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Pierpaolo Piu, presidente, Castiadas
«Club iscritto, chi verrà dopo di me farà meglio»

Castiadas, l'addio di Piu: «In 7 anni tante soddisfazioni ma anche molti errori, è il momento di cambiare»

Fine di un'era ma non la fine del Castiadas. Sarà l'effetto Covid-19 o la stanchezza dopo sette anni di battaglie ma Pierpaolo Piu lascia la presidenza e il club che guidava dall'estate del 2013 e, quasi certamente, lo "restituirà" a chi l'aveva preceduto, perché le voci sul futuro dei sarrabesi portano nuovamente agli Onano che portarono i biancoverdi - nella prima decade degli anni Duemila - dalla Seconda alla prima storica promozione in D nel 2010.

Con la gestione Piu, 5 partecipazioni in Eccellenza con un iniziale 10° posto e poi un 4°, due volte 2° e una vittoria del campionato; 2 le partecipazioni in serie D culminate con due retrocessioni ai playout. Undici tecnici, centinaia di calciatori tesserati e squadre comunque protagoniste, anche quando non sono stati centrati gli obiettivi. «Ho fatto l'iscrizione e ho comunicato la mia intenzione di lasciare la società per sopravvenuti motivi personali - rivela il presidente uscente, imprenditore nel settore turistico - Dopo 7 anni credo che sia stato fatto il tempo ed è giunto il momento di cambiare. Una volta che arrivi alla saturazione di impegni e fai enormi sacrifici che, alla lunga, ti logorano, allora dici basta facendo delle scelte anche con un certo dispiacere. Ma ho la necessità di staccare. Il virus ha segnato la mia decisione, il lavoro bloccato per mesi e un settore, quello del turismo, tra i più colpiti dalla pandemia. Per fare calcio serve la serenità e una serie di giuste combinazioni per poter dirigere al meglio un gruppo dirigenziale e i tesserati. Negli anni ci sono stati degli errori così come delle soddisfazioni con due promozioni in serie D e quest'anno eravamo in lizza per il salto di categoria».

 

Quando avverrà l'avvicendamento societario?

«Mi ha già contattato un gruppo interessato a subentrare nella conduzione societaria e sono sicuro che saprà fare meglio. Da qui a breve ci saranno ulteriori incontri per definire i dettagli del passaggio di consegne»

L'ultima stagione del Castiadas è stata più movimentata del solito 

«Aspettavamo gli esiti del ripescaggio con un certo ottimismo e una determinata programmazione. Per tre posti non ce l'abbiamo fatta ed è arrivata una defezione all'interno della società (l'uscita del patron Zaccheddu, ndr), al 10 agosto eravamo senza squadra ma si è stati bravi a costruire un organico competitivo che la domenica il tecnico Cotroneo faceva giocare bene e con equilibrio sfruttando anche il fatto che poteva far fare allenamenti la mattina e la sera a giocatori che vivevamo insieme e mangiavamo insieme. La settimana del blocco definitivo del campionato avevamo un distacco di 6 punti dalla capolista Carbonia, che in casa nostra aveva subito l'unica sconfitta stagionale»

Un distacco che si è avuto nelle ultime due giornate disputate prima dello stop per il Covid-19

«Le ultime due partite mi hanno lasciato l'amaro in bocca. Il solo punto conquistato contro Atletico Uri e Monastir mi porta a dire che, alla luce delle decisioni prese dalla Lnd sui criteri dei ripescaggi, saremmo stati dentro se avessimo vinto entrambe le gare. Tant'è che, quando ho verificato che non ci sarebbero stati posti disponibili per un eventuale ripescaggio del Castiadas, ho rinunciato a presentare la domanda. In tempi non sospetti avevo detto che, questo campionato non finito a causa del virus, avrebbe segnato il mio futuro in società».

Quali ricordi o flash affiorano per questo settennio?

