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«Non siamo professionisti, la passione è tutto»

Belvì, la sorpresa del torneo costruita a costo zero; Muggironi: «Tirare su la squadra è un'impresa, la cosa più bella è vedere tanta gente al campo»

Nel frattempo che Ruinas, Atzara e Meana Sardo si contendono la vittoria finale del torneo a colpi di gol e prestazioni importanti, brilla sempre più intensamente la stellina del Belvì, una squadra messa in piedi tra mille difficoltà in un paesino di circa seicento abitanti, se non è un miracolo, poco ci manca, che sta riuscendo a ritagliarsi uno spazio importantissimo, come conferma il sorprendente e meritatissimo quarto posto in classifica a pari punti con il Tonara, a sei lunghezze dal secondo posto. Roberto Muggironi, giocatore, capitano nonché responsabile tecnico del gruppo, ci accompagna a conoscere una realtà fatta in casa, che deve fare i conti con una molteplicità di problemi, anche piuttosto critici, ma che riesce nonostante tutto ad andare avanti, alimentata dal combustibile più prezioso che ci sia: la passione per il calcio.

«Bisogna necessariamente partire dall'inizio: come ogni anno infatti non sappiamo se riusciamo a mettere assieme la squadra, Belvì è un paese di circa 600 abitanti che deve fare i conti con lo spopolamento e con la scarsa voglia dei ragazzi di impegnarsi nel calcio: non c'è più l'euforia di un tempo. Di solito, facciamo l'iscrizione, vediamo come si mettono le cose e confermiamo la partecipazione al torneo. In estate eravamo dodici contati, ci siamo presentati al via praticamente senza allenamenti nelle gambe: ci sono squadre che per un campionato di Terza Categoria fanno un mese e mezzo di preparazione, manco fossimo professionisti; la nostra idea di calcio dilettantistico è diversa. Strada facendo, trovi qualcuno che ha voglia di darti una mano, un fattore determinante, considerando che i giovani del posto hanno dovuto fare i conti con diversi infortuni». La settimana procede in maniera anomala: «Non ci alleniamo mai insieme, gli elementi di Belvì sono pochi, preferiamo vederci al campetto, è inutile andare a lavorare nell'impianto grande, il tempo non passa mai, molte volte poi il maltempo non ce lo permette. La domenica ce la giochiamo con tutto la determinazione possibile: quello che arriva è sempre ben accetto, senza rimpianti, se va male pazienza».
I risultati positivi però stanno arrivando eccome: contro il Meana avete conquistato la vittoria numero dodici. «Non abbiamo niente da perdere, probabilmente avere la testa libera ci da una marcia in più; per il resto, stiamo facendo un ottimo lavoro. Nell'ultima uscita eravamo pesantemente rimaneggiati, mancavo io, che oltre a fare l'allenatore sono anche il capitano, più le due punte titolari. Nonostante le assenze, siamo stati in grado di tenere testa ad un avversario di primo livello». Assieme alla squadra, lotta un paese intero. «La cosa più bella è vedere al campo un centinaio di persone che sostengono i ragazzi; i risultati contribuiscono a far aumentare l'entusiasmo, si sta creando un buon seguito; alcuni giocatori organizzano la festa patronale, sono molto inseriti nella comunità e riescono a coinvolgere anche tutti quelli che con il pallone non hanno mai avuto niente a che fare prima d'ora. Una mano d'aiuto fondamentale arriva poi dai nostri sponsor, che non possiamo che ringraziare».



La filosofia di Muggironi e di tutta la dirigenza è chiara: «E' sempre più difficile mantenere in vita una società: chi sposa il nostro progetto lo fa esclusivamente per la bella atmosfera che si respira all'interno dell'ambiente, ma ci sono tanti ragazzi che per giocare in un campionato di Seconda ti chiedono anche 400-500 euro, una cosa da pazzi, i soldi sono la rovina del calcio». Poi si lancia in una piccola provocazione. «Lo sport a livello dilettantistico è fatto per coinvolgere il numero più alto di persone, per questo non capisco il senso di limitarsi a tre sostituzioni per partita. Con rose di 16\18 giocatori c'è sempre qualcuno scontento, che non trova spazio e decide di mollare. Bisognerebbe semplificare le cose, agevolare i piccoli club e i loro tesserati, ma dalla Federazione rispondono sempre che è una regola nazionale».
Chi non ha perso la passione è Gianni Succu, domenica tra i migliori in campo dall'alto dei suoi 53 anni. «Quando ti piace una cosa, continui a farla. L'abbiamo contattato ad inizio stagione quando avevamo grossi problemi, lui ci ha dato la sua disponibilità anche se dopo tanti anni voleva dedicarsi esclusivamente alla famiglia. Con il passare delle giornate ci ha preso gusto, ma l'emergenza numerica è rientrata, così si è fatto un po' da parte, per lasciare spazio ai giovani del posto. Ora siamo di nuovo contati: dal girone di ritorno è tornato con noi, sempre titolarissimo; ha una voglia incredibile di divertirsi che non vedi di certo nei diciottenni di adesso».
Come si può far crescere un progetto come quello del Belvì? «E' difficile, perchè siamo sempre costretti a ripartire da 0, programmare è impossibile senza risorse economiche alle spalle. Tutti vogliono imitare il Tonara, che ha un settore giovanile solido dietro: ci ha provato l'Aritzo, il Desulo, con investimenti notevoli, ma non puoi certo indebitarti per il calcio: se prometto una cifra e non riesco a garantire quanto pattuito che figura ci faccio?». Un vero e proprio peccato, considerando che il paese sforna puntualmente ottimi talenti. «In base al numero di abitanti, la percentuale è sicuramente molto alta: negli scorsi anni al Tonara giocavano ben cinque ragazzi di Belvì, ora sono solo due. Poddie è un talento eccezionale, Curreli ha scelto di tornare in pese per motivi di lavoro, mentre il fratello milita nel Samugheo. La nostra dimensione è questa: giochiamo per divertirci, senza fasciarci la testa se le cose non vanno bene, non siamo mica professionisti».
Per quanto riguarda la vittoria finale, Muggironi è sicuro: «La spunterà il Ruinas, ma non sono i più forti, noi ce la siamo giocata alla pari entrambe le volte. All'andata ci siamo presentati in undici contati, con i postumi della festa patronale, rimediando un 2 a 2. Al ritorno abbiamo fallito una clamorosa occasione per siglare il 2 a 1. Sono la squadra più compatta, difficilmente vanno in difficoltà, rimangono uniti e macinano il loro solito gioco: possono contare su diverse ottime individualità, una difesa esperta e un buonissimo portiere. Al Meana al contrario sono troppo nervosi, non sempre riescono a reagire nel migliore dei modi. L'Atzara invece è troppo Talloru-dipendente: se blocchi lui, fermi mezza squadra; hanno anche altri validi giocatori, ma fanno troppo affidamento sul fantasista che se non è in giornata non può risolvere le gare da solo».

In questo articolo
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2015/2016
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Sardegna
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