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Gianluca Hervatin, allenatore, Barisardo
«Un tecnico non può programmare più nulla»

Il Barisardo ha le idee chiare, Hervatin: «Corriamo per il titolo, ora una lunga sosta ma poi tutto sarà compresso»

Inutile nascondersi: considerando l'eccellente campagna di rafforzamento messa in piedi dal club del presidente Roberto Ibba, durante la sessione estiva di mercato, il Barisardo è tra le candidate principali al salto di categoria. La panchina, dopo l'addio con Vittorio De Carlo, è stata affidata all'espertissimo Gianluca Hervatin, con il tecnico turritano che si è calato in questa nuova avventura con il pieno di entusiasmo e professionalità. Per raggiungere i traguardi stagionali, però, le parole e i proclami lasciano il tempo che trovano; fondamentali saranno invece testa, cuore, grinta e determinazione, tutti attributi che i bianco-azzurri hanno già abbondantemente messo in mostra nelle prime uscite, con il passo falso casalingo, rimediato nel confronto d'altissima quota contro il Città di Selargius, che rappresenta l'unico neo di un cammino altrimenti perfetto. Domenica scorsa però è arrivato il pronto riscatto, grazie al netto 4 a 0 piazzato a domicilio contro la matricola Nurri.

«Il match si è messo subito in salita per loro — ammette molto sportivamente l'ex tecnico di Lanusei e Budoni — considerando che hanno rimediato l'espulsione del portiere dopo pochissimi minuti; a dire la verità, per il Nurri non si è trattato di un esordio proprio fortunatissimo».
Il Barisardo, invece, ha fatto semplicemente il proprio dovere. «Siamo ben consapevoli di quali sono gli obiettivi che la società ci ha chiesto di raggiungere. Ogni domenica però ci aspetta una battaglia, perché chi ci affronta, ovviamente, ci tiene particolarmente a fare bella figura contro di noi; per questo non possiamo mai abbassare la guardia, nel calcio i tuoi avversari non ti regalano niente, così come non puoi mai dare le vittorie per scontate, solo perché magari hai dei grandi nomi in rosa. Se non ti approcci all'impegno con la testa giusta, anzi, rischi che i tuoi valori, i tuoi punti di forza non emergano come dovrebbero e potrebbero; è facile così rimediare delle brutte figure, come capitato, ad esempio, nella partita contro il Città di Selargius».

Un passo falso che brucia ancora. «Se volessi essere riduttivo, direi che siamo stati sfortunati, ma è un termine che io utilizzo molto di rado, anche perchè credo che la fortuna te la crei, la attiri dalla tua parte attraverso la prestazione e l'atteggiamento che mantieni in campo».
Hervatin ritorna sulla sfida: «Abbiamo giocato praticamente ad una porta, ma purtroppo non c'è stata, da parte nostra, la giusta lucidità per concretizzare tutte le occasioni che ci siamo costruiti. In più, sempre a causa dell'atteggiamento sbagliato e della concentrazione sicuramente non al massimo, ci siamo fatti sorprendere in fase di costruzione, mentre uscivamo dalla nostra area di rigore, e abbiamo subito il gol. Il secondo invece, sugli sviluppi di un rinvio, era viziato da un fuorigioco, ma non mi aggrapperò mai a queste giustificazioni, anche perchè per gli arbitri, soprattutto in una categoria come la Prima, è praticamente impossibile valutare alla perfezione tutti gli episodi. È un peccato, perchè ci hanno colpito nel nostro momento migliore, quando stavamo spingendo a caccia del gol del sorpasso, ed invece le cose sono andate diversamente rispetto a come ci aspettavamo».

Il tecnico non nasconde un pizzico di rammarico. «Se fossimo stati più attenti e se avessimo affrontato l'impegno con la giusta concentrazione probabilmente staremmo parlando di un altro risultato, ma è stato un passo falso utile per ritornare, in un certo senso, con i piedi sulla terra: ne ho approfittato per spiegare ai miei che ogni partita va presa con estrema serietà, perchè gli intoppi sono sempre dietro l'angolo. Speriamo ci sia servita da lezione».
Hervatin aggiunge: «Dobbiamo avere rispetto per tutti: togliamoci dalla testa che andremo a vincere a mani basse su ogni campo, perchè incontreremo calciatori che sanno tirare in porta proprio come sappiamo fare noi, dunque basta davvero pochissimo per buttare alle ortiche una partita che magari sino a quel momento stavi gestendo senza particolari problemi. Anzi, proprio per questo dobbiamo essere ancora più cinici quando abbiamo l'opportunità di colpire, altrimenti diventa tutto più difficile».

L'allenatore ritorna sui motivi che l'hanno spinto ad accettare la proposta del presidente Ibba.
«Hanno un'idea, un progetto molto interessante, anche se è un concetto che all'intero del panorama del calcio dilettantistico va preso con le pinze: dopo che sono arrivato ad allenare in Serie D, ho capito che alcune esperienze, seppur ad alti livelli, si rivelano peggiori di quelle che puoi trovare in Terza Categoria. Io di solito, quando faccio le mie valutazioni, preferisco analizzare più aspetti. Sarei comunque un'ipocrita se ti dicessi che ho accettato di allenare il Barisardo in maniera gratuita; si tratta pur sempre del mio lavoro...».
Poi prosegue: «Sono convinto che si possa centrare il salto di categoria e in futuro, magari, mettere le basi per raggiungere traguardi più prestigiosi, ma non posso che ribadire la cosa più importante: per quest'anno non abbiamo ancora fatto nulla. Scenderemo in campo per conquistare quanti più punti possibile: arrivare tra le prime non basterebbe, corriamo per il titolo».

I giochi però, almeno sino al 24 novembre, dovranno stare spenti.
«Una cosa che temevano in molti, e che si è verificata dopo soli cinque turni. Faremo finta che si tratti di una lunga sosta, sperando che ci permettano almeno di allenarci. Ci auguriamo che la curva dei contagi si abbassi già nei prossimi trenta giorni, in modo che ci siano le condizioni per riprendere».
Il futuro, comunque sia, presenterà alcune problematiche di non semplice soluzione. «Sarà per forza di cose un campionato nettamente più compresso nei tempi, ci saranno partite sia la domenica che il mercoledì; per una dimensione come la Prima Categoria non è proprio il massimo, a dirla tutta, ma non ci sono altre soluzioni, a meno che non si voglia chiudere la stagione ad ottobre dell'anno prossimo».

Hervatin chiude con uno sfogo. «Stiamo vivendo un incubo, non si può programmare più nulla. Un allenatore arriva a fare scelte difficili, accetta gli impegni, mettendo in secondo piano la famiglia, stando mesi lontano da casa, senza sapere minimamente quanto durerà il torneo e se riuscirai effettivamente a portarlo a termine. Il nostro compito era complicato già in passato, ma con il Covid è diventato un macello».

In questo articolo
Squadre:
Allenatori:
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Stagione:
2020/2021
Tags:
Prima Categoria
Girone A