L'ex tecnico: «La non conferma? Senza spiegazioni»
Zaccheddu, tutto male quel che inizia bene: «Castiadas poco corretto, nel calcio si sbaglia sempre il modo per chiudere i rapporti»
Lo stile e l'eleganza hanno sempre contraddistinto il Giampaolo Zaccheddu giocatore (una promozione in C1 col Mantova nel 1986 e 10 reti come il bomber Bortolo Mutti), stesse caratteristiche mostrate da allenatore che lo ha visto guidare Selargius, Arbus, Villasimius e, negli ultimi sei anni, vincere i campionati di Promozione con Progetto Sant'Elia e Pula e ottenere due secondi posti ancora col Pula in Promozione e col Castiadas in Eccellenza, la scorsa stagione. Questo risultato non è bastato per la conferma sulla panchina dei sarrabesi, eliminati nel primo turno dei playoff nazionali senza mai perdere contro il GhiviBorgo. Il club ha ufficializzato, a metà della settimana scorsa, l'arrivo di Andrea Piccarreta, ex tecnico Porto Corallo. L'amarezza e la delusione è tanta ma la compostezza con la quale Giampaolo Zaccheddu ha accusato il colpo resta, visto che il patron del club è il fratello Cenzo e col presidente Pierpaolo Piu i rapporti sono sempre stati ottimi. «So bene che la conferma non è un diritto divino - dice l'ex tecnico selargino - e nel calcio tutto ci può stare ma quando manca la chiarezza e la correttezza allora devo anche difendermi e mettere qualche puntino sulle "i". Fino al 24 maggio (la gara di ritorno dei playoff, ndr) ho conosciuto una faccia di questa società, sempre disponibile con il tecnico e la squadra, e per la quale non ho avuto niente da rimostrare; da tre settimane c'è stata, invece, poca correttezza e mi farebbe piacere sapere cosa sia successo dall'ultimo incontro che ho avuto visto che c'erano tutti i presupposti per parlare chiaro con me».
La voce che il Castiadas potesse cambiare tecnico c'era, si parlava appunto di Andrea Piccarreta ma anche di Bernardo Mereu
«Ma infatti dissi subito a mio fratello: "Non fate come accade in tutte le altre società, parlate chiaro se c'è l'intenzione di cambiare tecnico". Ho ricevuto rassicurazioni e, invece, vengo a sapere dagli organi di informazione che non sono stato confermato e che è stato scelto un altro allenatore. Non è corretto nei miei confronti ma siccome mi sembra non sia stata fatta una valutazione tecnica ma più "politica" e legata alla decisione dirigenziale di fare una sorta di "fusione" col Porto Corallo, il ragionamento l'avrei accettato. Bastava però parlar chiaro, invece c'è quest'andazzo nel calcio e si sbaglia sempre il modo per chiudere i rapporti perdendosi in un bicchier d'acqua. Tutto si può accettare se è fatto con correttezza, così invece ne risponderà la coscienza di chi ha preso questa decisione»
Il rammarico è misto al danno che le panchine sono quasi tutte assegnate?
«In questo senso non sono evidentemente molto fortunato, perché un trattamento simile mi capitò pure con il Progetto Sant'Elia e Pula mentre il Quartu 2000 fu corretto, Sebastian Puddu mi avvisò per tempo che non avrebbe potuto mantenere gli impegni per il campionato mentre stavamo costruendo una grande squadra, fui molto dispiaciuto ma non me la presi come in questo caso. A Castiadas bastava poco, una toccata di stile che non c'è stata visto che il 15 luglio ho letto che non facevo più parte di un progetto. Il rammarico c'è ed è quello di non poter continuare il lavoro con una squadra di prospettiva, con un'età media di 22 anni e dai valori tecnici e morali importanti per iniziare un inizio ciclo vincente a Castiadas. I giovani sono bravi e gli anziani ottimi, un gruppo che è difficile si formi così bene a questi livelli, mi piange il cuore leggere che alcuni stanno andando via e che si disperda quanto è stato fatto. Le negatività le lascio a chi le ha pensate e fatte, non trovo una spiegazione ma posso intuire che quando c'è una specie fusione altri dirigenti portino in dote l'allenatore»
Nelle analisi fatte al campionato di Eccellenza si è detto che il Muravera ha vinto anche perché aveva tenuto il gruppo dell'anno prima, cosa che avrebbe potuto fare ora il Castiadas
