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Gianluca Siazzu, attaccante, Torpè
«La storica promozione in Prima? Una festa per 700 tifosi»

Il Torpè vive un sogno col profeta Siazzu: «Un'annata speciale, mi mancava giocare per il mio paese. Ho cercato di dare l'esempio ai giovani»

Ben venti vittorie, due pareggi ed una sola sconfitta, per un totale di 62 punti ed un distacco nei confronti della diretta inseguitrice Bottidda che al momento è di 14 lunghezze; sono i numeri, davvero impressionanti, collezionati quest'anno dal Torpè, dati che tra l'altro potrebbero lievitare ancora, in positivo, nei cinque impegni che mancano da qui alla fine.
Difficile, per il resto, trovare le parole adatte per descrivere un'impresa di questo tipo, con le statistiche che aiutano a farsi un'idea più chiara: Gianluca Siazzu e soci vantano l'attacco più prolifico, con 88 centri, e la difesa meno perforata del torneo. Una stagione a dir poco esaltante, in cui il forte ed espertissimo bomber ha vestito i panni di leader indiscusso, dentro e fuori dal campo, contribuendo in maniera determinante a realizzare un vero e proprio sogno ad occhi aperti: lo storico approdo in Prima Categoria del club del suo paese. Ottenuto con larghissimo anticipo, la squadra baroniese ora ha la possibilità, e tutte le intenzioni, di gettare le basi e costruire un progetto che possa risultare solido anche nel futuro prossimo.

«Per me è stata un'annata speciale — dichiara l'immortale Gianluca Siazzu — sono di Torpè e non avevo mai giocato, prima d'ora, con la maglia del mio paese. Si è trattata della classica scelta di cuore: non dico che il calcio da noi stava morendo, ma quasi. Tra i dirigenti del club ci sono diversi amici che mi hanno chiesto una mano ed ho accettato senza esitare. Sentivo che un'esperienza di questo tipo mi mancava, non è stato difficile prendere una decisione in questo senso».
Con 38 reti all'attivo il contributo dell'attaccante classe 1975 è stato a dir poco fondamentale. «Lascio che siano gli altri a giudicare il mio rendimento (ride); io posso solo dire che giocare mi diverte ancora molto, è la mia passione più grande. Fare gol passa in secondo piano, non era di certo l'aspetto principale quest'anno; ci tenevo soprattutto a far capire a tutti che lo sport, e nello specifico il calcio, può regalare tanti vantaggi ad una comunità». Poi aggiunge. «Non dico che questo mondo mi ha salvato, ma comunque mi ha aiutato moltissimo, sia per i principi e i valori che mi ha trasmesso, sia per gli insegnamenti che ho ricevuto: una vera e propria scuola di vita. Ed è proprio questo aspetto che ho cercato di condividere con i miei compagni ed i miei compaesani. Il nostro piccolo centro purtroppo sale alla ribalta delle cronache solo in occasione di episodi drammatici; ora finalmente fa parlare grazie al pallone, che è una delle cose più belle al mondo, secondo me».
Siazzu ha messo a disposizione del gruppo tutta la sua grande esperienza. «Quando hai a che fare con i ragazzi gli stimoli diventano importantissimi: io ho solo cercato di dare il giusto esempio; se uno di 43 anni riesce a fare certe cose, figuriamoci un ragazzo di 15-16 anni, tenendo sempre bene in mente che l'obiettivo non dev'essere quello di arrivare per forza in Serie A».

La squadra è stata letteralmente sommersa dall'affetto e dal calore di un paese di quasi tremila abitanti.
«I tifosi hanno risposto alla grande: in trasferta, sin dall'inizio, potevamo contare su 200 sostenitori sempre pronti ad incitarci con il massimo dell'entusiasmo; il giorno che abbiamo conquistato la certezza matematica del titolo al campo c'erano 600-700 persone, davvero niente male. Io credo che la gente abbia capito i valori e le motivazioni che ci hanno accompagnato in tutta la stagione, ma mi piace pensare che si tratti soltanto del primo passo verso un futuro ancora più roseo; un discorso che riguarda principalmente, è ovvio, tutti i ragazzi più giovani».