«Il campionato fatto con Giampaolo Zaccheddu in panchina, in lotta fino alla fine per il primo posto durante la stagione regolare, ma vincendo comunque la finale regionale dei playoff; la partecipazione alla fase nazionale ci ha poi permesso di essere ripescati in serie D. E poi la vittoria del campionato con il mister Sebastiano Pinna al termine di una cavalcata importante. Devo dire che il Castiadas, tranne il primo anno della nostra gestione, ha sempre avuto ottime squadre e formate da grossi nomi. Se certi risultati non sono arrivati evidentemente si sono fatti degli errori ma, e questo non può essere smentito, facendo sempre il massimo per allestire delle squadre di tutto rilievo»

Quali gli errori commessi?

«Quelli d'impeto, li chiamo io. A volte si sono prese delle decisioni d'istinto e non ragionate, come qualche esonero prendendo decisioni avventate, In alcuni casi bisognava ragionarci su e aspettare ma poi, per diverse situazioni, si voleva comunque stravolgere le cose. Quando invece si è tenuto duro il risultato finale è stato raggiunto»

Quando rivedremo Pierpaolo Piu nel mondo del calcio?

«Momentaneamente no di sicuro. Ho fatto delle scelte personali, di vita e lavorative, che mi porteranno via del tempo. Un domani chissà, tutto può succedere. Il calcio per me è una passione forte ma che, in questo momento, mi ha portato fuori da altre situazioni importanti che ho tralasciato e che devo sistemare. Il calcio a Castiadas c'era prima di Pierpaolo Piu e ci sarà anche dopo, io sono stato solamente un passaggio lungo 7 anni nei quali mi sento di ringraziare tutte le persone che hanno collaborato tra dirigenti, allenatori, staff tecnici e giocatori»

Da chi partire coi ringraziamenti?

«Dal vice presidente Mauro Vargiolu che mi ha dato una grossa mano e, fino all'anno scorso, Cenzo Zaccheddu. Non fosse per lui non avrei potuto fare il presidente del Castiadas, dal momento che lavoravo per lui e avevo del tempo da dedicare alla squadra. Senza la sua presenza non avrei avuto né il tempo e né la possibilità di dirigere la società nella parte sportiva. Poi il segretario e team manager Stefano D'Apice che, per la posizione che occupo io nel dirigere gli alberghi, il suo operato mi ha tolto il 90% degli impegni pratici e di segreteria della società; nutro profonda stima e gratitudine, Stefano ha dei valori importanti, è preparato, affidabile e disponibile. Può andare avanti nel calcio anche se poi certe carriere si fanno anche perché bisogna essere al momento giusto e nel posto giusto. Per ultimo ma non certo l'ultimo, cito Andrea Lara, un professionista esemplare e medico sociale di una notevole caratura che non è facile trovare in queste categorie, nonché un amico e fido consigliere con una grande competenza calcistica. Altre persone di cui nutro grande stima sono Lisa Buttau vice presidente che ha seguito per anni la scuola calcio in maniera esemplare insieme alle mamme e i genitori dei bambini, Rosalba e Valentino, il magazziniere Luigi, poi Filomena e Anastasia, i fisioterapisti Alessandro Mura e Cristian Lai, i preparatori dei portieri Mauro Toffolon e Matteo Crobeddu. Un ringraziamento speciale alle due amministrazioni comunali che si sono susseguite in questi anni e che hanno cercato di risolvere il problema del campo da adeguare ai parametri della serie D che qualche difficoltà ci ha creato; ma sappiamo che per i Comuni è diventato tutto più difficile poter investire e dare priorità allo sport»

Quali. invece, gli allenatori da menzionare?

