Il regista: «Fino a luglio pensavo di restare»
Pula-Atletico, parola all'ex Erriu: «Tre anni capitano, una gara speciale»
Villacidro-Nuorese (ore 15.30), Pula-Atletico Elmas (ore 16) fanno da antipasto alla 9ª giornata di Eccellenza. Menù gustoso a Pula se non altro perché in casa biancorossa ci sono diversi ex che hanno fatto la storia recente del club di Tonino Orrù: dal tecnico Sergio Fadda, all'interno di centrocampista Francesco Uccheddu, dal giovane attaccante Andrea Dulcis ('93) al regista Oscar Erriu che, per tre anni, ne è stato il capitano. «Non nascondo che per me questa è una gara diversa dalle altre, un po' speciale per noi quattro», dice il 36enne ex Atletico. Che non pensava certo di cambiare maglia: «Quando uno supera i 30 anni, nel mio caso arriva a 36 (compiuti domenica scorsa, ndr), non pensa tanto a cambiare squadra e ammetto che, dopo tre stagioni passate all'Atletico, avrei preferito restare anche la quarta».
Come vi siete lasciati con l'Atletico?
«Ci siamo lasciati bene, fino a luglio pensavo ancora di rimanere anche se ai nostri livelli certe cose si intuiscono già»
Un addio non traumatico però per la presenza a Pula del tecnico Fadda e di altri due ex compagni dell'Atletico
«Certo, mi ha fatto piacere avere ancora l'opportunità di lavorare con il mister e di giocare ancora con Uccheddu e Dulcis, ma ognuno di noi è stato mosso da scelte diverse. Uccheddu e Dulcis, essendo giovani, devono mettere in preventivo che nella loro carriera ci siano passaggi ad altre realtà, il tecnico Fadda aveva ritenuto fosse finito un ciclo e cercava nuovi stimoli. Io ho avuto la fortuna che una società come il Pula mi abbia voluto dare fiducia»
Il Pula è una buona squadra alla quale, vista la classifica, manca ancora l’acuto giusto
«In effetti, abbiamo conquistato 11 punti in 8 partite, questo è un cammino normale, senza grandi accelerazioni e, se vogliamo, pure in linea per quella che è una matricola in un campionato difficile come l'Eccellenza. Ma è vero anche che siamo una buona squadra in tutti i reparti e che sta cercando il risultato importante».
Intanto si potrebbe battere l'Atletico che vi sta dietro di 7 punti, immagino ci teniate in particolar modo
«Fa parte dello sport, ora tutti noi giochiamo per il Pula e faremo di tutto per far vincere il Pula, credo anche che esulterò se dovessi fare gol. Ma questa è una gara ben più difficile di quanto possa dire ora la loro classifica, per noi poi si fa ancora più complicata per le assenze di Dentoni e Scioni proprio adesso che avevamo trovato una fisionomia precisa in campo»
Ma che avversario troverete?
«L'Atletico è una squadra ben assemblata, hanno perso anche Virgili e Piludu ma a livello tecnico i sostituti che hanno preso sono di assoluto valore compreso Paolo Busanca, tecnico esperto che ben conosce la categoria. Loro sono giù perché hanno fatto tardi nel reperire i giovani fuoriquota ma, rispetto a noi, hanno un numero di "anziani" superiore e nell'arco di un campionato lungo come quello dell'Eccellenza per noi sarà dura gestire le inevitabili assenze che si verrano a creare»
Ecco i giovani, questa regola sta creando più vantaggi o problemi?
«Per quanto mi riguarda non è una grande novità perché avendo fatto diversi anni in serie D con Arzachena e Arbus e sono sempre stato in uno spogliatoio composto da metà giovani. Credo sia una regola che debba responsabilizzare più i "vecchi" e renderci più disponibili a cambiare più ruoli in una stagione per permettere ai giovani di potersi esprimere e mettersi in mostro nel loro ruolo, quello che hanno sempre fatto nelle giovanili. Invece, purtroppo accade il contrario»
Giocatori e allenatori sono contrari a questa regola, soprattutto nel numero: quattro dal 1' sono forse troppi
«I numeri sono impietosi c'è poco da dire. In Sardegna e in una categoria come l'Eccellenza si perde in qualità perché mentre è più facile che una società di serie D, che disputa un campionato nazionale, ottenga i giovani da società di categoria inferiore, il nostro è un campionato regionale nel quale le società si fanno la guerra tra poveri anche per i giovani. Senza toccare il problema del bacino d'utenza che, in una regione come la Sardegna è ovviamente ridotto, obiettivamente è anche difficile che un ragazzo di Cagliari voglia spostarsi a Olbia o Sassari, o viceversa, ma preferisce stare più vicino a casa. Le stesse famiglie spingono per questa scelta oltre al fatto che le società dovrebbero attrezzarsi di foresterie»
Quindi era giusto mantenere i numeri degli anni passati, quattro giovani in serie D e due in Eccellenza?
«Ma sì, anche perché in serie D è più facile far arrivare giovani che non siano sardi. Ricordo che ad Arzachena, se venivamo inseriti nel girone della Lombardia o in quello del Lazio, si insaturava un rapporto con società professionistiche lombarde e laziali che mandavano in Sardegna i loro giovani che a domeniche alterne potevano seguire da vicino. In Eccellenza, su quattro giovani che vedi in campo, due probabilmente sono anche buoni, uno è così così e l'altro non giocherebbe mai senza la regola»