Il tecnico: Giocatori presi in giro dal presidente
Giorico-Lorenzoni, c'eravamo tanto sopportati: «Non sono uno yes man e chi non sa gioire dei successi lasci il calcio»
C'eravamo tanto sopportati. Sembra questo il titolo della storia tra Mauro Giorico e Antonello Lorenzoni. L'allenatore della Torres conquista il "triplete" e sbatte la porta in faccia al presidente. Niente serie D, niente più rossoblù e una serie di rivelazioni che fanno capire come sia stato ancora più difficile ottenere risultati e vittoria in una stagione irripetibile. «Il rapporto tra me e Lorenzoni - dice Giorico - è andato avanti per raggiungere l’obiettivo di vincere il campionato e il resto dei trofei come la Coppa Italia e la Supercoppa regionale ma quando una squadra fa benissimo e vince tutto ciò che c'è da vincere anziché avere il giusto premio ottiene in cambio solo giustificazioni per non dare questi premi, addirittura toccando i rimborsi spese, questo per me non è più accettabile. Io ho messo la faccia per far arrivare i giocatori alla Torres in cambio ho ricevuto solo promesse che poi non si sono realizzate, utilizzando sotterfugi vari, come trattenere dai rimborsi spese le ritenute d'acconto. Tutto questo a me non sta bene e siccome non sono uno yes man allora dico come stanno le cose pubblicamente».
Cosa rimprovera principlamente al presidente Lorenzoni?
«Che si è dichiarato un galantuomo quando invece non lo è stato. L'Italia, l'Europa, il mondo è in un momento di crisi, bastava che dicesse all'allenatore e ai giocatori "vi do quello che vi spetta fra due o tre mesi" e nessuno avrebbe aperto bocca. Invece non si è comportato da uomo continuando ad utilizzare sotterfugi per non pagare. Già nell'ultima giornata di campionato, quella che doveva essere la festa per la vittoria del campionato, a fine gara non abbiamo rilasciato dichiarazioni perché il messaggio che gli stavamo dando era: “Guarda che stai sbagliando nei confronti dei giocatori”. Non è la prima volta nella mia carriera che non ho preso puntualmente i soldi da una società ma non ho mai personalmente manifestato queste cose pubblicamente perché si è sempre trovato un accordo, aspettando anche mesi. Così pure avrebbero fatto gli stessi giocatori che invece si sono sentiti presi in giro»
Nel frattempo è passato un altro mese nel quale vi siete preparati per vincere la Supercoppa regionale
«Sì, abbiamo tenuto tutto sottotraccia perché volevamo chiudere la stagione con un'altra vittoria ma, nel frattempo, non è cambiato nulla. Anzi, si sono toccati i rimborsi spese dei giocatori in modo immotivato e ingiustificato»
Si è parlato di un rapporto conflittuale fra lei e il presidente Lorenzoni
«Per tutta la stagione mi martellava dicendo che un giorno voleva mandar via un giocatore e un altro giorno un altro. Io mi sono sempre opposto, ho sempre difeso i giocatori perché quelli che avevo a disposizione li ritenevo adatti per disputare un campionato da protagonisti come poi hanno fatto. Certi risultati si ottengono quando stai dalla parte del giocatore, io non ho mai accettato le sue decisioni, non sono uno yes man e forse lui si è indispettito dei miei continui no. Siamo riusciti a vincere da subito e nessuno può discutere questo, anziché stare tranquillo ogni tanto gli partiva la brocca e chiedeva di allontanare qualcuno salvo poi, dopo che mi opponevo, darmi una pacca sulle spalle dicendo: "Mister aveva ragione lei su questo giocatore". Io dico che vincere in queste condizioni a Sassari è stato faticoso con un presidente come Lorenzoni che ha cercato di sfasciare il giocattolo che, evidentemente, non sentiva suo»
Cosa le dicevano i giocatori in questo mese?
