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Ivan Cirinà, allenatore. Tonara
«Fiducioso per San Teodoro, voglio risposte sul piano mentale»

Tonara, Cirinà è carico: «Avventura difficile e stimolante, volevo tornare in pista e la società mi ha voluto fortemente. C'è tempo e modo per arrivare alla salvezza»

Di nuovo in pista e pronto a rimettere in campo esperienza, saggezza e competenza in un campionato come l'Eccellenza che conosce in ogni sua sfaccettatura. Ivan Cirinà ha detto sì al Tonara, ultimo in classifica con 3 punti in 7 gare, senza aver mai vinto ancora neanche in Coppa Italia e reduce dal 4-0 casalingo contro la Nuorese di fronte al tecnico di Ossi che dalla tribuna scrutava la squadra che ha deciso di allenare con l'intento di riportarla su e tagliare il traguardo salvezza. L'avventura in Barbagia non è una novità per il quasi 46enne allenatore sassarese dopo i tre anni alla guida del Taloro (dal 2011 al 2014 con il traguardo storico della semifinale playoff), e la stessa Eccellenza l'ha vissuta da protagonista anche con il Ploaghe (semifinale playoff), in modo breve a Castelsardo (ultime 5 giornate senza riuscire ad evitare la retrocessione), ancora positivamente con l'Atletico Uri (finale di Coppa Italia) mentre, l'anno scorso, l'esperienza alla Torres è durata lo spazio di due mesi e mezzo. «Ho detto sì al Tonara per la passione verso questo sport - spiega Cirinà - perché noi allenatori dobbiamo essere pronti a qualsiasi situazione e perché dentro di me c'era poi la voglia di tornare in pista dopo un anno di stop e, dall'altra parte, c'è stata una società che mi ha voluto fortemente e che ringrazio. La mia azienda mi è venuta incontro col lavoro e ho potuto accettare la proposta. Sono ora il primo responsabile di una squadra arrivata ai vertici dell'Eccellenza, reduce da due ottavi posti e con all'attivo una vittoria della Coppa Italia che ha permesso a questo club di rappresentare la Sardegna in Italia. Per me è un onore e devo dare il massimo per tirare fuori la squadra da questa situazione di classifica spiacevole. Sarà un'avventura molto difficile e stimolante diversa da tutte le altre fatte finora».

 

Come altro definire questa esperienza a Tonara?

«È una tappa che mi formerà ancor di più, che mi darà altri spunti importanti per crescere sotto il profilo professionale. A quasi 46 anni ho fatto esperienze importanti, a volte positive e a volte negative sul piano dei risultati ma dando sempre il massimo. Non mi fa paura la distanza, il freddo e neanche la classifica, perché la squadra è ultima ma, avendo già riposato, ha una gara in meno rispetto alle avversarie che hanno 4 punti in più e ora sarebbero salve; per di più abbiamo incontrato squadre di gran livello come Guspini, Sorso e Nuorese perciò è una situazione non impossibile. Certo, arrivo in un momento non felice, dopo tre gare fatte una dietro l'altra e un altro trittico in arrivo settimana prossima che mi porterà a dover fare un lavoro breve ma intenso e, soprattutto, farmi capire immediatamente dai ragazzi»

Quali aspetti positivi e negativi della gara contro la Nuorese?

«Indubbiamente è stata la gara peggiore che il Tonara potesse giocare in quel momento perché, senza un tecnico ma con in panchina l'allenatore della Juniores che è stato comunque in gamba, affrontava la squadra più in forma del campionato. Le difficoltà, le incertezze e le lacune si sono così amplificate. Devo dire però che la squadra ha lottato, dopo 3' poteva fare gol con il colpo di testa di Farias, ha subito due reti in pochi minuti grazie alle prodezze di Cocco ma i ragazzi, anziché scomporsi e andare in tilt, hanno tenuto botta andando vicini al gol con la punizione di Pili e sono rimasti in partita fino a 20' dalla fine. Il 3-0 ha chiuso i conti ed è arrivato anche il 4-0 ma i segnali positivi ci sono stati in un mare di confusione lampante. Bisogna lavorare sulla testa e su alcune certezze tattiche da preservare»

Quali analogie e quali differenze rispetto al triennio vissuto a Gavoi?

