Il ragazzo torna agli ordini di Lulù Oliveira
Davide Porru racconta l’addio di Corona al Tuttocuoio: «Colpito da saudade fulminante»
E' durata poco più di due mesi l'avventura di Giuseppe Corona con il Tuttocuoio in Lega Pro. L'attaccante, classe 1989, aveva lasciato a fine stagione il Muravera dopo aver conquistato la Coppa Italia di categoria e il terzo posto nel campionato di Eccellenza.
La notizia della rescissione del contratto, giunta nella serata di ieri, ha sorpreso un po' tutti.
Giuseppe aveva mostrato le sue grandi capacità nelle prime uscite del club, contro l'Empoli e la rappresentativa AIC. Per capire meglio la situazione e le motivazioni di questa rescissione del contratto, abbiamo contattato il procuratore Davide Porru che ci ha dato tutte le spiegazioni riguardati la scelta del suo assistito.
Questa notizia, ha lasciato a bocca aperta tutti i sostenitori di Giuseppe: quali sono i motivi di questa rescissione?
«Una forma di saudade fulminante, che ha colpito Giuseppe progressivamente.
Accolto con grande affetto ed entusiasmo da dirigenti e collaboratori della società, ha subito scoperto che il suo neoallenatore Massimiliano Alvini gli avrebbe affidato la maglia numero 10. Trequartista, il suo ruolo naturale, che non ha mai potuto ricoprire perché le tutte le squadre in cui ha giocato non potevano sicuramente rinunciare alle sue capacità realizzative. Titolare a 24 anni in Lega Pro dopo tanti anni di speranze e delusioni, passati da eterna promessa incompiuta. Prospettive uniche, che avrebbero preso corpo una volta superate normali e lecite difficoltà di ambientamento ed un breve periodo di adattamento ai ritmi di gioco della categoria ed alle maggiori esigenze tattiche. Non avendo mai lasciato l’isola se non per qualche giorno, gli sono mancate le piccole cose. Sostanzialmente ha sofferto il cambio di routine, ed il timore di non raggiungere lo stato di forma dei compagni in breve tempo, hanno generato in lui uno sconforto cresciuto troppo velocemente, che gli ha impedito di pazientare almeno fino al termine della preparazione estiva, quando tra l’altro a detta di tutto l’ambiente avrebbe senza dubbio acquisito maggiore sicurezza ed una maggiore autostima. Nonostante ciò si è messo subito in mostra nelle uniche due gare amichevoli disputate contro l’Empoli ed una rappresentativa AIC a Coverciano, meritandosi anche alcune citazioni dei cronisti locali, subito impressionati dalle sue accelerazioni. La società AC Tuttocuoio è stata ancor più vicina a Giuseppe, cercando di comprendere insieme a lui se le difficoltà incontrate potevano essere superate mettendo a sua disposizione un numero importante di voli aereo o ospitalità per gli affetti familiari. Gli è stato dato il tempo di decidere, ma ormai la decisione era stata presa e non è più voluto tornare sui suoi passi. Nella giornata di ieri quindi, con grande rammarico, il contratto è stato risolto consensualmente. La mia speranza è che non venga criminalizzato. La sua è una scelta di vita, e come tale deve essere rispettata. In questo momento Giuseppe pensa solo a divertirsi con un pallone, a prescindere dalla posta in palio. Una ricerca della semplicità quasi disarmante per tutti, in un periodo in cui non è semplice retorica parlare di grandi lavoratori disoccupati pronti a svolgere i lavori più duri per uno stipendio. E’ evidente che in questo momento se un talento così puro che rinuncia a buone prospettive di carriera tra i professionisti, diventa oggetto di una notizia che interessa tutto il movimento calcistico sardo e che può essere oggetto di feroci critiche. L’augurio è che prevalga il buon senso e che anche lui ci metta del suo per riscattarsi (nel modo che riterrà opportuno) in maniera tale che i rimpianti non diventino una costante della sua vita».
Come è stato accolto Giuseppe al Tuttocuoio? Ha avuto difficoltà ad ambientarsi ed a trovare la giusta sintonia con il resto del gruppo e con lo staff?
«Al Tuttocuoio, Giuseppe ha trovato una società d’altri tempi ed allo stesso tempo contraddistinta da organizzazione e innovazione. Solo 5 stagioni fa si disputava il campionato di Promozione, ma grazie ad una struttura societaria che in questi anni è stata persino collaudata, il tecnico Alvini (partito dagli amatori) ha condotto la squadra fino ai professionisti. Pochi acquisti mirati ogni stagione, nessuna spesa pazza, politica dei giovani e valorizzazione delle cariche societarie: tutti termini spesso abusati un po’ ovunque. Non a Ponte a Egola, dove i risultati sono arrivati e nel calcio si sa i risultati sono tutto. Nella piccola frazione toscana si vive di cuoio e di pelli (i romantici del calcio anni ’80 ricorderanno sicuramente la Cuoiopelli, che ironia della sorte ora milita nel campionato di Promozione toscano), il tasso di disoccupazione è tra i più bassi in Italia, e si fa sistema tra imprenditori e cittadini. L’intero territorio ha favorito l’impresa del Tuttocuoio: un piccolo Chievo che la prossima stagione sarà quasi certamente promosso per l’ennesima volta. Quest’anno infatti, in ognuno dei due gironi di Lega Pro Seconda Divisione (che l’anno prossimo scomparirà), saranno promosse 9 squadre su 18 (le restanti 9 retrocederanno in Serie D). Il Tuttocuoio ha dirigenza, staff tecnico, organico e ambiente favorevoli all’ennesima impresa. Il Tuttocuoio, avendo per opera dei suoi dirigenti ottimi rapporti con addetti ai lavori che in passato hanno conosciuto la Sardegna a vario titolo, anche come calciatori, crede ciecamente nei ragazzi sardi, ai quali riconosce numerose attenuanti anche caratteriali per tutto ciò che concerne la nostra posizione geografica. Ma i sentimenti verso la nostra terra sono visti con rispetto e con stima. Per questo motivo le maggiori attenzioni nel prossimo campionato di Eccellenza sarda saranno concentrate verso giovani ancora dotati di forte ambizione e autostima, oltre che abilità calcistiche sulle quali è possibile lavorare. Sicuramente sarà seguito Nicola Vacca, sul quale in questa sessione sono state raccolte informazioni primarie, come saranno seguiti Davide Piras di Tonara e Cristian Sanna, ormai prossimo a trasferirsi alla Nuorese. Quest’ultimo, determinato come pochi, ha finalmente recuperato da un fastidioso infortunio e non avrà difficoltà quest’anno a dimostrare il suo valore e la sua duttilità. Un modello che sulla carta è replicabile ovunque. Spero che società come il Costa Rei, che in questi mesi hanno fatto grandi proclami, riescano a far seguire coi fatti le splendide intenzioni comunicate senza perdere tempo a investitori, stampa e tifosi. La piazza senza il minimo dubbio può ambire alla Lega Pro. In caso contrario, si ripartirà ancora una volta da zero».
