I medici del Brotzu: «L'arresto cardiaco è intervenuto improvvisamente»
Gigi Riva e il rifiuto all’intervento chirurgico: «Pronti per un'angioplastica coronarica ma voleva pensarci»
È stato un no ad un intervento chirurgico a segnare gli ultimi istanti di vita di Gigi Riva che, giunto all'ospedale Brotzu alle tre della notte tra domenica e lunedì con una sindrome coronarica acuta, ha rifiutato l’intervento di angioplasitica suggerito dai medici chirurgici dell'azienda ospedaliera di Cagliari. Un no come quello rivolto agli Agnelli che, nel 1973, lo volevano alla Juventus. Ma se quel rifiuto di andare al club più blasonato d'Italia gli allungò la vita calcistica con la maglia rossoblù, il no all'intervento chirurgico gli ha precluso la possibilità di allungargli la vita da marito, papà e nonno. Anche se, in questo caso, non era un rifiuto categorico ma per prendere tempo, per pensarci un po' e parlarne coi propri familiari. Purtroppo il tempo non ha giocato a favore di Rombo di Tuono, la situazione è precipitata improvvisamente con l'arresto cardiaco e la morte, a 79 anni, della leggendaria bandiera del Cagliari e della Sardegna.
A rivelare i dettagli del rifiuto all'operazione è stato il direttore sanitario dell'Azienda Ospedaliera G. Brotzu, Raimondo Pinna (al centro, nella foto), durante una conferenza stampa convocata in ospedale: «Il paziente era già affetto da una grave patologia coronarica, ha avuto una sindrome coronarica acuta. Gli specialisti gli hanno suggerito che poteva essere opportuno eseguire un intervento di angioplastica ma il paziente ha preferito pensarci, ha rifiutato questo tipo di intervento ed era in grado di intendere e volere. Poco prima delle 18 quando stavamo rilasciando i vari comunicati stava bene e abbiamo derogato, c'era la moglie con lui e niente faceva presuporre un peggioramento così grave nel giro di qualche minuto. Il paziente era monitorato costantemente a distanza con una centralina, io l'ho incontrato dieci minuti prima, stava bene e scherzava. È stato ricoverato alle tre del mattino, presso la nostra cardiologia, alle 10.30 è stato sottoposto all'intervento diagnostico di coronografia che evidenziato un quadro grave di danni alle coronarie ed è per questo che gli è stato suggerito di poter fare l'intervento chirurgico che lui ha rifiutato ed è andato in arresto cardiaco. C'era un'opportunità che lui ha deciso di non cogliere».
Il dottor Bruno Loi (a sinistra, nella foto), direttore del reparto di Emodinamica: «La situazione era certamente molto grave. In questi casi, avendo una sindrome coronarica molto acuta, gli abbiamo suggerito di fare un intervento di angioplastica. L'avremmo eseguito subito se il paziente ci avesse dato il consenso, purtroppo questo non è avvenuto e non possiamo farlo contro la volontà del paziente. Abbiamo dovuto aspettare, anche perché lui avrebbe voluto parlarne coi suoi familiari. Purtroppo queste situazioni possono precipitare improvvisamente e, in quel caso, diventa poi difficile intervenire. L'arresto cardiaco è intervenuto improvvisamente e siamo stati costretti a praticare immediatamente le manovre rianimatorie, portandolo in sala sotto massaggio cardiaco. Con questa situazione diventa difficile riaprire le coronarie, siamo riusciti solo parzialmente a farlo ma non in modo sufficiente a riprendere un'attività cardiaca adeguata».
Il dottor Marco Corda (a destra, nella foto), direttore di Cardiologia: «Non se la sentiva, aveva paura e voleva consultarsi coi parenti prima di prendere una decisione così impoprtante. Gli ho spiegato che la situazione coronarica era particolarmente grave e che quindi andava fatto un tentativo di risoluzione con angioplastica ma, nonostante tutti i tentativi, lui è stato deciso nel chiederci di non farlo e di consentirgli di ragionarci sopra. E poi è successo quel che è successo».