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Talloru, il principe del gol dell'Atzara: «Nessuno come me in Seconda Categoria, non mi aspettavo di riuscire a segnare così tanto»
«La squadra crescerà ancora. Il futuro? Vedremo»

Talloru, il principe del gol dell'Atzara: «Nessuno come me in Seconda Categoria, non mi aspettavo di riuscire a segnare così tanto»

Quella che si è appena conclusa sarà un'annata calcistica assolutamente da ricordare per Sergio Talloru, capocannoniere principe dell'Atzara, del torneo e, aspetto ancora più sorprendente, dell'intera Seconda Categoria: nessuno infatti nei quattordici gironi ha fatto meglio di lui in termini di realizzazioni, con ben 44 reti nell'arco di ventisei gare. Un contributo eccezionale, che ha permesso ai rosso-blu di conquistare la seconda piazza e alimenta il sogno di un ripescaggio in Prima che rappresenterebbe un risultato eccezionale per una squadra che appena due anni fa lottava per non retrocedere in Terza Categoria.

«Si tratta di una delle mie migliori stagioni, sia dal punto di vista calcistico che umano. Quarantaquattro gol sono un traguardo di tutto rispetto, ma totalmente inaspettato, considerando che non sono il classico bomber che realizza valanghe di reti, ma si trova più a suo agio a ispirare i compagni e fortunatamente quest'anno è successo di frequente. Non è importante il mio traguardo personale, ciò che conta ora è il ripescaggio dell'Atzara». Un epilogo che sarebbe meritatissimo, per quanto mostrato nell'arco della stagione. «Abbiamo chiuso al secondo posto, a sole tre lunghezze dal Ruinas; penso che la squadra sia andata al di la delle proprie potenzialità, ottenendo il massimo; gli otto punti di vantaggio nei confronti della terza parlano chiaro. La capolista ha disputato un girone di ritorno incredibile, noi siamo stati bravi a migliorare ulteriormente i risultati raggiunti nella prima parte, ma non è bastato: proprio per questo, i vincitori meritano un applauso per la loro cavalcata».

Decisivo, ai fini del risultato finale, il confronto diretto in casa. «Un match fondamentale a quel punto della stagione, soprattutto a livello psicologico. Se fossimo riusciti a spuntarla, saremmo andati a +3, ma il Runas è stato praticamente perfetto, devastante. Hanno perso solo una gara, in trasferta con il Meana. Probabilmente non esprimevano un grande calcio, ma non significa che siano una cattiva squadra, anzi: badavano al sodo, molto fisici e organizzati, riuscivano a gestire la manovra con personalità per tutti i 90'. Al contrario, noi siamo stati troppo belli e poco esperti. In quell'occasione avevamo fatto la gara per 40', passando in svantaggio al 44' per una disattenzione. Nel secondo tempo non c'è stata praticamente storia». Il rimpianto più grande, invece, è legato al pari della seconda giornata con il Meana: «Quei due punti persi non avrebbero cambiato nulla, ma era una vittoria che avremmo strameritato».

Il bilancio per l'Atzara è comunque positivo. «Un attacco formidabile con 101 gol fatti, un gioco piacevole e dinamico, anche grazie ad un allenatore, Roberto Cadeddu, che ha lavorato sulla cultura calcistica con i giovani del paese; un salto di qualità impressionante, se consideriamo che soltanto due anni fa la retrocessione in Terza è stata evitata agli spareggi play-out». I primi frutti erano maturati già dall'anno scorso: «Un ottimo settimo posto, con il secondo miglior attacco, a pari merito con il Samugheo, alle spalle soltanto del Seulo galattico che aveva vinto a mani basse il torneo. Anche quest'anno ci siamo tolti qualche soddisfazione: penso proprio che ci aggiudicheremo la coppa disciplina come squadra più corretta dell'intero girone». Soddisfazioni importanti per continuare a crescere: «La dirigenza ha voluto sviluppare un progetto solido, io l'ho sposato in pieno, anche se rinunciare a categorie e offerte importanti non è stato facile. Mi manca Tonara, il tifo, il palcoscenico della Promozione: in quell'esperienza ho imparato tanto, anche a livello personale, come ragazzo; sono stati bravi a valorizzare le mie potenzialità e li ringrazierò per sempre. Ricordo con piacere la vittoria del campionato, i 19 gol nella stagione della salvezza». La testa ora è tutta per i rosso-blù: «Un paese che da tanto, mi stimola a fare benissimo. Qui mi sento a casa, e allo stesso tempo ho la possibilità di investire sul mio lavoro, che in realtà è la scommessa più grande che porto avanti, ma il calcio è la mia passione, una seconda vita, e non nascondo che mi piacerebbe ritornare a giocare ad alti livelli».

Il futuro è un rebus ancora tutto da risolvere: «Sicuramente ci sarà un confronto con il club, ma a prescindere da come andranno poi le cose non potrò fare altro che ringraziare tutti, sono stati splendidi nei miei confronti. Al momento non posso fare programmi, in questo mondo spesso è difficile sapere cosa succederà dopo, ma l'Atzara rimarrà per sempre nel mio cuore». L'eventuale approdo in Prima Categoria sarebbe un motivo in più per proseguire con questa avventura. «Un palcoscenico di tutto rispetto, mi auguro che la squadra possa trovare la sua giusta dimensione, l'habitat più adatto. Sarebbe il giusto riconoscimento per un progetto serio, come non se ne vedono spesso: si è puntato forte sui locali, con tre o quattro elementi arrivati da fuori per dare una mano. Io, D'Ascanio, Conti e Congiu, in sostanza i più esperti, ci siamo semplicemente messi a disposizione. Personalmente ho dato il 120%, tra allenamenti e partite; continuerò a farlo, in qualunque squadra».

Per alcuni, paradossalmente, il punto debole dell'Atzara è stata proprio l'estrema dipendenza dal fantasista. «Le pressioni non mi spaventano, hanno scommesso su di me e io ho cercato di ripagare la loro fiducia, segnando ben 74 reti in due stagioni, non sono poche. Quest'anno sono stato il giocatore più prolifico di tutte le seconde, ma penso comunque che la nostra forza sia stata il gruppo, composto da persone eccezionali. Una su tutte? D'Ascanio, ne vorrei undici in campo, per serietà, testa, professionalità e abnegazione. Un ragazzo splendido, non lascia nulla al caso, si allena come se il calcio fosse il suo lavoro. Ci tengo a fare anche i complimenti a Maurizio Savoldo, un veterano dell'Atzara che ci ha dato una mano mettendo a disposizione l'esperienza e la passione per la maglia, aspetti che forse i ragazzi di oggi ignorano quasi del tutto. Con i suoi quaranta anni ci ha riempito il cuore di gioia: è stata una felicità immensa vederlo segnare gol decisivi». Talloru spende parole importanti anche per il suo tecnico: «Gli auguro un futuro roseo, questa squadra non può fare a meno di mister Cadeddu; immagino che l'Atzara se lo terrà ben stretto, ma penso che abbia la possibilità, le potenzialità per raggiungere obbiettivi importanti».

In questo articolo
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2015/2016
Tags:
Sardegna
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