non sono stato tradito da nessuno»

I giovani meritano un discorso a parte

«Certamente, è il punto di forza del Budoni. Sono stati entusiasmanti e sorprendenti come Cristian Musu, un 2000 che non aveva mai fatto un campionato coi "grandi" e ha disputato 27 gare da titolare. Mattia Valerio è un 2001 con 20 presenze in difesa e 1 gol. Entrambi frutto dell'ottimo lavoro del responsabile del settore giovanile Farris. Matteo Moro quest'anno ha fatto 15 presenze ma è del 2001 e ha sofferto dal lato fisico perché è cresciuto. Kervin Congiu del 2000, lo volevo dall'estate e l'ho preso a dicembre dopo la parentesi al Legnago. Federico Donini, portiere del '99, ha fatto un campionato da paura giocando 29 gare»

Chiudiamo con le squadre sarde impegnate nelle semifinali playoff

«Per come vedo io il calcio per me il Lanusei ha vinto il campionato. Dispiace che la favola non abbia avuto il lieto fine e che lo spareggio sia stato vinto dall'Avellino che, forte di un organico e un blasone da serie B e C, ha fatto il proprio dovere. Con sudore, lavoro, organizzazione, programmazione e umiltà gli ogliastrini hanno fatto un qualcosa di incredibile sotto la guida di un grande allenatore come Gardini. Aldo fa giocare a calcio, siamo stati compagni di squadra e conosco i principi e i valori umani che lo accompagnano e che ha trasmesso ai suoi giocatori. Poche volte ho visto una squadra essere l'immagine e lo specchio del proprio allenatore. Se hanno fatto tanti punti dopo il 90', compreso il pareggio contro di noi, vuol dire che non mollano mai e sanno soffrire. Non è facile partire per salvarti all'ultima giornata e trovarti primo ad inizio girone di ritorno sopra tante blasonate quando tutti ti davano come un fuoco di paglia. Hanno gestito questo aspetto con grande maturità, senza farsi destabilizzare. E poi vedere un paese in festa e 1000 persone sempre al campo è stato spettacolare quando in serie D piazze come Lanusei fanno al massimo 150-200 spettatori. Il Latte Dolce mi aspettavo fosse lì tra le grandi perché ha una struttura organizzativa di alto livello, un organico di prima classe e un allenatore come Udassi di grande spessore che ha calcato campionati professionistici e sa cosa tirar fuori dal giocatore. A Sassari ci sono tutte le componenti perché l'anno prossimo possano vincere. Spero, a questo punto, di vedere una finale playoff tutta sarda»

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2018/2019