Il difensore ricorda i 4 anni passati in rossoblù
Il Ploaghe degli ex va a Gavoi ma senza Silvetti: «Avventura già chiusa, era destino che non giocassi contro il Taloro»
Taloro-Ploaghe è un inedito in Eccellenza ma la gara di domenica al Mariastiai avrà un sapore particolare per altri motivi che vanno oltre la semplice vittoria da afferrare. Per il pubblico gavoese, infatti, sarà l'occasione per poter riabbracciare alcuni dei protagonisti delle ultime stagioni, come Ivan Cirinà e Sandro Cherchi. Ma anche per il tecnico di Ossi e l'attaccante sassarese ci sarà l'enorme piacere di rivedere, seppur da avversari, dirigenti, giocatori e appassionati coi quali hanno condiviso tante battaglie. Non saranno della partita il regista Gianni Piredda, due stagioni fa in rossoblù, perché squalificato ma, soprattutto, non ci sarà Giuseppe Silvetti, per quattro anni colonna della difesa barbaricina.
Il 29enne difensore sassarese da una settimana non fa più parte del club biancoblù, un addio improvviso e, per certi versi clamoroso, consumatosi all'indomani della gara persa in casa del Lanusei nella quale era in panchina dopo aver disputato 8 partite da titolare. «Il capitolo Ploaghe per me si è chiuso - taglia corto il giocatore - ho terminato da qualche giorno gli allenamenti e resto un loro tesserato fino a dicembre. Non sto qui a raccontare i motivi per i quali l'avventura si sia chiusa prematuramente, lascio una squadra seconda in classifica e con la seconda miglior difesa, faccio i migliori auguri alla società per il proseguo del campionato». C'è amarezza nelle parole del forte centrale difensivo autore di un gol nella gara contro il Valledoria ma, soprattutto, la consapevolezza di non poter essere domenica a Gavoi: «Per chi tiferò? Non mi schiero né da una parte né dell'altra, al Taloro ho lasciato un pezzo di cuore. Avrei voluto esserci per rivedere delle persone per me speciali ma probabilmente era destino che io non dovessi giocare contro la mia ex società». Perché l'addio al rossoblù è ancora fresco e se avesse segnato «non avrei esultato anche se è normale poi che uno dia il massimo per la maglia che indossa».
La notizia che Giuseppe Silvetti sia sul mercato è iniziata già a circolare, il passaparola tra giocatori è forte e il club di Tore Buttu non ha nascosto il proprio interesse per riprendere il figliol prodigo. «Gavoi è un ambiente eccezionale, non nego che ho ricevuto chiamate ma già in estate ho voluto lasciare il Taloro non per questioni economiche ma per avvicinarmi a Sassari, dove lavoro, e per essere più presente ai miei familiari, in più sto convivendo con Marina, la mia splendida fidanzata. La proposta del Ploaghe era l'ideale e mi piaceva poter essere ancora allenato da mister Cirinà. Ora invece mi ritrovo di nuovo sul mercato, ho ricevuto alcune proposte da club di Eccellenza e di Promozione per vincere, voglio restare nel Sassarese, per giocare più lontano da casa avrei accettato solo Gavoi». Quattro anni non si dimenticano facilmente. «Sono stati tutti eccezionali - ricorda Silvetti - e fatti con grande sacrificio ma sono orgoglioso di aver fatto parte di un Taloro che è esploso nell'ultimo quadriennio, insieme con altre colonne come Roberto Mele e Marco Pinna, facendo la storia del club che ha vinto per la prima volta la Coppa Italia di Eccellenza nel mio primo anno, quando c'era Vincenzo Fadda allenatore e Antonio Lavra presidente. L'anno dopo è arrivato in panchina Ivan Cirinà e abbiamo bissato la finale di Coppa dove ho fatto gol alla Torres, in campionato siamo arrivati quinti ma l'Olbia annullò i playoff per distacco, la stessa cosa è capitata due anni fa col Latte Dolce, l'ultima stagione invece abbiamo chiuso al quarto posto conquistando finalmente questi benedetti playoff». La sfida persa in casa del Porto Corallo è uno dei match che il difensore ex Nuorese e Barisardo («Nel 2010 viaggiavo da solo e facevo 250 km ad andare e altri 250 a tornare, un pazzo») ricorda più volentieri: «Era un traguardo che mancava a tutti noi, indimenticabile il lungo applauso a fine gara dei nostri tifosi presenti nella tribuna di Villaputzu». Ma la gara più bella è stata «la vittoria in finale di Coppa Italia a Dorgali contro il Tortolì, una gara sentita in modo anormale, mi sono emozionato nel vedere i tifosi che ci acclamavano, se ci penso mi vengono ancora i brividi. Quando Mele segnò il rigore decisivo i nostri tifosi esplosero come una bomba. Ricordo con tanto piacere anche le gare nazionali di Coppa Italia fatte contro il Città di Marino che arrivò poi in finale e conquistò la serie D. Giocavamo contro avversari extraterrestri, ex professionisti che l'anno dopo sfiorararono anche la serie C. Ci fecero grandi complimenti, all'andata facemmo 0-0 di fronte a mille tifosi emozionati per un evento storico e che portava Gavoi ad una ribalta nazionale, al ritorno perdemmo 2-1 a Marino rischiando di qualificarci grazie al gol di Cadau e con 300 tifosi al seguito».
Quei tifosi che per Silvetti non hanno eguali in queste categorie: «Non si possono paragonare, sono fuori classifica. Incitano la propria squadra, non ci hanno mai abbandonati, non vanno mai contro il proprio giocatore e nemmeno contro gli avversari. Il vero tifo dev'essere così». Gavoi è un paese che dà il cuore per il calcio («Vorrei tornarci presto, con la mia ragazza, per salutare grandi amici, dirigenti, tifosi, che mai mi hanno voltato le spalle») e che sta sostenendo anche la squadra affidata a Pippo Zani e Franco Cottu, risalita fino all'ottavo posto dopo una difficile partenza. «Questa è la loro dimensione più giusta per questo campionato perché ci sono giocatori di grande importanza. Hanno un'ottima fase difensiva, con soli 9 gol subiti, gli stessi del Ploaghe, e secondi solo al Lanusei. Poi c'è un portiere di grande esperienza come Pippo, un amico e uomo eccezionale. Possono arrivare tranquillamente anche nelle prime 5 posizioni, perché i tifosi gavoesi sono il dodicesimo uomo, sanno farti esaltare, togliendoti fuori anche quello che non hai».