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Pierluigi Scotto, allenatore, Sorso 1930
«In casa meno belli che fuori, tifosi esigenti ma stiamo facendo tanto»

Sorso, inconsapevolmente in testa, Scotto: «Non so che valore abbia questo primato, ci dà autostima. L'obiettivo è migliorare sempre più il gioco»

Prima vittoria da ex a Monastir e primo posto in classifica con sorpasso ai danni del Castiadas. Un primato che sarà messo in discussione nella trasferta in casa dello Stintino per il big-match della penultima giornata del girone d'andata. Il Sorso ha attraversato una settimana da prima della classe e il tecnico Pierluigi Scotto ha vinto in quello che è stato il suo campo per un mese e mezzo nella breve parentesi di due anni fa alla guida della Kosmoto.  L'anno scorso, sulla panchina del Castiadas, le buscò due volte. «Però avevo già vinto a Castiadas contro la mia ex squadra - precisa il tecnico sassarese - Al di là del successo, sono sempre contento di tornare a Monastir, Marco Carboni è un presidente che saluto sempre con affetto, un tipo sanguigno ma migliorato, come sono cresciuti tutti i dirigenti. Ho anche un bel rapporto con Claudio Cordeddu, un tecnico che mi stima e col quale ci siamo confrontati spesso, ha avuto l'opportunità di allenare subito in Eccellenza e migliora sempre più. Ha una squadra importante ed è difficilissimo contro di loro spuntarla se non fai grosse prestazioni, noi l'abbiamo fatta e sono contento».

 

Primo posto dopo 13 giornate che cosa significa?

«Non lo so neanche io, vedo la squadra con ancora molti difetti anche se ha fatto delle cose importanti. Il campionato è difficile, non so quantificarne il valore ma adesso non do tanta importanza perché in ogni gara puoi inciampare, quest'anno c'è molto equilibrio e tutto può succedere. Il primato ci dà autostima e maggior convinzione nel continuare il lavoro iniziato ad agosto, sono sicuro che ci sono avversarie attrezzate che non molleranno mai. L'obiettivo è migliorare sempre di più il gioco ma guardando anche al risultato, questo è un percorso difficile ma lo sapevamo»

Da fuori l'arrivo di Gutierrez è il segnale che volete vincere, invece ha altri significati?

«Dovevamo sostituire Silvetti che si è infortunato e si stava rivelando per noi un giocatore importantissimo, un leader capace di caricare la squadra e un punto di riferimento. Quando si è fatto male nei ragazzi ho visto un po' di scoramento. Spesso ho utilizzato Derudas basso ma per caratteristiche l'ho sacrificato, va bene nell'emergenza e non poteva essere una scelta definitiva. L'arrivo di Pablo va visto quindi nell'ottica di sostituire un giocatore importante con uno altrettanto importante, anche Gutierrez è ragazzo solare, una persona positiva ed è un difensore di temperamento. Già da tempo lo inseguivo, anche in estate, ora c'è stata l'opportunità di prenderlo e l'abbiamo colta al volo» 

Domenica è scontro al vertice con lo Stintino, il vero miracolo l'hanno fatto loro? 

«Sì, secondo me stanno facendo grandissime cose, con concetti di gioco a volte belli e altre volte concreti sul risultato, sono completi ed è un merito dato dal loro allenatore Udassi. Davanti mi impressionano tanto, gli esterni Deliro e Cherchi sono forti e hanno nel dna la capacità di andar via nell'uno contro uno, Carboni lo conosco dai tempi di Fertilia e sta maturando tantissimo mentre Doukar è esploso completamente. Poi il loro vero regista è Antonio Secchi, un portiere eccezionale dai piedi d'oro, dovremo stare attenti sulla palla scoperta, ti attirano andando in pressione su Sini e Carrucciu e poi cercano la lunga gittata verso Doukar, che non è buttar palla ma una vera soluzione offensiva. Conosciamo le difficoltà che ci aspettano ma anche noi abbiamo le nostre armi, sarà una bella gara aperta a ogni risultato»

Il pregio migliore del Sorso

«Di esser squadra anche nelle difficoltà. Tante volte in casa non abbiamo espresso una continuità di gioco, ho visto cose buone e altre meno buone, abbiamo una nostra chiave di letture ed è che la Piramide è uno stadio bellissimo ma il fondo non in condizioni perfette visti i problemi avuti ad inizio campionato. Questo un po' ci penalizza benché abbiamo perso un solo un punto finora ma in casa non abbiamo mai fatto quello che ci riesce fuori, non è un alibi anche se dieci scatti fatti sul sintetico rispetto a quelli su un campo in erba naturale e col fondo morbido hanno una valenza diversa» 

Il fatto di cambiare spesso modulo può ingenerare un po' di confusione nei giocatori?

