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Eccellenza
Il tecnico ai box: «Accetterò solo progetto seri»

Prastaro: «La regola dei giovani condizionerà l'Eccellenza, favorite piazze come Sassari, Olbia e Alghero»

Nessuna proposta è ancora riuscita a far gola al tecnico Antonio Prastaro che, pur essendo ancora senza panchina, con tutta serenità aspetta una qualche richiesta più allettante. «Sono allenatore dall’età di 20 anni, non è obbligatorio stare in panchina - spiega il tecnico ex-Nuorese - per accettare devo trovare un bel progetto e dei giusti propositi sennò preferisco stare fermo e seguire il calcio da spettatore, che è pur sempre bello». Antonio PrastaroPerché dopo aver vinto negli ultimi tre anni due campionati di promozione con Muravera e Nuorese, perdendo solo due partite nelle ultime due stagioni, Antonio Prastaro potrebbe non essere del tutto appagato al comando di una squadra con basse ambizioni e un progetto poco solido. «Non per forza deve essere un progetto vincente, ma per lavorare bene devono esserci degli obiettivi ben fondati e una società organizzata come si deve, poi possono darmi anche una squadra di 11 bambini ma a queste condizioni». E affidargli qualche giovane da crescere non sarebbe neanche tanto male visto che i più "famosi" Checco Pisano, Claudio Pani, Andrea Cocco e Davide Moi sono in buona parte prodotto di mister Prastaro, che per tre anni allenò nei giovanissimi nazionali del Cagliari.

 

Le condizioni per le quali ora firmerebbe?

«Un progetto con delle buone fondamenta, che abbia degli obiettivi precisi e una società ben organizzata che voglia perseguirli. Tutto questo manca spesso alle società, c’è troppa improvvisazione e poca organizzazione»

Quali proposte le sono arrivate?

«Oltre a quella del Tortolì che ritengo comunque un’ottima piazza, qualche altra richiesta nell’Isola e in serie D nel Lazio, che ho rifiutato perché non ci ho visto troppa chiarezza. A qualcuno ho detto no perché non vorrei allenare sotto la promozione, sarebbe per me poco stimolante»

Dopo aver riportato Nuoro in Eccellenza e l’anno dopo perso con lei una partita su nove, arriva il suo esonero. Quali motivazioni attribuisce a questo?

«Una motivazione che può essere solo extra-tecnica visto che in due anni a Nuoro ho perso due partite. Era un discorso societario legato ai fondi economici di cui disponeva la società. Hanno preso questa decisione e l’ho dovuta accettare seppur con un po’ di dispiacere, ho dato più di quanto abbia ricevuto. In ogni caso porterò con me sempre dei ricordi bellissimi della Nuorese e in futuro non si sa mai»

Cosa mancava e manca a Nuoro?

«Un progetto serio. Nuoro è un’ottima piazza, ha uno stadio bellissimo e un paese che segue la squadra come se giocasse in serie professionistica. È ridicolo che debbano limitarsi alla Promozione o all’Eccellenza, ci vorrebbe un bel progetto che la portasse più in alto per dare visibilità ad un paese dove il calcio è importantissimo»

Come vede il campionato di Eccellenza quest’anno

«Molto equilibrato perché l’ago della bilancia saranno i giovani. Si possono avere sei “vecchi” forti ma senza buoni giovani si rischia. Quella dei giovani è una regola che condiziona il campionato e piazze importanti come Sassari, Olbia e Alghero sono favorite per i settori giovanili di cui dispongono»

Il Sant’Elia in serie D

«Tutto da scoprire. Il gruppo storico dell’anno scorso era un bel gruppo, per me bisognava fare meno ritagli perché un gruppo vincente si deve toccare il meno possibile. Nonostante questo, i presupposti per fare bene ci sono, hanno una società ambiziosa che non ha mai sbagliato e che ora rappresenta Cagliari. Spero diano continuità ad un progetto vincente»

Le società sono in crisi?

«Sì, sia come risorse economiche che come “menti pensanti”. Non tutto si risolve con i soldi, bisogna saper gestire bene le risorse sotto la base di buone idee. Se le società fossero più competenti e più professionali si risparmierebbe e si farebbero grandi cose»

Quattro giovani in campo, un danno o un beneficio?

«L’idea della federazione di far crescere i settori giovanili è buona, ma avrebbe dovuto fare una regola meno drastica dando semplicemente degli incentivi alle società che fanno giocare i giovani. Non è giusto lasciare per strada giocatori di 27 o 28 anni che pur non essendo giovanissimi hanno da dare ancora tanto al calcio»

Se non dovesse trovare una squadra da allenare quest’anno?

«Alleno da quando avevo vent’anni, questo incarico non mi mancherà. Se dovessi star fermo anche quest’anno, di calcio ne vedrei comunque tanto… meglio qualche partita di serie A»

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2011/2012
Tags:
Sardegna
Intervista