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Kosmoto Monastir, Carboni è sicuro: «La squadra più forte di sempre»
«La Promozione per noi è un sogno»

Kosmoto Monastir, Carboni è sicuro: «La squadra più forte di sempre»

Chi ha avuto la fortuna di assistere alla sfida di domenica scorsa tra Castor Tortolì e Kosmoto Monastir si sarà sicuramente reso conto di quanta passione ci sia dietro una partita di calcio dilettantistico: le due squadre si sono affrontate a viso aperto, senza paura, nonostante l'enorme posta in palio rendesse un po' più molli le gambe e più appannati i riflessi rispetto al solito; a fare da giusto contorno, c'era il pubblico delle grandi, grandissime occasione, che ha incitato i 22 uomini in campo sino all'ultimo secondo di una gara che alla fine, ma soltanto alla fine, ha visto trionfare la compagine guidata da mister Cossa.
Parlare con il Presidente della Kosmoto, Marco Carboni, ti aiuta a capire quante rinunce e quanto dispendio di energie ci sia dietro ad un campionato; sono così tante che spesso hai l'impressione che il gioco non valga la candela, considerando soprattutto le innumerevoli difficoltà oggettive che questa realtà sta attraversando.
Quando si vince, come ammette lo stesso Presidente, tutto diventa più facile: quella del Monastir in effetti è stato un cammino che è andato ben al di la dei programmi di inizio stagione, e che ha regalato, soprattutto nel suo epilogo, emozioni fortissime.
In questo senso, le prime parole di Carboni confermano quella che non può essere soltanto un'impressione personale:

 Marco Carboni, Presidente della Kosmoto Monastir, portato in trionfo dai suoi giocatori

«Ancora non riesco a rendermi conto di cosa abbiamo fatto, in effetti domenica è stato difficile dormire, anche perchè i festeggiamenti, come è giusto che sia, sono andati avanti sino alle 3 del mattino (ride).
Onestamente siamo partiti per centrare una salvezza tranquilla, il nostro primo obbiettivo era quello di mantenere la categoria.
E' chiaro che strada facendo ci siamo resi conto che questo gruppo poteva togliersi grandissime soddisfazioni anche in Prima Categoria, dopo aver vinto il campionato di Seconda l'anno scorso; gli innesti dei nuovi elementi ci hanno permesso di crescere ulteriormente ma nessuno di noi si aspettava di arrivare a questi livelli».

 

C'è stato un momento particolare della stagione dove avete capito che potevate puntare davvero al colpo grosso?
«Se devo essere sincero, è stato importantissimo, da questo punto di vista, lo scontro diretto che abbiamo vinto per 3 a 0 al ritorno contro la Castor: la squadra ha incominciato a viaggiare a vele spiegate e siamo riusciti a ridurre, giornata dopo giornata, lo svantaggio nei loro confronti; da tredici punti siamo passati a sette, e così via; probabilmente stavano attraversando un periodo opaco, ma noi siamo stati bravi ad approfittarne».

 

Avete avuto la possibilità di sferrare un colpo decisivo a questo campionato, nel recupero, dopo la sosta pasquale, della sfida con il Cardedu: una vittoria che vi è però sfuggita di mano negli ultimi secondi. Immagino comunque che sia stata una grandissima soddisfazione conquistare la promozione diretta in una sfida affascinante e combattuta come quella di domenica.
«E' stato bello perchè come tutte le cose sofferte danno una gioia e una gratificazione particolarmente intense.
Quella di Cardedu è stata una partita particolare, ci aspettavamo di tutto, tranne che di essere trattati in quel modo, anche perchè in occasione della prima sfida avevamo accettato abbastanza tranquillamente di rinviare la gara, nonostante i problemi logistici che questo comportava; è una scelta di cui non ci siamo minimamente pentiti, lo rifarei in qualsiasi momento, anche se avremmo potuto magari agire diversamente o addirittura vincere la partita a tavolino, ma questo non rientra nella mia idea di sportività.
Negli scorsi giorni abbiamo ricevuto un messaggio da parte di un giocatore del Cardedu che ci fa i complimenti per la vittoria, è una cosa che mi fa piacere: penso che si siano resi conto che probabilmente hanno sbagliato; io non mi aspettavo assolutamente che ci facessero vincere la partita, mi aspettavo però di andare a giocare la gara in un contesto sano: l'episodio del rigore, più o meno dubbio, rientra nel gioco; ma le minacce, gli insulti e i cazzotti non c'entrano niente con lo sport.
In tribuna non c'era proprio, per così dire, un clima sereno; è inutile che mi vengano a dire che erano tifosi di altre squadre, perchè io, Presidente della Kosmoto, in una situazione del genere mi sarei comportato diversamente».

