L'argentino: «Bello a Lanusei ma non ero sereno»
Gargini, il tango del gol: «Alla Castor ho ritrovato il sorriso»
Resistencia, 275.000 abitanti, capitale della provincia del Chaco, nord dell’Argentina. Patricio Roman Gargini nasce qui 24 anni fa, ma dopo appena dodici mesi si trasferisce a Buenos Aires dove vive fino all’età di 8 anni. Dalla capitale argentina, Pato (come viene affettuosamente chiamato) si trasferisce insieme alla famiglia a Trelew, città della provincia del Chubut in Patagonia, terra che ha dato i natali, fra gli altri, anche ad Aldo Duscher (difensore dell’Espanyol) e Franco Niell (attaccante dell’Argentinos Juniors). Cresce calcisticamente nella C.A.I. (Commissione delle Attività Infantili), unica squadra della Patagonia, con il mito del campione brasiliano Ronaldo e nutrendo, inoltre, profonda ammirazione per le fantastiche giocate del connazionale Ariel Ortega (ex Sampdoria, oggi all’All Boys nella PrimeraDivision). A 18 anni compie il grande salto sbarcando sul Vecchio Continente (curiosamente le sue origini sono italiane, precisamente pistoiesi). In valigia porta con sé sogni e speranze, su tutte quella di ripercorrere la fortunata carriera del padre Roberto “Beto”, prima grande protagonista della vittoria del campionato argentino nel 1984 con la maglia del Ferro CarrilOeste, poi pedina importante della PAS Giannina nella Football League greca. Dopo aver militato con alterne fortune in diverse squadre spagnole (Poli Ejido, Fuengirola, Las Norias) e nel Saluzzo (Eccellenza piemontese), è arrivato in Sardegna per indossare la maglia biancorossoverde del Lanusei. Ad inizio stagione il tecnico Fiorenzo Pilia lo impiega in ogni partita e lui ripaga la fiducia con buone prestazioni e gol importanti, come quello segnato al Porto Corallo in Coppa Italia. Lentamente, però, Pato va spegnendosi e nonostante la grande considerazione che tecnico e compagni nutrono nei suoi confronti, a dicembre decide di cambiare aria e accetta la proposta della Castor di Gigi Piras. Dall’esordio in maglia granata avvenuto contro il Triei il 5 dicembre, l’attaccante sudamericano ha siglato 5 gol in 10 partite, facendosi apprezzare per il grande impegno al servizio della squadra. Con la tripletta messa a segno nel derby di domenica con l’Idolo (3-2 il risultato finale), la stella argentina ha conquistato il suo nuovo pubblico e ora sogna un futuro migliore.
Pato, raccontaci l’emozione della tripletta all’Idolo
«Personalmente è stata una bella emozione, visto che si è trattato della prima in Italia, oltre che un’iniezione di fiducia per far sempre meglio. Più che altro, però, sono felice perché è servita per vincere una partita molto difficile contro una squadra che è venuta a Tortolì per conquistare i tre punti ed avvicinarsi sempre più alla vetta della classifica»
Al momento della sostituzione il pubblico ti ha tributato una standing ovation. I momenti bui sono definitivamente alle spalle?
«Per me non è facile, la mia famiglia è in Argentina e ne sento la mancanza. Ma sono qui per giocare ed è mio dovere dare il massimo. Certo, in alcuni momenti ho pensato di abbandonare, ma credo davvero che il peggio sia passato. Ora voglio contribuire positivamente al prosieguo della stagione della Castor, portandola più in alto possibile in classifica. Non posso negare che quando ho sentito tutti quegli applausi mi sono emozionato; qui a Tortolì la gente è sempre cordiale e gentile con me, nonostante mi conosca da poco tempo»
Cosa non ha funzionato nell’avventura al Lanusei?
«Non ero molto sereno, non stavo vivendo bene l’avventura in maglia biancorossoverde. Eppure il gruppo era fantastico e tutti i miei compagni, oltre al tecnico Pilia, mi sono sempre stati vicini, ma ad un certo punto ho preferito cambiare aria. Questione di ambientamento, niente di più»
Alla Castor hai trovato Gigi Piras, un allenatore che ti stima tanto
«Sì, il mister mi impiega con continuità e spero di ripagarlo ogni domenica con prestazioni importanti. Anche Fiorenzo Pilia aveva grande considerazione nei miei confronti e per questo mi sento di ringraziarlo. Ora, però, voglio pensare solo alla Castor, voglio dimostrare il mio valore e farmi apprezzare da tutti»
I tuoi compagni dimostrano di avere un affetto particolare nei tuoi confronti, sono prodighi di consigli e ti incitano tanto anche durante la partita. Qual è il segreto per farti volere così bene?
«Non c’è un segreto. Io sono un ragazzo semplice e amo vivere senza tanti fronzoli. Ho la fortuna di far parte di un gruppo molto affiatato e tutti i miei compagni sono fantastici, così come i dirigenti. Ora sto ritrovando il sorriso e di questo non posso che essere assai felice»
Come ti trovi a Tortolì?
«È una città bellissima, con un mare meraviglioso. Nei giorni scorsi ho avuto modo di fare qualche giro nei dintorni e debbo dire che, nonostante abbia visitato tante città, non avevo mai visto posti così incantevoli. Ma la Sardegna è tutta un paradiso»
Al “Fra Locci” state costruendo un bel fortino: sesto risultato utile consecutivo. Non passa più nessuno ormai
«Il lavoro del mister inizia a dare i primi frutti. Noi seguiamo i suoi insegnamenti e ogni domenica cerchiamo di metterli in pratica. Da noi non è facile vincere, perché comunque siamo una squadra ben organizzata e sappiamo come colpire gli avversari. Adesso dobbiamo continuare su questi ritmi, poi a fine anno trarremo le conclusioni»
Cosa ti aspetti da queste ultime 10 partite in termini di gol?
«Non faccio previsioni, voglio solo sorridere e giocare e poi, come ho già detto, i bilanci li faremo alla fine»
Analizzando la vostra stagione, si può notare che siete la squadra che ha perso di meno, ma al contrario, siete riusciti a pareggiare ben dieci partite. E’ troppo tardi per pensare a qualcosa di più di una salvezza tranquilla?
«Non lo so, noi pensiamo a giocare e far bene ogni domenica, soprattutto per regalare soddisfazioni importanti ai tifosi»
Qual è stata la delusione più cocente della tua fin qui breve carriera?
«Non aver potuto esordire a causa di intoppi burocratici nella SegundaDivision (corrispondente alla Serie B italiana) spagnola ai tempi del Poli Ejido»
Pato, in conclusione svelaci il tuo sogno
«Giocare con la maglia dell’Albiceleste (la nazionale argentina, ndr), e disputare una partita al “Monumental” di Buenos Aires, ma credo non siano facilmente avverabili (ride, ndr). Poi, da tifoso del River Plate, mi auguro che la squadra torni ai fasti di un tempo, viste le difficoltà di questi ultimi anni»
Roberto Secci