Tra le pagine più belle, Siazzu ne sceglie una dal significato particolare.
«Tutti gli addetti ai lavori, alla vigilia, puntavano forte sul Pattada, che veniva considerata la squadra da battere. Nel match di andata, in casa loro, siamo rimasti in 10 uomini dopo appena 10' ma nonostante tutto non ci siamo demoralizzati, anzi, abbiamo vinto con un mio gol in sforbiciata al 90', l'arbitro ha fischiato la fine subito dopo e sono entrati tutti in campo ad abbracciarmi: i tifosi, i compagni in panchina, l'allenatore; un vero e proprio delirio (ride). In quel momento ho capito che stava davvero nascendo qualcosa di bello».
Nessuno, in sostanza, si aspettava un trionfo di queste proporzioni.
«Anche perché abbiamo iniziato la preparazione in 8 elementi appena, ora invece il gruppo è composto da 27 giocatori; la soddisfazione più grande credo che sia proprio la nutrita partecipazione, il coinvolgimento nel progetto da parte di tutti, nessuno escluso».
Sino ad ora, il Torpè ha rimediato soltanto un ko, alla prima uscita di novembre, in casa contro il Supramonte. «Eppure ci ha fatto bene, quando perdi capisci molte cose. È stata una tappa utile: da quel momento in poi siamo scesi in campo con la consapevolezza che nessuno ti regala niente e che se fai il presuntuoso rimedi puntualmente delle bruttissime figure. La squadra però non si è persa d'animo, in questo senso è stato bravo il nostro allenatore a tenere il gruppo compatto e ad aiutarci a ripartire più forte di prima».

Il bomber tra l'altro ha potuto giocare in tandem con il fratello Stefano.
«Una cosa che ci era capitata per cinque mesi lo scorso anno, ma si trattava di una situazione particolare. In passato era successo soltanto ai tempi della Primavera. Con lui ovviamente c'è un rapporto particolare ma, a parte questo, mi sono divertito tantissimo a giocare con ragazzi più giovani di me anche di 25 anni, una cosa bellissima. Hanno seguito alla lettera tutti i consigli dei dirigenti e del mister, in me vedevano un punto di riferimento, ma meritano davvero un applauso per la professionalità che hanno dimostrato, nonostante disputassero un campionato di Seconda Categoria, rinunciando alle uscite o a quella birretta in più, sai come funziona nei paesi (ride)».

Oltre ad un attacco a dir poco atomico, i giallo-blu hanno messo in vetrina un pacchetto arretrato a prova di bomba, con appena 18 gol al passivo. «Il Torpè ha dimostrato, sul campo, di essere una compagine completa in ogni reparto, anche se dobbiamo ammettere che i vari Farina e Gallo, per citarne due, sono elementi che per la Seconda Categoria sono un autentico lusso. Se non ti cali in questa dimensione con la giusta concentrazione, però, rischi di rimediare brutte figure anche se magari dal punto di vista tecnico-tattico sei superiore alla media; è stato entusiasmante vedere la serietà con cui hanno affrontato gli impegni, come se fossero in Serie C o in Serie D».

Per Siazzu, insomma, si tratta dell'ennesima stagione ricchissima di soddisfazioni, ma il classe '75 non ha nessunissima intenzione di cullarsi sugli allori. «Non so quanti gol ho realizzato nella mia carriera e, detto sinceramente, manco mi interessa contarli. Preferisco pensare sempre alla domenica successiva, non mi guardo mai indietro. So solo che ho intenzione di giocare e divertirmi ancora: finché non arrivano i carabinieri a portarmi fuori dal campo io insisto; a parte gli scherzi, credo che sino a quando il fisico regge non ho nessun motivo di smettere. Se invece mi dovessi accorgere di non essere più in grado di mantenermi su un livello adeguato prenderò tutte le decisioni del caso».

Si chiude con la dedica di rito. «Il mio pensiero più grande va a tutto il paese, con la speranza che questo possa essere un punto di partenza, che il calcio possa aiutarci a rinascere con qualcosa di bello tra le mani; questa comunità ne ha veramente bisogno. Il messaggio è chiaro: con lo sport riesci ad intervenire nel sociale in maniera efficace, facendo molta meno fatica rispetto ad altre strade».

In questo articolo
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2018/2019
Tags:
Seconda Categoria
Girone G