«Sono alla ricerca dei principi di gioco, nel calcio moderno conta quello, oramai i moduli sono una moda, non ne ho uno fisso e forse lo troverò più avanti. Finora non siamo mai stati uguali, ho giocato a tre dietro e a quattro, col trequartista dietro due punte o due trequartisti a supporto di una punta, con i due mediani a centrocampo oppure a tre. Ho preferito mettere più cose dentro ognuno dei giocatori forse perché studiandoli ho scoperto che possiamo adattarci alle varie situazioni senza però rinunciare mai ai tre e quattro attaccanti perché dobbiamo fare male agli avversari. Non c'è confusione, oggi il giocatore dev'essere polivalente, la specificità è rimasta in tre ruoli, il portiere, il difensore centrale e la prima punta»

Per il Sorso una sconfitta in casa del Taloro, il Castiadas è imbattuto ma domenica gioca proprio a Gavoi

«Noi al Maristiai abbiamo fatto errori in fase offensiva e difensiva pur giocando un'ottima gara su un campo difficile. Non abbiamo sfruttato le occasioni create e dietro abbiamo commesso errori ed è giusto aver perso ma la prestazione rimane contro un avversario che non molla mai, che gioca sulle seconde palle, ha fisicità e grande fame. Abbiamo perso una gara e il Castiadas no, ma siamo gli unici ad avere 9 vittorie mentre le altre 8, è vero che la differenza nel calcio si fa con una grande difesa ma se perdi una gara e ne vinci 9 va bene, poi tra l'altro apprezzo molto anche il punto fatto col Castiadas, che a Gavoi avrà una gara difficile ma ha le carte in regola per fare bene e crearsi quelle opportunità per vincere»

Quando il tecnico Pinna dice che è sbagliato chiamare il suo Castiadas corazzata ha ragione?

«Se il metro di paragone è il Tortolì dell'anno scorso, quello è superiore a tutte le squadre dell'attuale Eccellenza perché aveva il doppio giocatore in ogni ruolo e ha fatto cose eccezionali. Sebastiano è senz'altro un ottimo allenatore che guida veramente una squadra importante che io amo in particolar modo avendo lavorato lo scorso anno con diversi giocatori che ancora ci sono a Castiadas, credo di aver lasciato un po' di lavoro con dei giocatori che ho svezzato come Mereu e Porru, hanno reso molto anche Carrus, Carboni, Cordeddu e Orrù, su questa base Sebastiano è stato bravissimo ad inserire Luigi Pinna, che portai a Olbia e ne conosco il valore, Boi, Saias, D'Agostino, Mesina, sono convinto che ripagherà alla grande Zaccheddu, Piu e Vargiolu verso i quali conservo un grande ricordo e tanta stima. Quando ritengo il Castiadas una corazzata non lo faccio per mettere pressione a loro, a Sorso i tifosi sono rimasti molto impressionati dalla loro prestazione, non vedevano una squadra così forte a La Piramide da anni, queste sono cose che valgono»

Anche il Sorso può essere considerata una corazzata

«Il Sorso ha una rosa importante, costruita molto in fretta in un mese e il che può portare a sbagliare qualcosa, subendo anche la concorrenza della Torres. Abbiamo cercato di prendere prima degli uomini e poi dei giocatori, molti li conoscevo bene come Falchi, Cocco i due Delrio, Derudas, Ruggiu, Caddeo ma non sapevo che forza potessimo avere, abbiamo scoperto il portiere Cherchi in corsa benché Spanedda non sia secondo a nessuno. Non siamo una corazzata ma una squadra partita con l'obiettivo dei playoff e quello rimane perché per vincere devono girare tante componenti, non ultimo la fortuna. Io so che nel calcio uno lavora 30-40 anni e poi vince forse 4 o 5 volte, sono pochi quelli che hanno il privilegio di vincere spesso»

Ma Sorso che fa ora: sogna la serie D o rimane coi piedi per terra?

«Io vorrei dire alla gente di Sorso, che ha il palato fine, di giudicarci oggi. Noi non siamo quelli dei Franzon e gli Amarildo che hanno fatto la serie C2, siamo una identità nuova. Ci accorgiamo che il pubblico è esigente e a volte critico ma non riusciamo ancora ad ammazzare una partita con 4-5 gol, probabilmente non abbiamo quella forza per vincere prima di entrare in campo. Giudicate con equilibrio quello fatto finora, che non è poco, perché non siamo il Real e state vicino alla squadra e alla società che è composta da un gruppo di dirigenti come il presidente Zappino, il diesse Manunta, Marongiu, Polo, il team manager Cuccureddu che in questi anni si stanno dando un gran daffare per riportare Sorso in palcoscenici più importanti di quelli degli ultimi 20-30 anni»

Le due esperienze chiuse prematuramente con Olbia e Monastir hanno cambiato Scotto?