«Rimango dell'idea e della convinzione, probabilmente diversa da quella della società, che questo gruppo - con pochi ritocchi - poteva fare bene in serie D e con meno ritocchi ancora poteva ripetere il campionato di vertice in Eccellenza. Qualcuno diceva che la squadra non aveva le "palle", invece era composta da giocatori seri, attaccati alla società e che giocava bene, perché se Mesina ad esempio ha segnato quasi 50 gol l'ha fatto perché è bravo - e infatti mi auguro faccia il salto nei professionisti - ma il merito è stato anche nella qualità del gioco e nei compagni che l'hanno aiutato a segnare così tanto. La squadra aveva una sua fisionomia di gioco e un'idea di calcio, non riesco a trovare negatività in questo gruppo e sono rammaricato che non verrà portato avanti»
Anche sul parco fuoriquota eravate messi bene con alcuni giovani del '97 che ora hanno un campionato di Eccellenza alle spalle
«Può essere che abbia il prosciutto negli occhi ma credo che i nostri fossero tra i migliori fuoriquota del campionato, a detta anche dei miei colleghi. Qualcuno con esperienza in serie D come Cabras, altri in Eccellenza e nelle Rappresentative come Orrù e Frau, a gennaio è arrivato un '96 forte come Satta, ha fatto bene Perra e può dare ancora di più, tra i '97 dico che Tosi è stato tra i migliori mentre Corda è bravo e da migliorare caratterialmente. Mi auguro che rimangano tutti, non bisognava fare grandi cambiamenti ma questo è un discorso che attiene al nuovo progetto e non voglio entrare nel merito»
Torniamo al campionato: siete partiti male, poi avete fatto un gran recupero, trovando la vetta e andando in fuga, il Muravera vi ha ripreso e staccato, voi avete risposto con un ultimo aggancio ma il pareggio con l'Alghero ha fatto sfumare lo spareggio per il primo posto
«Potevamo vincere il campionato, c'erano le possibilità, è vero. Abbiamo fatto una bellissima rincorsa, recuperando e distanziando il Muravera ma poi tutti si soffermano alla gara con l'Alghero. Io dico che bisogna essere bravi in tutte le componenti ma anche avere un pizzico di buona sorte negli episodi, in tutto l'anno. Dire che abbiamo perso il campionato col pareggio contro l'Alghero è limitativo, bisogna andare indietro ancora, ricordare che abbiamo iniziato con una squadra non all'altezza delle prime perché molti giocatori erano fuori per infortunio, in certi ruoli eravamo scoperti. Dopo 9 giornate avevamo 7 punti dalla capolista Lanusei e avevamo altre tre squadre davanti a noi, bastava fare una partenza diversa perché poi, con l'affiatamento raggiunto, per noi è stato un altro campionato. Infine, non va nemmeno dimenticato che la rinuncia del Sanluri ha disturbato il campionato e sfavorito noi che con altre due squadre avevamo giocato contro di loro nel girone di ritorno»
Si può obiettare però sulle scelte di mercato a dicembre. Ad esempio, è stato un errore mollare Arrus diventato determinante nel Muravera?
«Questa è una vicenda mai chiarita ma dovrebbe essere il presidente Più a spiegare il motivo del perché Alessandro è andato via. Noi dello staff tecnico non siamo certo deficienti e sapevamo benissimo che è un ottimo portiere, io poi lo conosco bene perché l'ho avuto a Pula»
Anche l'addio di Simone Farci non si è capito tanto bene
«Io non ho mai messo in dubbio il valore del giocatore, che ho voluto io anche se non l'avevo mai allenato. L'ho seguito in tutti questi anni al Selargius e ne conosco vita e miracoli, è un ragazzo serio oltre che bravo in campo, mi piacciono i giocatori così e, infatti, non l'avrei dato anche se voci di corridoio parlavano che dovevamo tagliarlo. Se fosse stato così glielo avrei detto io di persona invece, due settimane prima del mercato di riparazione, mi ha rivelato che aveva problemi di orari con gli allenamenti e pensava di andar via. Ha fatto una grande gara in Coppa Italia e credevo ad un ripensamento, ha confermato che voleva andare via e non potevo trattenerlo. Ma non era previsto un cambio di giocatori in mezzo al campo da parte mia»
Può essere allora che il giocatore non sentisse la fiducia dell'ambiente?