 

Vi aspettavate ad inizio anno di venire inseriti nel girone dell'Ogliastra?
«Ovviamente, da un punto di vista strettamente economico, speravamo di venire inseriti nel girone del cagliaritano, perchè i costi sarebbero stati decisamente più bassi: organizzare otto trasferte in Ogliastra richiede un impegno che non era stato messo in conto, ma alla fine, quando si vince, queste cose si superano facilmente».

 

L'anno scorso la Kosmoto Monastir aveva messo in mostra un ottimo repertorio tecnico-tattico; in questa stagione sono emerse pure altre importanti qualità, soprattutto a livello caratteriale: il modo con cui avete affrontato la Castor domenica è emblematico, a mio avviso.
«Si, la squadra è riuscita ad affrontare nel migliore dei modi tutte le insidie di un campionato difficile come il nostro, anche se devo sottolineare che dappertutto abbiamo ricevuto un'ottima accoglienza; quelle contro lo Jerzu e il Villagrande sono state due bellissime partite, anche dal punto di vista della sportività; a Girasole sono stati dei signori, così come a Triei, in cui c'è stato tantissimo rispetto nei confronti dei giocatori e dei tifosi.
Quella di domenica era una partita molto sentita, probabilmente in qualche frangente si è un po' esagerato: se ci fossero state delle teste calde tra i nostri tifosi la situazione sarebbe potuta degenerare, senza contare che eravamo più numerosi rispetto ai tifosi della Castor ma con noi c'erano intere famiglie con bambini al seguito; si trattava di una festa, non mi sembrava il caso di rovinare il clima andando a discutere per una partita di calcio».

 

Da più parti siete indicati come una delle squadre che gioca il calcio migliore: quanto ha inciso il lavoro di mister Cossa quest'anno?
«Si, solitamente riusciamo ad esprimerci molto bene, proponendo un gioco piacevole; probabilmente domenica la tensione non ci ha permesso di rendere al meglio sotto questo punto di vista.
Cossa è sicuramente l'artefice di questo risultato: sta proseguendo con un discorso iniziato l'anno scorso e sta raccogliendo i frutti, assolutamente meritati, del suo lavoro; ci capitava di renderci conto del nostro reale potenziale nelle amichevoli del giovedì, quando affrontavamo squadre di categoria superiore.
Io faccio parte di questa società, che ho fondato con alcuni amici, da 30 anni e devo ammettere che questa è la stagione migliore, per quanto riguarda la qualità del gioco, di sempre; è un gruppo fantastico».

 

Riesce ad individuare un aspetto che secondo Lei ha fatto la differenza quest'anno nel campionato della Kosmoto?
«Il gruppo secondo me è quello che ha fatto la differenza; puoi avere in rosa tutti i fuoriclasse che vuoi ma è la forza del collettivo che alla fine ti permette di raggiungere questi traguardi.
In passato avevamo tra le nostre fila giocatori di assoluto livello però facevamo fatica ad ottenere i risultati.
Il gruppo è stato importantissimo, ma altrettanto importante è stato l'arrivo di Cau a dicembre: un ragazzo che riesce a segnare venti gol in quindici giornate non può che darti una grossa mano a fare il salto di qualità definitivo.
Siamo riusciti a garantire alla squadra le condizioni migliori per lavorare, dando la giusta serenità, senza mettere nessun tipo di pressione, non c'era nessun tipo di assillo.
Andrea Cossa è un grandissimo motivatore, uno che sa gestire il gruppo in maniera splendida».

