«Siamo stati più forti della sfortuna, è bello condividere questa gioia con il paese»
Campionato pazzesco per la Narboliese, Sedda: «Bravi a crederci sino all'ultimo, la seconda parte di stagione è stata eccezionale»
Il titolo è rimasto appeso ad un filo sino all'ultima giornata, con la Narboliese che ha piazzato il sorpasso decisivo soltanto a 180' dalla fine, sfruttando alla grande il passo falso della diretta rivale Nurachi, colpita e affondata dalla Sanverese. Una bella soddisfazione per mister Stefano Sedda e tutti i suoi ragazzi, che hanno avuto il grande merito, va sottolineato, di non mollare mai, tenendo vivo il discorso per la promozione con grande determinazione e caparbietà, dando così vita ad uno dei testa a testa più entusiasmanti di tutta la categoria. Con il primo posto ormai in tasca, i bianco-celesti dovevano semplicemente completare l'opera, nel match interno contro la Folgore: tutto secondo i piani, con la grande festa che ha potuto prendere il via, per un sogno che diventa finalmente realtà.
«Per noi si tratta di una vittoria inaspettata — dichiara Sedda — soprattutto se pensiamo che sino a fine luglio il club era alle prese con grandi incertezze: non si sapeva neppure se la squadra sarebbe stata iscritta al campionato per delle problematiche legate al campo. Ad agosto i dirigenti si sono messi al lavoro per allestire il gruppo, che con il passare del tempo è stato ulteriormente rinforzato. Al giro di boa ci trovavamo al terzo posto, con trenta punti all'attivo e sei lunghezze di ritardo dalla capolista Nurachi».
Nel girone di ritorno invece è arrivata la svolta. «Ho chiesto ai miei uno sforzo maggiore, nel tentativo di recuperare il terreno. Volevamo competere con le prime in classifica, e la seconda parte della stagione ci ha riservato grosse soddisfazioni in questo senso. Siamo riusciti a spingerci oltre i nostri limiti, con 40 punti in totale, ben dieci in più rispetto all'andata e otto in più rispetto al Nurachi, un aspetto decisivo per avere la meglio su di loro».
I contrattempi non sono di certo mancati. «Abbiamo dovuto fare un po' i conti con la cattiva sorte e i numerosi infortunati, di cui due anche piuttosto gravi: Simone Vargiu si è fermato nella prima parte, anche l'assenza di Mura si è fatta sentire parecchio, però con questo non voglio togliere nulla agli altri: chi è sceso in campo ha fatto sempre del suo meglio».
Il momento della svolta a metà gennaio. «Nella gara valida per la terzultima di andata, in casa della Francesco Bellu, a Terralba. Ci siamo presentati in grandissima emergenza, schierando tantissimi ragazzi che sino a quel momento avevano trovato poco spazio, ed invece abbiamo disputato una delle migliori gare della stagione, con il punteggio di 3 a 0 che lascia poco spazio ai commenti. Da quel momento abbiamo cambiato marcia, raccogliendo 40 punti su un totale di 45 a disposizione. Quando arrivano i risultati, aumenta anche la consapevolezza nelle tue potenzialità; l'entusiasmo ti permette di andare oltre le defezioni e le assenze».
Sedda ha giocato un ruolo fondamentale nella gestione del gruppo, soprattutto sul piano psicologico. «C'è voluto grande impegno da parte mia e di tutti gli altri ma ne è valsa la pena: in quarant'anni di storia questo club non aveva mai raggiunto la Prima Categoria, sono orgoglioso. A fare la differenza credo proprio sia stata l'attitudine, la mentalità messa in mostra dai ragazzi. La vicinanza della società ha fatto il resto: siamo diventati una grande famiglia, che poi è la cosa che più conta in questi casi».
Anche per quanto riguarda il rapporto con il paese e i tifosi le cose sono andate nel migliore dei modi. «Per l'ultima uscita, quella che di fatto ci ha regalato la certezza matematica, c'era il pieno di gente sulle tribune. All'inizio si respirava un po' di scetticismo, ma con il passare del tempo la diffidenza è svanita e il pubblico ha iniziato ad aumentare di numero».
Al pari della tensione legata al testa a testa con il Nurachi. «Avevano il pallino in mano: se non avessero sbagliato per noi non ci sarebbe stato nulla da fare. Proprio per questo ha pesato tantissimo il doppio confronto diretto: all'andata abbiamo pareggiato in casa loro nonostante meritassimo qualcosina in più, a voler essere sinceri; al ritorno è arrivata una vittoria netta, che ha legittimato ulteriormente il nostro percorso».
Il ko contro l'Ollastra rischiava però di compromettere tutto. «Ci siamo ritrovati staccati di quattro lunghezze; molti al posto nostro probabilmente avrebbero abbandonato il discorso; per questo dico che siamo stati bravi a mantenere la calma e la concentrazione. Il loro passo falso, rimediato nell'anticipo a Cuglieri, ci ha permesso di accorciare subito. Il girone di ritorno ha seguito questo copione: il nostro unico obbiettivo era quello di lasciare meno punti possibile per strada, il finale lo conoscono tutti».
Il tecnico evidenzia un altro aspetto molto particolare che aumenta il prestigio per la vittoria del campionato. «Siamo stati l'unica squadra nel girone a non potersi allenare nel campo in cui disputavamo le partite ufficiali: dall'impianto sono stati eliminati i riflettori, così siamo stati costretti a ripiegare su una soluzione alternativa, e la società ha fatto davvero dei grossi sacrifici per metterci nelle condizioni per poter lavorare in maniera decente. Si tratta per il resto dell'ennesimo piccolo handicap con cui abbiamo dovuto fare i conti».
L'allenatore svela le sue carte in vista del futuro. «Mi farebbe piacere continuare con questa avventura anche se son diventato papà da poco e il tempo con un bambino piccolo da seguire è ovviamente sempre meno. Si tratta comunque di un'esperienza che vorrei fare: l'anno scorso ho ricevuto alcune proposte per allenare in Prima, ma arrivarci con le proprie forze, con i risultati raccolti sul campo, ha un altro sapore. Per questo ci tengo a ringraziare tutti, a partire dalla società sino ad arrivare ai miei giocatori. L'ultima decisione è ovvio in questi casi spetta però al club: avranno tutto il tempo per valutare se puntare su qualcun altro o proseguire con me. Io ormai sono abituato a non dare nulla per scontato in questo mondo». La chiusura è riservata ai ringraziamenti di rito. «Il pensiero più grande è per la mia famiglia, sono sempre stati presenti. Per il resto è una gioia che ci tengo a condividere con il gruppo, la società, i tifosi ed il paese».