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Nicola Manunza, allenatore, Monastir
«Sarò sempre riconoscente al club per aver creduto in me»

Monastir alla meta, Manunza: «Campionato straordinario e ci davano per retrocessi. La squadra ha saputo gestire i momenti difficile»

“La miglior settimana della mia vita”. Questo potrebbe essere il titolo del film del Monastir con il tecnico Nicola Manunza attore protagonista di una salvezza conquistata con due giornate d’anticipo. Poco tempo da dedicare alla preparazione della gara col Porto Rotondo e molti messaggi da leggere: «I complimenti ricevuti mi hanno fatto molto piacere, quelli dei giocatori ci stavano avendo vestito diverse maglie quando indossavo ancora le scarpette, ma mi hanno piacevolmente sorpreso quelli ricevuti dai colleghi, due in particolare, perché sono tecnici dello stesso campionato e, perciò, avversari. La prima chiamata ricevuta, in assoluto, è stata quella di un presidente di club sempre di Eccellenza».

 

Un traguardo reso possibile dall’incrocio di due risultati

«Innanzitutto noi non dovevamo perdere a Gavoi e così è stato ma, fino al 95' della gara tra Tonara e Uri, pensavamo di dover conquistare ancora un punto col Porto Rotondo per non incorrere in quell’unica possibilità che ci vedeva sfavoriti in caso di classifica avulsa. Quando poi abbiamo saputo del 2-2 segnato all’ultimo minuto dall’Uri abbiamo potuto festeggiare in anticipo e trascorrere una settimana serena»

Eravate comunque in una botte di ferro

«In effetti vedevamo il traguardo da un po' di tempo, visto che non siamo mai stati coinvolti nella zona playout, ma l’aritmetica sembrava non arrivare mai. Il cambio passo del Tonara poteva essere ipotizzabile dopo la campagna di rafforzamento, quello fatto anche da Stintino e Porto Rotondo non ci dava più la sicurezza nemmeno della salvezza per distacco. Ora tutti questi calcoli appartengono già al passato»

Cosa si prova con la salvezza in tasca?

«Un po' di serenità, anche se quella penso di averla portata per tutto l'anno al campo, non volevo deludere la squadra e me stesso. Benché fossi al primo anno da allenatore in una prima squadra, non c’era la paura di andare male e l’eventualità di essere esonerato non è stata mai un problema perché quando ho accettato avevo messo in preventivo tutto. Man mano che passavano le giornate vedevamo comunque che l'obiettivo era alla nostra portata»

I segreti di questa stagione?

«La capacità della squadra di gestire i momenti difficili. Nelle partite, negli allenamenti e nello spogliatoio l’atteggiamento è sempre stato positivo e sereno. I tanti giovani del gruppo hanno avuto una grande voglia di mettersi in evidenza e migliorarsi, facilitati dal fatto che i nostri tre over trenta, Porcu, Zanda e Lai, muovevano le fila indicando la giusta direzione. Devo complimentarmi con tutti i giocatori e i componenti dello staff tecnico per aver sovvertito ogni pronostico visto che, a ragion veduta per quelle che sembravano le condizioni iniziali, tutti ci davano per retrocessi diretti»

Che meriti ha avuto, invece, l’allenatore? 

«So di aver trasmesso alla squadra serenità nei momenti peggiori che, a dire il vero, non sono stati così numerosi avendo perso due gare di fila solo due volte. Però abbiamo passato dei momenti di emergenza, così come siamo rimasti all'asciutto di vittorie in casa per quattro mesi o il dover assorbire l'addio di Festa, un elemento che si è dimostrato determinante per noi all’andata. La sua partenza poteva creare scompensi alla squadra, Umberto era importante dal punto di vista tecnico-tattico, ben visto da tutti nello spogliatoio» 

Qual è stato il momento più pericoloso?