 

Domenica la sfida è stata decisa da una rete siglata da Andrea Perra, un ragazzo giovanissimo: che ruolo rivestono questi piccoli talenti all'interno del vostro progetto?
«Andrea si merita tutti i nostri complimenti, perchè pur non trovando molto spazio ci ha sempre seguito con costanza e impegno e si è fatto sempre trovare pronto, giocando in definitiva la parte più importante di questo campionato.
Domenica ha disputato una grande partita e ha anche segnato una bellissima rete: immagino che per un ragazzino segnare il gol decisivo per la Promozione sia una gioia immensa.
E' chiaro che noi continueremo a puntare sui nostri giovani: qualcuno si sta facendo le ossa in prestito in altre società, ma probabilmente molti di loro torneranno a casa.
Ancora non si capisce se in Promozione verrà confermata la regola dei quattro fuori quota o se si tornerà a due; comunque sia, vorremmo costruire una squadra Allievi che possa essere competitiva».

 

Al termine della partita era decisamente emozionato: immagino sia normale, soprattutto se si considera che si trattava della seconda promozione consecutiva.
«L'emozione era davvero tanta, soprattutto perchè, a differenza dell'anno scorso in cui avevamo guadagnato tantissimo vantaggio nei confronti delle nostre dirette inseguitrici, la vittoria è arrivata soltanto all'ultimo.
Per il Monastir è un traguardo storico, visto che è la prima volta che accede ad un campionato di Promozione; è una gioia che abbiamo condiviso con la gente del paese e che dedichiamo anche a loro, ovviamente, per tutto il calore che ci hanno trasmesso quest'anno.
La vittoria va dedicata però in primis ai giocatori, a partire dal capitano che è stato un trascinatore eccezionale; è una vittoria che va dedicata a tutta la dirigenza e a tutti gli amici che ci hanno dato una mano fondamentale, anche a livello economico, per affrontare questa avventura.
Un grazie particolare va a Manuela Murgioni che ci ha supportato in tutto questo periodo e ha gestito brillantemente le nostre pubbliche relazioni; è lei che mi aiuta a superare le amarezze e mi da le motivazioni giuste per continuare e non mollare mai.
Vorrei ringraziare i miei figli che con grande pazienza accettano il mio impegno sportivo, visto che dal lunedì alla domenica passo le giornate al campo; faccio tutto questo con grande piacere, perchè è una cosa che mi da tantissime soddisfazioni; quando si vince poi è tutto più bello; i risultati ti danno la forza per andare avanti, io dal canto mio ci metto tutta la mia passione e tutto il mio impegno.
Voglio dedicare, per finire, questo successo alla piccola Dalila, visto che da quando ci segue abbiamo collezionato appunto due promozioni consecutive, e non posso dimenticarmi di ringraziare l'Assessore allo sport del comune di Monastir e tutta l'Amministrazione in generale per il grande sostegno che ci hanno dato».

 

Nello specifico, c'è qualcosa che proprio non le piace del calcio dilettantistico?
«I soldi si sono impadroniti di questo mondo: è impensabile che un giocatore venga a chiederti uno stipendio per disputare un campionato dilettantistico.
Ci sono persone che non arrivano a fine mese, che sono costrette a sopravvivere con 4-500 euro di pensione e allo stesso tempo ci sono ragazzini che ti chiedono 7-800 euro per giocare a pallone.
Io sono convinto che se non si invertirà la rotta, le società saranno sempre meno e continueranno a sparire come sta succedendo in questi ultimi anni; sta diventando una cosa insostenibile, è sicuramente la parte più brutta del movimento dilettantistico che tenta invano di scimmiottare i professionisti».

 

State già pensando al futuro?
«Per ora ci godiamo questa vittoria; l'unica cosa che stiamo organizzando in questo momento è la festa, che i giocatori meritano assolutamente.
Per pianificare il futuro c'è tempo, ma ovviamente cercheremo di fare il massimo per allestire una squadra che possa mantenere la categoria.
Le difficoltà saranno tantissime, a partire da quelle di carattere economico, speriamo quindi che i nostri amici continuino a sostenerci.
Uno dei punti cardine sarà quello legato al numero dei fuori quota, la nostra strategia dipenderà ovviamente da questo; io spero che si abbassi a due, perchè sono del parere che un ragazzo deve giocare perchè merita; il 90% dei fuori quota, come supera la fascia d'età consentita dal regolamento, smette di giocare al calcio o fatica a trovare spazio.
Schierando quattro fuori quota si rischia in un certo senso di snaturare la squadra e in più, cosa assai più importante, non si riducono minimamente i costi, anzi si ottiene l'effetto opposto, visto che quelle società che se lo possono permettere reclutano i ragazzi investendo anche risorse importanti».

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2012/2013
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