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Daniele Corsi, portiere, Buddusò
«San Teodoro ultimo? Dispiace, ma prima di rinforzarsi saldino i debiti»

Daniele Corsi innesta la Prima: «Col Buddusò per questioni affettive, faccio 5 partite e poi si vedrà. Campionato competitivo, ci sono fior di giocatori»

La vita calcistica riparte a 39 anni. Daniele Corsi aveva solamente parcheggiato i guantoni in un cassetto, ora li ha ripresi ed è sceso in campo con la sua nuova squadra, il Buddusò. «Ho fatto l'esordio in Prima categoria - dice col sorriso l'ex San Teodoro, una vita da portiere trascorsa tra serie D ed Eccellenza dopo esser stato in C2 alla Viterbese, Igea Virtus e Tivoli, in C1 con Martina e Pistoiese ed essere stato nel Cagliari in serie A e B - Mi manca la Seconda e, ora che l'hanno ripristinata, anche la Terza. Se riesco vorrei essere tesserato in tutte le categorie dei campionati, dalla serie A alla Prima lo sono stato». L'ultima gara ufficiale dell'estremo difensore classe 1978 risaliva al 22 maggio scorso nella sfida playout contro il Muravera, che ha consegnato la salvezza ai viola. Domenica, contro il Golfo Aranci, ha giocato tutti i 90' contribuendo alla vittoria dei biancocelesti per 2-0, un successo che mancava ormai da un mese e che ha riportato la squadra a centroclassifica. «La mia prestazione? Normale amministrazione anche perché erano cinque mesi che non toccavo un pallone».

 

La scelta di giocare in Prima categoria e al Buddusò è presto spiegata. «Volevo rimettermi in moto - dice il portiere romano di nascita e sardo di adozione - grosse offerte di fatto non ne ho ricevuto, loro poi erano senza portiere perché Mario Canu si è infortunato. E in più per me c'è un legame affettivo, la mia compagna è di Buddusò». Molto ha giocato anche la stima reciproca che c'è con il mister Angelino Mereu: «L'ho avuto alla Corrasi, mi fece esordire in Promozione e ora l'ha fatto in Prima. Ma conoscevo anche diversi ragazzi che vestono la maglia biancoceleste. Per ora abbiamo trovato un accordo per 5 partite, se non dovessi continuare verrei svincolato a metà dicembre». Le luci dei media, su un campionato come quello di Prima, sono inevitabilmente più basse: «Ma è sbagliato perché sembra una è una categoria dove ci sono fior di giocatori che hanno fatto Eccellenza e serie D per non dire professionisti. Domenica nel Golfo Aranci ho incontrato Alessio Filigheddu, che è stato con me al San Teodoro ma anche Joseph Manzini, due anni fa titolare con l'Arzachena. Nell'Azzanì giocano Gianluca Siazzu, Michele Palazzo, Nicola Ruggeri, nell'Oschirese c'è Fabio Budroni, nella Star Sport Checco Milia e Checco Fera, nel Berchidda Romeo Ferreli, nel Lauras Tony Zaccheddu e Sebastian Fraschini, nel Luogosanto Danilo Raspitzu e Marco Degortes. Probabilmente me ne stanno sfuggendo tanti altri». Ma quando si chiede a Corsi qual è l'aspetto più particolare del campionato: «Non ci sono i guardalinee ma dirigenti di società che aiutano l'arbitro. Ma non è un problema, è sempre stato così in Prima. La cosa grave, semmai, è che manchino presidenti, dirigenti e soldi in serie D».

 

Il pensiero cade inevitabilmente al San Teodoro, società con la quale si è interrotto bruscamente il rapporto in estate, e che ora staziona all'ultimo posto in classifica nel girone G di serie D con 4 punti all'attivo: «Mi dispiace della situazione perché, dopo aver vinto due anni fa i playoff nazionali di Eccellenza e ottenuto la salvezza in serie D l'anno scorso, si stanno buttando due anni di sacrifici. Purtroppo non sono mai andato a vedere una loro partita, mi avrebbe fatto piacere farlo ma ho preferito non incontrare persone false al campo. Non bisogna dimenticare che il San Teodoro ha iniziato il campionato con i soldi che dovevano a noi giocatori dell'anno scorso, ora ho sentito che hanno bisogno di rinforzare la squadra ma prima di spendere altri soldi dovrebbero saldare il debito pregresso verso chi sta permettendo loro di disputare il secondo campionato di serie D».

In questo articolo
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2017/2018
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