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Marco Piras, allenatore, Guspini
«Dispiace non continuare un lavoro importante di un anno e mezzo»

Guspini, l'addio di Marco Piras: «Abbiamo idee diverse con la società e per me è difficile scendere a compromessi»

Non c'è accordo e, di conseguenza, non c'è prolungamento di matrimonio: Marco Piras e il Guspini si separano dopo un campionato e mezzo ricco di soddisfazioni, ed è lo stesso tecnico cagliaritano ad annunciare l'addio ricostruendo l'ultimo mese di trattative: «Ai primi di maggio mi sono incontrato col presidente Serpi e il direttore sportivo Nicolella, abbiamo fatto una chiacchierata nella quale ho esposto le mie idee per la prossima stagione. La vita mi ha insegnato che bisogna far tesoro degli errori commessi e non li devo ripetere, perciò ho detto che sarei ripartito non confermando alcuni giocatori. Nel frattempo c'erano in ballo questioni societarie da risolvere, come una possibile collaborazione col presidente del Samassi Setzu, che poi è passato al Carbonia, e subito dopo c'era in atto un tentativo di fusione con l'Arbus che è saltato. Sono stato richiamato dal diesse pochi giorni fa e ho ribadito le condizioni dettate in quella riunione. Il nodo diventa la conferma di un giocatore che, per me, non è funzionale al mio modo di lavorare».

 

Salta tutto per la conferma di un giocatore?

«Il nodo sta lì. Hanno cercato di convincermi ma, quando prendo una squadra in corsa cerchi di fare il meglio con ciò che erediti, se parto dall'inizio voglio costruire la squadra in base all'obiettivo che pone la società. Poche volte ho costruito squadre per vincere, lo feci a Muravara nel 2009-10 e per due terzi di campionato tenemmo testa al Porto Torres poi fui costretto ad andar via per problemi societari. Molto spesso ho sempre ereditato situazioni particolari e credo che i risultati ottenuti parlino chiaro. Non ho nulla di personale col giocatore ma nel mio spogliatoio non ci sarà mai spazio per lui, né tantomeno ho nulla con il presidente Serpi che conosco da trent'anni, da quando ho giocato a Guspini. In questo caso abbiamo idee diverse e per me è difficile scendere a compromessi. Ha tentato di convincermi a rimanere e gliene sono grato ma per trattenermi avrebbe dovuto avallare quella richiesta. Si badi bene che non ho chiuso perché volevo una squadra per vincere o per centrare i playoff, avrei allenato un Guspini anche con tanti giovani e pochi senior. In tutti i casi avrei costruito una squadra funzionale al mio modo di lavorare perché sono io che rischio con le scelte che faccio e non per quelle fatte da altri»

Il terzo anno di fila nella stessa società sarebbe stato un record

«Mi dispiace non continuare un lavoro importante di un anno e mezzo. Quando sono arrivato ad inizio dicembre 2017 ho trovato una situazione complicatissima dove l'unico matto che poteva accettare l'incarico probabilmente ero io. Queste sfide mi esaltano. La squadra era all'ultimo posto in classifica con 6 punti in 13 partite, non vinceva e non segnava da otto gare, era più in Prima categoria che in Promozione. Qualcuno si deve sempre ricordare di questo, nelle 15 giornate successive al mio arrivo la squadra ha conquistato 32 punti avendo il passo del Castiadas, che ha vinto il campionato, e della Torres, che poi ha vinto i playoff nazionali. Con due turni d'anticipo abbiamo festeggiato una salvezza incredibile e fantastica che per me vale quanto una vittoria di campionato. Quest'anno abbiamo chiuso al quinto posto con 47 punti senza poter disputare i playoff per l'eccessivo distacco dalla vice-capolista Sorso, perciò siamo stati secondi nei campionati dei normali. Si era partiti per una salvezza tranquilla, memori delle cose accadute l'anno scorso e l'obiettivo è stato raggiunto»

Vista anche la bella partenza con 10 punti in 4 gare e il primo posto in classifica non si poteva fare di più?

«Qualche punto in più si poteva fare, sono diverse le gare nelle quali possiamo recriminare ma, alla lunga, non potevamo competere con le tre che hanno fatto il vuoto. Senza la regola dei punti di distacco avremmo disputato i playoff, tra mille difficoltà perché i problemi ci sono stati. Ho fatto più riunioni nello spogliatoio a Guspini che in 13 anni di carriera ma all'esterno non è mai trapelato giustamente niente. Inoltre, siamo partiti penultimi sul mercato, dopo di noi solo il San Teodoro ha fatto acquisti, i giocatori sardi del Cagliaritano e Medio Campidano si erano quasi tutti accasati e le scelte fatte erano quasi obbligate, con la coperta molto corta in attacco. Avevamo solo Stocchino, che si è infortunato e in tante partite ho schierato i centrocampisti in avanti che però si sono adattati bene»

Un quinto posto da?

«Da tenere stretto e chi arriverà a guidare il Guspini dovrà fare meglio. Ritengo comunque che non avessimo un organico superiore ad Arbus e Samassi, che sono arrivati dietro di noi, e ricordo che sono retrocesse squadre come il Tortolì, che mi aveva impressionato tanto nella gara d'andata, e il San Teodoro, che nella prima parte della stagione disponeva di giocatori come Aiana, Verachi, Spina, Murgia. Organici non diversi dal nostro eppure sono retrocessi, evidentemente ci sono stati dei problemi che non posso valutare»

Che idee avrebbe portato avanti stando a Guspini?

