«Sei anni meravigliosi, il ciclo era chiuso e non incidevo più»
Seba Pinna e l'addio alla Ferrini: «Un atto d'amore ma con due mesi di ritardo»
«Per me allenare la Ferrini era una favola per la quale non avrei mai voluto vederne la fine». Con queste parole Sebastiano Pinna fa capire quanto sia stato difficile prendere la decisione di porre uno stop definitivo, in modo brusco, ad una relazione che durava da sei anni, con una parabola sempre crescente ma che, in questi due mesi di campionato, stava assumendo una traiettoria diversa.
Per l'esperienza fatta da giocatore professionista prima e da allenatore poi, Pinna spiega perché ha maturato la decisione dopo 8 giornate di campionato: «Questo è un atto d'amore, ci ho messo 48 ore per autolicenziarmi, visto che la società non ne voleva sapere in nessun modo essendo legati da stima reciproca. Ma, se mi accorgo di non essere più il tecnico giusto per questi ragazzi, se mi sento responsabile delle scelte fatte e degli addii che ci sono stati, allora ci metto la faccia e per tutto il bene che voglio alla Ferrini, è giusto che mi faccia da parte, con due mesi di ritardo. Perché questa decisione ce l'avevo già dentro, in estate, dopo che avevamo disputato la semifinale playoff. Ogni ciclo ha un inizio e una sua fine, ed è fisiologico che ciò accada dopo tanti anni che alleni gli stessi giocatori e vivi lo stesso ambiente. Ci vuole un ricambio che, in questo momento, può dare solo un allenatore nuovo».
Mister Pinna ripassa questo inizio difficile di campionato, coi numeri (2 vittorie, 1 pareggio e 5 sconfitte) e una classifica che non rendono giustizia al lavoro svolto: «C'è una crisi di risultati ma non di prestazioni. In otto giornate, cinque volte abbiamo giocato fuori casa e tre in casa senza poter quasi mai utilizzare Dore, Podda e, quindi, senza mai vedere la squadra che avevamo disegnato. Ma, con una rosa di grandi ristretta e andando in campo sempre in emergenza, non ci ha mai messo sotto nessuno. Col Li Punti pareggiamo 0-0 creando molte occasioni e sbagliando un rigore; a Calangianus siamo rimasti in dieci dopo venti minuti ma siamo passati in vantaggio per poi perdere al 93'; a Villasimius avevamo tante assenze e ancora senza il sostituto di Manis in porta e non meritavamo di perdere. Ma avere 4-5 punti in più avrebbe cambiato decisamente la classifica in meglio ma non la decisione che poi ho preso. Se gli episodi ci hanno condannato, vuoi per mancanza di concentrazione o vuoi per inesperienza, evidentemente stiamo meritando questa posizione di classifica ma, avendo rivisto le situazioni di un allenatore che non riesce più ad incidere nel gruppo, allora è fisiologico mettere la parola fine. Con l'arrivo di un nuovo tecnico sono sicuro che i ragazzi centreranno la salvezza».
Il cammino fatto finora dalla Ferrini, ribadisce Pinna, «non è sbagliato ma giusto. Viste alcune criticità che si sono presentate, avevo messo in conto di pagare qualche errore di inesperienza all'interno di un percorso che ci doveva vedere unanimemente coesi, nei giovani e nei grandi del gruppo, verso un campionato di sofferenza per raggiungere la salvezza con dinamiche, una certa pazienza e comportamenti diversi rispetto ai campionati precedenti in cui si erano raggiunti target di un livello superiore, sebbene il primo obiettivo rimaneva sempre la salvezza».
La parte finale è dedicata ai ringraziamenti: «Parto dal capitano Bonu per arrivare a tutti i ragazzi che ho allenato e che hanno contributo a far conquistare alla Ferrini dei risultati importanti e mai raggiunti prima. Ringrazio infinitamente Pietro Caddeo e Chicco Ruggeri e tutta la dirgenza che si è sempre adoperata per il bene dei ragazzi. Ringrazio lo staff tecnico e il vice Pierpaolo Mura, una figura imprescindibile nel mio lavoro di quest'ultimo anno e mezzo. In questo percorso di grande crescita tecnica che abbiamo fatto, io sicuramente mi sento un uomo migliore, un allenatore migliore e spero di aver ricambiato sul campo quanto ho ricevuto dal mondo Ferrini in questi sei meravigliosi anni».