Concentriamoci sul futuro del giocatore: in che squadra giocherà nella stagione 2013/2014?
«Alla luce di quanto avvenuto, Giuseppe è alla ricerca di tranquillità. Tranquillità che sa certamente di poter ritrovare a Muravera. E questa è l’unica cosa che conta. Se il Costa Rei lo vorrà, Giuseppe Corona sarà agli ordini di Lulù Oliveira anche questa stagione. Sempre che quest’ultimo, che ha sperato fino a ieri di sentir parlare di Giuseppe come un vero calciatore e non più come una promessa, decida di rimettere in discussione eventuali gerarchie nate proprio in seguito alla partenza del duo Corona-Piludu. Tecnicamente non se ne parlerebbe nemmeno, ma se è nato un progetto fatto di promesse garanzie e aspettative Lulù Oliveira, umanamente impeccabile, non lo metterà certamente in discussione. Giuseppe aveva tutte le carte in regola per arrivare in Serie A nel giro di 2-3 stagioni, ora questo giudizio è sospeso momentaneamente in attesa di capire che tipo di stato d’animo prenderà il sopravvento in lui. Per Giuseppe sarà difficile convincersi nuovamente (ma soprattutto convincere tutti gli addetti ai lavori) che il suo posto è tra i professionisti e non, con tutto il rispetto possibile, tra i dilettanti. Il ragazzo conosce il peso delle etichette e sa perfettamente che questa potrà toglierla solamente se avrà uno scatto d’orgoglio pauroso. Un Giuseppe Corona allenato, devastante, capace di dare un importante contributo alla squadra nelle due fasi, non lo abbiamo ancora visto, e forse non lo vedremo mai. Ovviamente credo che tutti speriamo in una sua pronta smentita già nella prossima stagione. In Lega Pro le squadre vengono costruite con la calcolatrice. L’80% dei trasferimenti avvenuti in questa sessione di mercato riguarda calciatori classe ’94 e ’95 cresciuti in settori giovanili di A e B, possibilmente appena svincolati, dalla Juventus sino alla Virtus Lanciano. Questo perché le regole attuali costringono le società a monetizzare nel breve periodo (con una ridistribuzione quasi omogenea dei contributi federali per il minutaggio) e poi, se si riesce, si aspira ad un buon piazzamento. Un po’ come se il Cagliari Calcio quest’anno lasciasse liberi, due a caso, Masia e Deiola: per loro ci sarebbe la fila per 1-2 anni, se poi in questo brevissimo lasso di tempo i due non fossero in grado di fare il grande salto, probabilmente sarebbero costretti a giocare in Eccellenza a vita e farlo, forse, con mille frustrazioni. Giocoforza non si scommette più nemmeno sui ’92 svincolati, figuriamoci su un ’89 che non ha mai esordito tra i professionisti. Ecco perché il caso di Giuseppe Corona è più unico che raro e la sua occasione era davvero ghiotta».
Si sono già fatte avanti delle società per assicurarsi le prestazioni del suo assistito?
«Non sono giunte proposte per il semplice fatto che la notizia non era ancora stata resa pubblica, nonostante si tenti di accostare il suo nome alla Torres. Dubito fortemente che Giuseppe possa indossare in questa stagione la maglia dei sassaresi: il sogno di giocare tra i professionisti ora può attendere, e sarebbe perlomeno incauto spingerlo verso una scelta di questo tipo, dove sicuramente non avrà nostalgia del nostro dialetto e delle nostre qualità, ma sicuramente dovrebbe faticare più del dovuto per ottenere la massima stima dalla nuova dirigenza e dai nuovi compagni in una piazza notoriamente importante quanto ambiziosa. E non è il caso di estorcere promesse ad un ragazzo che ha compiuto 24 anni pochi giorni fa e che al momento desidera soltanto giocare a calcio. Un’anticipazione: ci sono società, non necessariamente club calcistici, già pronte ad investire tempo, risorse ed entusiasmo nello scouting in Sardegna. Il materiale tecnico e umano non è mai mancato, ma forse finalmente qualcuno ha capito che vale la pena perdere un po’ di tempo in più con dei ragazzi la cui unica colpa, fino a quando questa non diverrà una forza, è quella di essere isolani».
Pietro Piga