«Non c'era molto da buttar via, ringrazierò sempre la vecchia guardia dell'anno scorso, poi confermata quest'anno, come Uccheddu, Marci, Ezeadi, Damiano, Pillitu, Vercelli, Uliana, lo zoccolo duro. Sono arrivati giocatori nuovi come D'Agostino, l'ho sempre stimato da avversario e ora, allenandolo, capisco perché fa la differenza, ovunque l'abbia utilizzato ha sempre reso segnando anche 10 gol. Ho ritrovato Festa a metà campionato, è migliorato tantissimo al punto che lo reputo una delle migliori punte in circolazione. Stocchino lo ringrazio perché è sceso in campo non al meglio quando non avevo alternative davanti, Bodano paga la nomea di giocatore "cattivo" con espulsioni ingiuste. I giovani sono stati lodevoli, Rotaru, Massa, Ruggiero, ho perso Mastromarino a dicembre che è passato al Lanusei, a gennaio sono arrivati i gemelli Floris che già avevo l'anno scorso. A tutti loro quali auguro di salire di categoria»  

Che sensazione c'è nel prendere una decisione così importante?

«Dispiace lasciare una piazza importante, in cui ho trovato e ritrovato amicizie trentennali, prova ne sia che i miei ex compagni degli anni fatti in serie D hanno organizzato una cena a fine campionato. Coi tifosi, poi, ho avuto un bellissimo rapporto. Ringrazio il mio staff, Tore Fadda, che si è diviso tra Juniores e secondo, non nascondo che mi piacerebbe portarmelo dietro nella prossima avventura perché persona competente e leale; così come il preparatore dei portieri Francesco e il fisioterapista Massimo Erdas, entrambi capaci e preparati nel loro ruolo. Ringrazio il diesse Alfonso Nicolella, stavamo cercando di quagliare qualcosa ma tutto si è arenato» 

La parentesi negativa resta la squalifica di un mese e mezzo?

«Ma non voglio tornare su quel provvedimento, me la sono anche meritata la squalifica perché a caldo dici delle cose utilizzando termini non appropriati. Ho pagato stando in tribuna per 7 giornate e ho pagato anche la multa. Si sbaglia e si riparte, non sono queste le cose che mi buttano giù. Mi dispiace che il tutto sia accaduto dopo la gara contro il Muravera, club che stimo e col quale sono legato avendoci giocato prima e allenato poi sia in Eccellenza che in serie D. Colgo l'occasione per ringraziare una persona, l'ex presidente del Muravera Giampaolo Aresu, che anche in questo frangente ha dimostrato la grandezza della persona che è, mi ha confortato con delle chiamate che non tutti avrebbero e hanno fatto. Ma non avevo dubbi, avendoci lavorato un anno e mezzo»

Il campionato ha espresso i verdetti giusti?

«Chi vince ha sempre ragione. Il Muravera era la più forte, Sorso e Nuorese hanno cercato di sovvertire i pronostici, chi nella prima parte del campionato e chi successivamente. Ho seguito il percorso del Sorso anche nei playoff nazionali ed è un peccato che non sia andato in finale a giocarsi la serie D, il calcio è crudele e sono stati eliminati per un episodio molto dubbio. Conoscendo mister Scotto, se dovesse rimanere, resetterebbe tutto e ripartirebbe cercando di fare ancora meglio. Nuoro, invece, è una piazza che in Eccellenza non ci deve stare e quando c'è dà lustro al campionato. Ora è giusto che costruiscano anche per l'anno prossimo la squadra per tornare in serie D. Nel campionati dei normali, l'Uri ha rispettato la posizione di vertice con il quarto posto mentre le sorprese sono state Taloro, Bosa e Monastir: tutt'e tre hanno fatto una grandissima stagione, merito dei tecnici giovani e preparati come Romano Marchi, Tore Carboni, che ancora è un grande giocatore, e Nicola Manunza, che ho allenato a Castiadas ed era un predestinato per questo ruolo. Nota di merito anche per Simone Marini che ha ottenuto la salvezza con una doppia vittoria nello spareggio con lo Stintino e nel playout a Tonara. Le delusioni sono le squadre retrocesse, non so i problemi che c'erano dietro, alcune hanno pagato anche le retrocessioni dalla serie D. Sarà difficile ripartire ma sono piazze così importanti e auguro loro di vincere subito in Promozione»

Il futuro di Marco Piras?

«Ho avuto un contatto con una squadra ambiziosa in Promozione ma ho lasciato sempre priorità al Guspini. Il resto sono voci che lasciano il tempo che trovano. Nella mia carriera sono subentrato diverse volte, non mi preoccupo se non entro al primo giro. Di sicuro c'è che oramai è prassi consolidata che la meritocrazia è stata messa da parte, i primi a trovare squadra sono stati i tecnici reduci da una retrocessione o da annate disastrose. E c'è anche la moda degli allenatori che portano lo sponsor, quando invece ci sono tecnici sardi bravissimi che sul campo hanno dimostrato di valere tanto, Stefano Udassi con lo Stintino e il Latte Dolce ne è l'esempio ultimo migliore»

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2018/2019