«Lui ha iniziato la stagione con una tendinite ed era in difficoltà, superato questo periodo stava crescendo e, nel suo momento migliore, è andato via. Non aveva senso privarsi di uno come lui, specie dopo aver trovato determinati equilibri. La scelta l'ha fatta lui, dopo si vociferava che la società avesse voluto cambiare ma se ci fosse stato una imposizione per il "taglio" mi sarei opposto, così come se il giocatore avesse motivato il suo addio con la mancanza di fiducia da parte della società l'avrei fatto rimanere»
Nel mirino delle critiche erano finiti anche Porcu ed Emiliano Melis che poi hanno potuto dimostrare il loro grande valore
«Sulle qualità dei giocatori, su ciò che hanno fatto in carriera e su quanto dato quest'anno, non si possono mettere in discussione. Emiliano andava gestito per via di qualche problema fisico che ha avuto negli ultimi anni, infatti in rosa avevamo abbondanza di punte; sapevamo che potevamo perderlo in alcune gare e penso che l'abbiamo saputo gestire bene, basta vedere il numero di partite fatte e dei gol segnati, ha sempre inciso. Ma quando si parla di giocatori come lui e Pierluigi non ci si deve soffermare sui numeri o sui rimborsi spese presi, ma vedere l'impatto che hanno sulla costruzione di un gruppo, sulla crescita dei giovani fuori e dentro il campo. Di fronte a loro c'è da togliersi il cappello, per l'umiltà che hanno nonostante i trascorsi in carriera. Non è facile a questi livelli vedere in una squadra come il Castiadas una sinergia così elevata tra "anziani" e "giovani", in questo il merito è anche dell'apporto degli altri esperti del gruppo»
Martinez altro capitolo spinoso, non ha mai nascosto di non esser stato utilizzato per il potenziale che aveva
«Con Jaime ho avuto un rapporto chiaro e schietto. Quando è arrivato eravamo secondi in classifica, è stato preso per integrare un reparto che era già abbondante, con tre attaccanti come Mesina, Emiliano Melis e Sarritzu, che stava andando alla grande. Gli ho chiesto di porsi con umiltà, che avrebbe trovato spazio con degli avvicidendamenti e alternanze, quando l'ho utilizzato ha fatto il suo dovere, certo lui chiedeva sempre di giocare, voleva dare il massimo ma non era facile dargli più minutaggi con Mesina che segnava sempre ed Emiliano che andava a formare una coppia affiatata. Sarritzu ad esempio l'ho messo anche esterno di centrocampo, per vincere i campionati bisogna avere una rosa abbondante, Martinez non era contento ma con me ha avuto un comportamento leale e franco, con una parentesi spiacevole quando nella finale dei playoff regionali ha fatto un gesto brutto abbandonando la panchina dopo le tre sostituzioni e passando il finale di gara in tribuna. Lì potevo cogliere la palla al balzo per mandarlo via assecondando la volontà della società che voleva punirlo per il gesto grave. Invece l'ho tenuto perché aveva chiesto scusa, ha fatto una settimana fuori rosa e poi è rientrato in gruppo per i playoff. Può darsi non sia stato contento dell'esperienza a Castiadas ma con me è stato, nel complesso, correttissimo»
Ma proprio perché in attacco eravate ben messi non sarebbe stato meglio prendere un difensore centrale visti gli infortuni?
«L'idea c'era ma non è capitata evidentemente la soluzione giusta o il giocatore che facesse al nostro caso. Potevamo prendere Totò Bruno ma non volevamo fare un torto al Porto Corallo che ci aveva già dato Volpe e si doveva salvare. Sul mercato c'erano giocatori di categoria inferirore ma se dovevano essere una seconda scelta o comunque al pari di Massessi e Boi, per me validissimi, non aveva senso fare quel mercato. Se ci fosse stato il fenomeno da prendere non ero certo uno stupido da oppormi anche perché è venuto a mancare Massessi per diverso tempo a causa di un brutto infortunio»
La gara di ritorno dei playoff ha forse cambiato il destino del Castiadas e di Zaccheddu?
«Non mi sento di dover recriminare sulle due gare col GhiviBorgo, entrambe giocate bene. In questi spareggi trovi sempre squadre organizzate, all'andata abbiamo pareggiato con qualche occasione in più per loro, specie su mischie, ma abbiamo avuto anche la possibilità di vincere con una traversa colpita a 3' dalla fine. Al ritorno abbiamo chiuso il primo tempo in vantaggio e non concedendo nulla, poi è arrivato il pareggio da calcio d'angolo su un nostro errore, ci siamo fatti prendere un po' dalla paura ma diciamo che è mancato quell'episodio favorevole altrimenti sarebbe stato tutto diverso. Nei playoff non abbiamo perso, altleticamente stavamo bene ed eravamo con la testa giusta, peccato non essere arrivati in finale»