«Gli ultimi venti giorni di allenamenti vedevo solo facce tristi al campo, loro si sono sentiti presi in giro vedendosi togliere i rimborsi spese, ripeto, in modo immotivato e ingiustificato. Io mi sono esposto, ho cercato di appianare le cose col presidente ma lui non ha voluto sentire ragioni, allora siccome non sono uno che dice solo sì mi sono sentito di dire le cose come stanno. Io non sono un allenatore che non fa gli interessi della società, anzi penso di aver costruito una squadra vincente facendo spendere alla società meno rispetto ad altri anni, però il tutto deve basarsi su un minimo di fiducia. I giocatori che ho portato a Sassari hanno accettato di firmare per la Torres senza ottenere in cambio alcuna garanzia, io dicevo loro: "Se vi dice che verrete pagati fidatevi". Ci ho messo la faccia e ho sbagliato, non avrei dovuto fidarmi. Ora mi domando con quale coraggio andrà a sottoscrivere i prossimi contratti in serie D»
Tornando alle cose sul campo, cosa le resta di questa stagione alla Torres?
«È stata una delle annate migliori da quando alleno, mai fatto dei numeri così incredibili. Mi resta una gioia immensa per aver vinto in una piazza bellissima come Sassari. Giocare e vincere di fronte a 1500 spettatori, seppur con numeri inferiori rispetto ad altri anni, è stato eccezionale. In Sardegna dopo Cagliari, c'è Sassari e io ho provato una gioia condivisa con i tifosi, con la squadra e qualche dirigente»
I tifosi si sono schierati dalla sua parte, tanti i messaggi d’affetto per la sua persona, per le vittorie ottenute e per il gioco espresso al Vanni Sanna?
«I risultati sono sotto gli occhi di tutti, solo uno miope come il presidente non vede e apprezza ciò che ha fatto questa squadra. Vincere 17 gare su 17 in casa specialmente dopo aver festeggiato la promozione in serie D alla 30ª giornata non è stato facile e penso che in futuro non sarà così facile ripetersi. Perciò dico che chi non ha saputo gioire per questi successi è meglio che stia fuori dal mondo del calcio. Ho ancora negli occhi le immagini di De Laurentiis che, dopo il successo del Napoli in Coppa Italia, è sceso dalla tribuna ed è andato negli spogliatoi a festeggiare perché ha vinto la squadra, la società, una città intera. Io ho esternato la gioia in ogni vittoria, quella che non ho visto in altre persone, evidentemente il presidente non sentiva suo il giocattolo ma né io né la squadra abbiamo mai voluto rubargli la scena, sin dalle prime interviste ho sempre detto che era la squadra era di Giorico e di Lorenzoni»
Quanto è il rammarico di non continuare il lavoro alla Torres anche il prossimo anno?
«È enorme perché la squadra poteva dire la sua anche in serie D, trascinata da un pubblico affamato ed entusiasta. La base era forte, andava rinforzata con qualche acquisto tra i non fuoriquota e prendere qualche altro giovane di valore, così si sarebbe potuto fare benissimo. Molto probabilmente al presidente Lorenzoni non interessava continuare con questo gruppo e col sottoscritto perché alla fin fine non credo neanche che sia stato un problema di soldi dell'ultima mensilità. Non sentiva suo il gruppo»
Ad ogni modo nessuno potrà cancellare il "triplete"
«Abbiamo lasciato un segno indelebile, vincendo il campionato col record dei punti, facendo il maggior numero di vittorie e il minore di sconfitte, avendo l'attacco che ha fatto più gol e la difesa meno battuta. Insomma, tutti i numeri sono stati dalla parte della Torres che ha vinto la Supercoppa regionale e, prima ancora, la Coppa Italia regionale, e ha ben figurato nella manifestazione nazionale nella quale avremmo potuto fare ancora meglio se solo si fossero evitati i disagi nelle trasferte anziché pensare a risparmiare. Nessuno potrà cancellare le vittorie ottenute quest'anno»
Il futuro di Giorico?
«Fortunatamente sto pensando ad altro perché l'impegno in politica mi prende tempo fino al 10 giugno. Ben vengano questi impegni perché così vengo assorbito da altri pensieri. Certo, c'era da gioire tutta l'estate se solo qualcuno si fosse dimostrato galantuomo. Comunque il mio telefono è sempre acceso e sarò pronto a valutare ogni buona proposta per me e il mio staff perché abbiamo il calcio nel sangue»