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Manunza sposa il Progetto: «Il Sant'Elia vince perché è un gruppo completo»
A Olbia 6 anni dopo: Bello aver rivisto gli amici

Manunza sposa il Progetto: «Il Sant'Elia vince perché è un gruppo completo»

Sei anni fa si erano lasciati e ieri c'è stato l'incontro. Nicola Manunza e l'Olbia è una storia fatta di due campionati in serie C2 da protagonista dal 2002 al 2004: prima stagione 25 presenze e 3 gol, compreso quello importantissimo nella gara di ritorno dei playout contro la Lodigiani (un 3-0 che sancì la salvezza); seconda stagione 26 presenze e ancora 3 gol. Il centrocampista del Sant'Elia chiude l'ultima gara del girone d'andata da protagonista firmando, proprio contro la sua ex squadra, l'assist per il gol del neo-difensore dei cagliaritani Marco Lantieri che, all'82', salva la capolista dalla sconfitta dopo il vantaggio dei bianchi siglato da Milia al 73'. Un passato calcistico di tutto rispetto quello di Manunza, classe 1979, che dopo il campionato primavera nel Cagliari, a 18 anni, è già in serie D con la maglia della Villacidrese. Quattro anni di fila segnando in tutto 23 reti. L'Olbia lo conosce da avversario quando nel 2001/02 i bianchi vinsero il campionato di serie D e gli offre appunto la possibilità di giocare due campionati professionistici. A 25 anni ritorna in serie D con l'Arzachena (7 reti), poi gioca nel Budoni (Eccellenza), nel Selargius di Virgilio Perra, un anno e mezzo al Samassi e l'arrivo l'anno scorso a dicembre al Progetto Sant'Elia.

 

Nicola, come è andata la tua prima partita da ex contro l'Olbia?

«È stata una gara un po' particolare, mi ha fatto piacere rincontrare persone con le quali ho condiviso due anni di calcio. Compagni come Gianni Spanu e Checco Milia, il magazziniere e il giardiniere, è stato bello rivederli. Ma dopo i primi due-tre minuti di gara ero concentrato per dare il mio meglio pensando solo alla mia squadra»

Sei stato in ogni caso decisivo nel fornire l'assist per il gol di Lantieri in una partita che per voi si stava mettendo a rischio

«Sì, ho calciato in mezzo all'area di rigore una punizione tagliata, ma la mia era una palla normale è stato poi bravo Marco a metterla dentro»

Se dovessi tirare le somme per questo girone di andata del Sant'Elia, primo in classifica con 37 punti?

«Quello che abbiamo fatto finora è andato anche al di sopra delle aspettative. All'inizio si vedeva la Nuorese come ammazza-campionato, invece per una serie di motivi adesso al comando ci siamo noi. Abbiamo fatto molte buone prestazioni, siamo una squadra completa con una rosa ampia e la possibilità di fare i cambi giusti. Ma, soprattutto, siamo un bel gruppo fuori e dentro il campo»

I rivali più agguerriti per la vittoria del campionato?

«Ormai ce la giochiamo con Fertilia, Torres e Muravera. Non penso che altre squadre possano ambire al primissimo posto»

Dalla primavera del Cagliari hai militato poi in serie D e in serie C. Senti tanto la differenza con il calcio che giochi adesso in Eccellenza?

«La serie C è molto diversa, viene privilegiata molto di più la tecnica e da lì la possibilità di eseguire molte più giocate. È un calcio più ragionato. Scendendo di categoria questo aspetto cambia molto, in Eccellenza il tempo delle giocate si riduce e gli uomini ti vengono subito addosso. Con la serie D, invece, la differenza non è tanta soprattutto perché con la regola dei quattro fuoriquota in campo il gioco risente un po' della mancanza di giocatori esperti e diventa un misto tra Primavera e Eccellenza»

Tuo fratello Andrea ha giocato con gli allievi del Cagliari, ha esordito in serie D con l'Atletico, poi un paio di mesi al Tortoli ed infine ha optato il calcio a cinque. Ti è mai passato per la testa di fare una scelta simile?

«Se devo essere sincero sì, ma l'idea è sfumata in fretta. Non è un tipo di gioco che si adatta a me e i "giochetti" con il pallone non sono mai stati il mio forte»

Nasci come esterno ma ti sei adattato a fare il centrale, il trequartista e in situazioni di emergenza anche il terzino. Se potessi scegliere tu ruolo e modulo?

«Un 4-4-2 con me esterno. Ho giocato in questo ruolo sinché sono andato a Selargius, con mister Perra ho iniziato a fare il centrale. Adesso con il Sant'Elia giochiamo con un centrocampo a quattro e io gioco a destra, questa è la posizione che preferisco»

Perché hai giocato solo due anni in serie C?

«Questo discorso penso che valga soprattutto per i sardi che rimangono a giocare nelle squadre dell'Isola. Se avessi giocato in una squadra del Continente ci sarebbe stata una maggiore possibilità di giocare ancora in serie C. In Sardegna, all'epoca, c'erano solo Torres e Olbia tra i professionisti e quando ho fatto la scelta di non rinnovare il contratto con l'Olbia al momento pensavo fosse la scelta più giusta andare all'Arzachena, una buona squadra con tante ambizioni»

Cosa è cambiato con il tecnico Pani vista la striscia incredibile di risultati positivi che avete collezionato?

«Lui è stato bravo a crare un clima ideale per lavorare. Ci alleniamo e scendiamo in campo con serenità e armonia, e questo ora si nota di più. Quando c'è serenità mentale questa si riflette bene sul campo e i nostri risultati ne sono una dimostrazione. Otto vittorie e due pareggi è davvero un ottimo bottino»

I compagni con cui hai legato di più?

«Ibba, Chessa e Atzori. Ci conoscevamo già da prima, siamo amici in campo e fuori. Tra l'altro la prossima settimana Peppe Atzori battezzerà mio figlio»

Sarà bravo quanto te nel calcio?

«Speriamo anche meglio di me... Ma sarà lui a scegliere lo sport da praticare, io vorrei prima di tutto che studiasse e poi che giocasse anche a calcio»

Eleonora Fava

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2010/2011
Tags:
Sardegna
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