«Quando abbiamo perso a Tonara e poi in casa col Taloro, lì poteva nascere apprensione e depressione visto che, prima di Natale, avevamo Nuorese e Muravera. Ma il pareggio coi barbaricini e la sconfitta di misura e in dieci con i sarrabesi ci hanno confortato in vista del recupero col Porto Rotondo prima di Capodanno. Vincere a Olbia ci ha risollevato del tutto»

La gara-chiave è stata quella?

«In assoluto sono due. La prima è proprio la sfida coi galluresi che per noi rappresentava lo spartiacque tra l’essere risucchiati o lo staccarsi dalla zona playout. Poi abbiamo vinto anche col Tortolì nella prima dell'anno nuovo. La seconda gara-chiave è la vittoria col Sorso, tre punti che hanno fatto la differenza in classifica, il classico exploit che ci ha dato carica e avvicinato di molto alla salvezza. Eravamo in emergenza totale e un ko poteva pesare a livello mentale perché, dopo il 3-0 ottenuto in casa della Ferini, sembrava tutto in discesa, invece è arrivato un punto in due gare assottigliando il margine dai playout, ma col Sorso abbiamo rimediato»

La terza miglior difesa del campionato, con 29 gol subiti, è un vanto 

«Credo sia un dato molto raro per chi lotta per salvarsi, quei numeri normalmente sono sempre abbinati alle squadre di vertice, infatti meglio di noi hanno fatto Sorso e Nuorese. All’interno di questo bel risultato penso sia sorprendente in positivo il dato fuori casa, 13 gol subiti sono pochi. Questo non vuol dire scendere in campo e difendersi solamente, prova ne sia che in diverse gare come quelle con Guspini, Porto Rotondo, San Teodoro, Tortolì, Nuorese siamo riusciti a rimontare. Siamo stati bravi tutti nella fase difensiva e, ovviamente, i quattro della linea con i portieri Zanda e Fortuna, sia nelle scelte fatte in gara che nell’atteggiamento»

Non è più un problema del Monastir, ma cosa succederà nella lotta salvezza?

«Difficile fare ipotesi perché Tonara, Porto Rotondo e Stintino possono centrare i playout in casa o anche retrocedere. Tutt’e tre incontrano avversari senza più obiettivi reali, dipenderà da come affronteranno le gare. Può esserci anche uno spareggio per determinare la terza retrocessa»

Come affronterete l’impegno contro il Porto Rotondo?

«Onorando il campionato e dando spazio a chi è stato meno impegnato ma pur sempre chiamato in causa in tutta la stagione. Si vedrà qualche fuoriquota in più perché d’altronde la nostra è una rosa molto giovane»

C’è mai stato un problema arbitrale per il Monastir?

«Diciamo che quando c’è stato la squadra non ne parlava più già dall'allenamento del martedì»

Ma è capitato che ne parlasse il presidente

«È il primo tifoso del Monastir e, a caldo, a volte alza i toni ma è un uomo di sport che spende ogni minuto della sua giornata per il bene della società e della squadra»

Il futuro di Manunza?

«Non lo so, a fine campionato incontrerò la società verso la quale sono e sarò sempre riconoscente per aver creduto in me dandomi l’opportunità di allenare in Eccellenza alla mia prima vera esperienza. Ritengo doveroso che la prima chiacchierata vada fatta con il Monastir, anche se nel calcio non c'è riconoscenza io la penso diversamente. Se ad entrambi farà piacere prolungare il matrimonio, e ci saranno le condizioni per farlo, io non avrò problemi»

Quali condizioni devono esserci?

«Innanzitutto essere consapevoli del fatto che quest'anno è stato ottenuto un risultato ai limiti della realtà, chiamatelo straordinario e comunque oltre le più rosee aspettative. Ma un anno ti può andare tutto bene, anche a livello di infortuni, noi non avevamo un terzo centrale di difesa e, per fortuna, non sono mai mancati i due di ruolo Porcu e Falchi»

In questo articolo
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2018/2019
Tags:
32ª giornata