«La salvezza per noi è come vincere un campionato»
Il Siligo ci crede, Marceddu: «Rosa ristretta, ma sono fiducioso»
Con la sconfitta subita in casa ad opera della Robur Sennori, il Siligo non è riuscito a dare continuità ad una striscia di risultati utili consecutivi che durava ormai da 4 giornate.
I due pareggi, ottenuti contro Campanedda e Pietraia Alghero e le due vittorie, arrivate nei confronti con il Maristella e il Monserrato, hanno confermato comunque che la formazione guidata da mister Marceddu ha tutte le carte in regola per lottare sino alla fine e guadagnarsi la permamenza in Seconda Categoria.
Tra i mille problemi di una stagione travagliata, in cui il primo successo è arrivato soltanto all'undicesima giornata, c'è sicuramente una rosa troppo corta, che ha costretto il tecnico a fare affidamento sempre sui soliti elementi, con evidenti conseguenze sul piano della brillantezza e della condizione atletica in generale.
Mister Marceddu, la sconfitta contro la Robur, incassata domenica, ha interrotto bruscamente una serie di quattro risultati utili consecutivi; cosa non ha funzionato in questa occasione, rispetto alle scorse giornate?
«Noi abbiamo giocato bene, abbiamo disputato una buona gara come peraltro ha fatto anche la Robur; ci capita di essere troppo ingenui in alcune circostanze specifiche, altre volte invece ci capita di essere un po' sfortunati, non è un buon anno da questo punto di vista.
Sino alla partita di domenica stavamo andando anche piuttosto bene, la Robur è comunque una bella squadra, molto organizzata, aggressiva e ordinata, che offre un buon calcio; probabilmente un pareggio poteva anche starci, ma non dobbiamo fare drammi».
C'è qualche problema particolare che state riscontrando quest'anno? Quali sono le differenze principali con la passata stagione?
«Ho a disposizione 18 giocatori, siamo effettivamente pochissimi; siamo partiti addirittura con 16 elementi, due li abbiamo recuperati strada facendo, visto che avevano alcuni problemi fisici legati a degli infortuni.
Il più grande problema del Siligo è la rosa troppo ristretta, sono andati via diversi ragazzi per motivi personali ed è difficile lavorare così; non c'è più una generazione da allevare, da far crescere con il tempo; ci son pochi giocatori di calcio».
Immagino che sia un problema mantenere in piedi una società sportiva in un paese piccolo come Siligo.
«Prima Siligo era un vanto, era un bacino di nuovi talenti; ora i giocatori locali sono effettivamente pochi e risulta fondamentale il contributo dei giovani dei centri limitrofi.
Purtroppo, come ti dicevo prima, la rosa è molto ristretta; quando hai una stagione lunga come la nostra a lungo andare paghi qualcosa, perchè in molte partite non puoi fare cambi».
Si aspettava un campionato così duro?
«Si, sinceramente si; è un torneo molto equilibrato, tutte le squadre sono allenate da bravi tecnici e il livello medio è davvero altissimo, non ci sono squadre materasso; è un campionato entusiasmante, ed è bello che sia così.
Poi ovviamente, capita a tutti di attraversare un momento difficile».
Secondo Lei, perchè avete dovuto aspettare ben 10 giornate per acciuffare la prima vittoria? Si è trattato soltanto di sfortuna o c'è dell'altro?
«C'è stato un mix di tutta una serie di fattori diversi; in queste prime venti giornate abbiamo colpito la bellezza di quattordici pali, quasi uno a partita, è chiaro che la sfortuna un po' gioca la sua parte.
Siamo molto giovani, dobbiamo crescere molto sul piano dell'esperienza, che a certi livelli è un aspetto che può fare la differenza; poi, come ti dicevo, siamo pochi, è un grosso handicap per noi, soprattutto perchè a questi livelli le panchine lunghe sono fondamentali, i risultati si raggiungono facendo giocare, a turno, tutti gli elementi della rosa.
C'è bisogno di tempo: come ti ho già detto, sono partiti tutti gli elementi più anziani, quelli che in sostanza reggevano la squadra; dobbiamo in un certo senso rifondare l'organico da zero, ripartire lentamente, conoscerci e costruirci un'identità tattica ben precisa.
Nonostante questo, siamo riusciti a inanellare una buona serie di risultati positivi che ci ha permesso di respirare un po', ma ora ci aspettano tre partite che sono una più brutta dell'altra, contro Cargeghe, Uri e Caniga; sarà dura».
Andrete a sfidare le prime due della classe, che stanno dando vita ad un duello entusiasmante per la vittoria finale del campionato.
«Sono due belle squadre, per noi saranno due partite difficilissime.
Hanno degli ottimi allenatori, giocano bene al calcio, sono determinate; secondo me la promozione diretta in Prima Categoria è una questione tra Caniga e Uri, a meno che non rientri in gioco la Robur.
La Pietraia è una squadra particolare, strana: è fortissima ma allo stesso tempo lascia troppi punti per strada.
Oggigiorno per raggiungere dei risultati è essenziale avere alle spalle una società che ti segue e ti da il massimo supporto possibile, mancano comunque 10 partite, ci sono in palio 30 punti, non si può mai dire; stiamo parlando comunque di compagini di assoluto valore.
La Pietraia in queste ultime partite è un po' crollata, anche con noi ha rimediato soltanto un punto, nonostante fossimo 11 contati; magari sta soffrendo troppo per alcuni infortuni, anche la fortuna è fondamentale in certi episodi».
Come vede invece la lotta per la salvezza? Al momento ci sono sette squadre raccolte nell'arco di 7 punti.
«Il Siligo sta bene, i ragazzi si allenano con grande voglia e partecipazione; siamo pochi ma ci siamo sempre tutti, riusciamo a lavorare discretamente anche se, è ovvio, non possiamo fare più di tanto.
Quelle che lotteranno con noi son tutte belle squadre, a partire dal Campanedda, dal Florinas che si è ripreso molto bene; ci sono poi formazioni che magari non stanno attraversando un buon momento ma che possono riprendersi benissimo, dando il massimo nel mese di marzo e aprile, ad esempio.
Quest'anno non ci hanno dato nemmeno il tempo giusto per ricaricare le pile e fare i richiami di preparazione; in definitiva abbiamo avuto circa una settimana, ci siamo dovuti arrangiare.
Io sono abbastanza positivo, i ragazzi sono in una condizione accettabile e io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno; ci aspettano dieci bellissime partite, sarà difficile ma lo sarà altrettanto per tutte le nostre avversarie, per la Lanteri, ad esempio, o per la Fulgor.
I distacchi sono minimi, si deciderà tutto nelle ultime giornate».
Cosa servirà al Siligo per salvarsi? C'è un aspetto su cui punterete maggiormente per raggiungere il vostro traguardo?
«Dobbiamo soltanto lavorare, e cercare di non farci espellere (ride).
Dobbiamo crescere tantissimo dal punto di vista disciplinare, il nostro più grande problema, già dallo scorso anno, in cui eravamo una delle formazioni più forti, secondo me, ma abbiamo buttato troppi punti al vento proprio per questo motivo.
Queste tre partite saranno fondamentali, noi ce la metteremo tutta e poi il campo darà il suo verdetto; io sono tranquillo, perchè domenica abbiamo giocato bene: pensiamo ad una partita alla volta, consapevoli del fatto che in organico abbiamo buoni giocatori; per noi, rimanere in Seconda Categoria equivale a vincere un campionato».