«Non mi hanno cambiato. L'esperienza di Monasir è stata positiva, ho dato un segnale anche lì in un mese e mezzo, forse non erano pronti ad accogliere chi nei dilettanti è convinto che le cose si possono fare con professionalità, io posso sembrare a volte esagerato ma resto un artigiano che si adatta a tutto. Con l'Olbia sono andato via che eravamo quarti e in casa davamo spettacolo, con giocatori come Mastinu che ho voluto a tutti i costi e ora gioca in serie B, Molino l'ho voluto tenere, Oggiano in 7 partite aveva fatto 8 gol, il regista Barone ha poi vinto altri campionati. In quel momento della mia carriera mi volevano tutti, Olbia mi ha convinto perché è una grossa piazza ma forse sono arrivato nel momento sbagliato. Sono stato esonerato dopo aver perso con l'Ostiamare ma chi è arrivato al mio posto ha fatto 1 punto nelle 8 gare successive. Là erano altri i problemi ma anche quella è stata una esperienza positiva, sono stato fermo ed è servito a staccare la spina. A Castiadas, lo scorso anno, è stata un'altra esperienza bellissima, ricostruendo la rosa a dicembre per poi giocare un gran calcio come visto nel 5-0 al Tonara o nella vittoria a Uri. A Calangianus nei playoff abbiamo fatto una gran gara in un campo non adatto, siamo arrivati ai supplementari in dieci uomini e perso dopo aver segnato due gol regolari ma incomprensibilmente annullati»

I giocatori più forti incontrati finora in questo scorcio di campionato tra senior e giovani

«Io posso dire di non aver mai allenato un giocatore così forte come Davide Carrus, davvero eccezionale, un fenomeno e un esempio per tutti anche come uomo, avrei voluto riallenarlo, peccato essermelo goduto solo 7 mesi. Andrea Satta del Muravera è un giocatore moderno, può fare il centrocampista davanti alla difesa e dietro la punta. Luca Tedde dell'Atletico Uri l'ho inseguito negli anni, quand'era nell'Usinese l'ho segnalato a tante società, un centrocampista che fa tanti gol. Alessio Fadda sempre dell'Atletico Uri sa fare l'esterno basso e il difensore centrale in scioltezza. E metto in lista anche Fabio Argiolas ed Emiliano Melis che quando mi incontrano fanno sempre gol, sono attaccanti straordinari. Per i giovani stravedo per Manuele Porru, un '98 fortissimo che a Castiadas mi determinava le gare, e dico il nostro Enrico Delogu, un '99 che si sta completando facendo un campionato da titolare, lo stiamo un po' sporcando da centrocampista ma ne trarrà giovamento in carriera»

Tutti parlano del terzetto di testa ma Atletico Uri e Muravera?

«Sono due squadroni, l'Atletico Uri è la squadra che pratica il miglior calcio del campionato, ha giocatori dalla cifra tecnica elevata ed è quella che ha più intesa di tutti, giocatori che da tanti anni stanno insieme come gli ex Fertilia Mereu, Puddu, Piras, Matteo Tedde due bravi giovani ex Latte Dolce come Puledda e Pireddu. Tutti dicono che non hanno una prima punta ma uno dei segreti della squadra di Salaris è Matteo Tedde come centravanti, in quella posizione con lo scatto sui 20 metri e la tecnica importante che ha è devastante. Poi è chiaro che se giochi con un '97 in porta, un '98 centrale di difesa e un 2000 esterno basso qualcosa la paghi. Il Muravera ha dimostrato di poter stare lì, una squadra fisica, tosta e con giocatori abituati alla serie D. Ma non dimentichiamoci del Samassi, prenderà punti a tutti e ne verrà fuori da protagonista perché non voglio credere che giocatori come Manis, Sogus, Angheleddu, Nurchi, Dessena, Placentino e ora Vignati si accontentino di una posizione anonima»

Per la Torres sarà dura recuperare le prime posizioni?

«Sta facendo movimenti di mercato importanti, Spinola è un attaccante che determina e ha colpi importanti, Merenda un difensore centrale cattivo e con centimetri. Guai a farla rientrare in corsa perché per tradizione e tifoseria è la prima in assoluta. Vero è che sono staccati ma tutto può succedere, sono sicuro che diventeranno importanti»

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2017/2018
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