«Chi può e chi meno, gli allenatori del Castiadas hanno avuto una caratteristica particolare. A partire da Marco Piras, il primo tecnico della nostra gestione e l'unico al quale non sono stato in grado di mettergli a disposizione una squadra competitiva per vincere; ha dimostrato anche con la rosa che aveva grandi capacità umane e caratteriali, la squadra aveva un certo nerbo. Giampaolo Zaccheddu è una persona che stimo moltissimo per le sue qualità umane e la capacità di non "arrabbiarsi" mai; allenava in silenzio portando avanti la squadra coi risultati che ci hanno permesso il salto di categoria. Il primo anno di serie D lo iniziammo con Andrea Piccarreta, non avevamo probabilmente valutato bene le difficoltà del campionato nazionale e avremmo dovuto costruire la squadra con più attenzione, parzialmente scusati dal fatto che, per il ripescaggio, partimmo il 9 agosto e il 20 già si giocava la Coppa Italia. Poi c'è stato il cambio in panchina con l'avvento di Bernardo Mereu e, in due mesi, abbiamo stravolto la squadra ricostruendo un percorso in classifica che non si è finalizzato con la salvezza avendo perso lo spareggio-playout a Lanusei. Siamo ripartititi in Eccellenza con Graziano Mannu e, probabilmente, le aspettative erano di altro tipo, alla 7ª giornata abbiamo deciso di fare il cambio in panchina presi dal fatto che chi era davanti (il Tortolì, ndr) correva tanto ma nessuna colpa andava imputata al tecnico ma erano nostre. Arriva Pierluigi Scotto col quale abbiamo condiviso un campionato con diverse difficoltà in seno alla squadra suddivisa in mini gruppi che non hanno aiutato a riprendere una certa serenità, si sono raggiunti i playoff, giocando un bel calcio, ma a Calangianus gli episodi in campo sono stati contrari ed è sfumata la finale. Con Sebastiano Pinna è stato il campionato migliore in termini di soddisfazioni, di risultati, di livello di gioco e di serenità come presidente perché quando non perdi mai è più facile gestire la parte organizzativa; a dicembre aggiungemmo un giocatore come Figos senza mandare via nessuno, vuol dire che la squadra era compatta e completa: la Coppa e la targa per la vittoria del campionato ha un significato importante. Si rivà così in serie D e, rispetto alla prima volta, si è cercato di non ripetere certi errori nelle scelte, per noi era assodato che il tecnico fosse Raffaele Cerbone ma, a 10 giorni da quella che doveva essere la partenza, ci comunica che ancora aspettava delle risposte dalla sua precedente squadra, non potevamo più aspettarlo visto che da tre mesi avevamo raggiunto la serie D; quando c'è una partenza sbagliata poi finisci anche peggio, dei tre tecnici che si sono succeduti cito Rosolino Puccica, persona seria e di cuore, ha fatto di tutto per evitare la seconda retrocessione ai playout questa volta con la Torres. E anche lì c'è l'amaro in bocca perché sarebbe bastato un pareggio a Sassari e, con due punti in più nella graduatoria ripescaggi, avremmo potuto conservare la categoria».

Più difficile fare una carrellata di giocatori

«Infatti sarebbero tanti i giocatori in lista e ringrazio tutti quelli che hanno vestito con orgoglio la maglia biancoverde, come hanno fatto Emiliano Melis e Pierluigi Porcu. Ma non posso non spendere due parole per Davide Carrus, per la stima, la bravura e la serietà del calciatore e, aggiungo, la mia scelta come prossimo allenatore da far sedere sulla panchina del Castiadas; sarebbe stato probabilmente l'uomo che, in questo momento, mi avrebbe dato la tranquillità giusta. Mirko Carboni è arrivato quattro anni fa in punta di piedi per poi diventare il capitano della squadra, oltre che un mio dipendente. È un ragazzo serissimo, puntuale, generoso, affidabile e sempre presente nei momenti di difficoltà; ora gli sto vicino per un problema ad un suo familiare e gli faccio i migliori auguri per una pronta guarigione. Sono arrivati anche tanti argentini, l'ultimo dei quali Correa, un vero leader in campo. Nel complesso ho avuto giocatori con diverse personalità, molti dei quali hanno fatto altri livelli di campionati, in linea di massima tutta gente seria tranne qualcuno che ha scantonato, ma non fa ad entrare nella testa di tutti quanti. C'è anche da dire che diversi giocatori, e qualche allenatore, sono stati spesso preoccupati nel far rispettare i loro diritti economici trascurando parecchio i doveri che avevano verso una società che ha investito tanti soldi e tempo»

In questo articolo
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2020/2021