«Di analogie ce ne sono diverse, dalla tifoseria calda e appassionata ma rispettosa ad una società che è molto presente e vicina ai giocatori e si mette a disposizione dello staff tecnico. In squadra c'è un animo barbaricino ma anche degli argentini (Foglia e Farias, ndr) che, per affinità coi sardi entrano subito in sintonia come successe a me a Gavoi quando allenavo Canessini e Gutierrez. Le differenze sono che arrivo con un mercato chiuso, con 7 gare da giocare prima di poter modellare la squadra mentre al Taloro, in estate, avevo sempre un ampio raggio per scegliere come rinforzare la squadra. Ora dovresti comunque cercare di andare a prendere giocatori già accasati e la classifica incide anche sulla scelta del singolo. Subentrare a campionato in corso è nuova esperienza per me, a Castelsardo lo feci ma a 5 giornate dalla fine e in una situazione ormai compromessa sebbene andammo vicini alla salvezza; a Tonara invece ho il tempo necessario per lavorare e centrare l'obiettivo della società che è quello della salvezza» 

Fiducioso per l'esordio a San Teodoro?

«Intanto il cambiamento genera entusiasmo, i ragazzi vogliono fare bene e dimostrare di essere giocatori di categoria mentre la società ha fatto una scelta non facile nel chiamarmi, dimostrando di essere vicini alla squadra e credendo ampiamente nella salvezza. L'affronteremo con tranquillità e serenità sapendo di dover dare il 200% perché il 100% non basta. Il San Teodoro è partito in ritardo ed è normale che qualche passaggio a vuoto ci sia, come la gara di domenica scorsa a Samassi, ma ha 10 punti in classifica che non sono pochi e vuol dire che ha dei giocatori in rosa di un certo livello come Verachi, Aiana, Doddo, Spina. Cercheremo di sfruttare i loro problemi e mi aspetto una risposta dalla squadra sotto il profilo mentale e dell'attenzione, perché questa gara deve creare la base di un percorso che ci porterà alla salvezza»

Le prime 8 giornate sta vedendo Muravera e Nuorese creare un primo solco, sarà un discorso a due per la serie D?

«Come organici sembra di sì, però Sorso e Uri, che sono appena in ritardo, possono tornare sotto non dico per vincere ma come pretendenti principali ai playoff. Tra le migliori reputo anche il Guspini e lo dimostra la loro buonissima partenza che poteva essere ancora più importante se non ci fossero stati gli infortuni a Cherchi e Stocchino. Quest'anno inciderà molto il distacco, con 7 punti tra seconda e terza si annullano i playoff. Sarebbe stato più interessante lasciare i 10 punti mentre rivedrei il discorso sui furoiuquota»

Ad esempio?

«Facendo un discorso sull'età media complessiva di squadra, per tutelare giocatori classe 96' e 97' già pronti e formati per questa categoria anziché obbligare a mettere in campo i 2000, o i 2001 per chi non ha i primi, creando false aspettative in ragazzi che vengono fuori dagli Allievi regionali, che poi devono scontrarsi con giocatori che hanno 80 chili di muscoli. Vorrei sapere se si è fatto uno studio su quante giornate gioca il 16enne o 17enne per squadra, sugli infortuni che hanno subito per i carichi di lavoro che affrontavano e se si sono valutate le problematiche legate allo studio. Dovremo un po' tutti fare una battaglia che è contro mulini a vento ma così non si cresce e si vede anche nei risultati delle Rappresentative con i nostri ragazzi spesso in difficoltà fisica e tecnica» 

Cosa resta, invece, della breve parentesi alla Torres?

«Mi ha insegnato tanto, innanzitutto ad essere più attento ai rapporti con la dirigenza e alle pubbliche relazioni. Ho pagato un non completamento della rosa, specie nel reparto offensivo in cui aspettavamo giocatori mai arrivati mentre quelli presi, come il francese Julvecourt e Lo Coco, avevano problemi fisici. La gara col Calangianus è stata eclatante perché se non segni attaccando per 90' e sbagli pure due rigori... Sono comunque contento di aver contribuito a costruire una squadra da zero, e non era facile convincere i giocatori, è normale ci fossero aspettative alte ma sono stato esonerato dopo aver perso contro Stintino e Sorso, che hanno chiuso la stagione a pari punti con la Torres, passando il turno di Coppa Italia. Quando si va male è normale che paghi l'allenatore ma sono convinto che, con un po' più di calma da parte della società e con alcuni accorgimenti alla rosa, la Torres se la giocava col Castiadas per la vittoria finale. Le mie responsabilità comunque me le prendo ma, col senno di poi, ora dico che avrei agito in maniera diversa»

In questo articolo
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2018/2019
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8ª giornata