L'ex Selargius: La D è un bel trampolino di lancio
Andrea Sanna e la serie C dalla panchina: «A Savona sto bene, mi alleno al massimo e aspetto il mio turno»
Un ragazzo di poche parole dedito al lavoro. Non spreca il fiato in lunghi discorsi ma corre veloce e lo fa sempre verso la porta avversaria in cerca di un nuovo gol da segnare ma anche di un nuovo obiettivo da centrare.
Quello del “bomber” Andrea Sanna, classe 1983, è ora di affermarsi nei professionisti dopo aver lasciato la Sardegna quest'estate per sbarcare in Liguria, a Savona, in serie C. L'attaccante oristantese già dieci anni fa si faceva notare in Eccellenza con la Tharros, poi ha sempre tenuto alte medie realizzative indossando le maglie di Terralba (vinse nel 2008 la Coppa Italia con una doppietta in finale al Taloro), Ghilarza, Porto Torres (vittoria di campionato e Coppa Italia), Fertilia, Torres (vittoria di campionato e Coppa Italia). Negli ultimi due anni, con il Selargius in serie D, ha segnato quasi 40 gol (playout compresi), dal luglio scorso cerca la sua dimensione in una nuova categoria che lo pone nella posizione di dover dimostrare che la serie C e il professionismo sta nelle sue corde. «A Savona mi sono trovato subito bene - dice Andrea Sanna - inserendomi nel gruppo e giocando le prime due partite di Coppa Italia e la prima di campionato. Poi però è cambiato qualcosa e non ho più avuto molte occasioni. Dopo 10’ finali contro il Pisa, ho visto la panchina e addirittura la tribuna. Ma non so darmi un perché».
Per un giocatore abituato ad essere titolare e protagonista in campo non è facile stare in panchina. Come vivi questo momento?
«Lo sto vivendo molto bene, con tanta pazienza e serenità nonostante non stia giocando. Mi alleno comunque sempre al massimo cercando di conquistarmi qualche altra occasione»
Come è questo calcio professionistico?
«Ti fa sentire un calciatore vero, ed è bello farne parte. Non ti fanno mancare nulla e curano ogni minimo particolare sotto tutti i punti di vista»
Quali differenze hai riscontrato tra la serie D, da cui provieni, e la serie C?
«Le differenze non sono poi così tante. Si notano giusto appunto nei ritmi di gioco e di allenamento. Ma per struttura degli allenamenti e metodologia non ci si discosta molto, poi per la presenza comunque di trasferte lontane la serie D non ha nulla da invidiare alla C. Si può ritenere un buon trampolino di lancio e di prepararazione per il professionismo come lo è stato per me»
Vedendo compagni e avversari, quanti sardi sarebbero all’altezza della Lega Pro?
«In Sardegna ci sono tanti giocatori che meriterebbero una occasione e ce ne sono già tanti costretti a giocare lontano da casa per stare nella categoria .Questo dimostra che potrebbero esserci più squadre sarde in Lega Pro, ma questo non avviene a causa degli elevati costi»
Andrea Sanna manca alla serie D, in quale delle 5 squadre sarde pensi ti saresti potuto trovare bene?
«Ovunque abbia giocato mi sono trovato bene e credo di aver lasciato un ottimo ricordo sia come uomo che come calciatore. Quindi, come è stato sempre, credo mi troverei bene in qualsiasi club»
Hai qualche rammarico rispetto al passato?
«Ne ho uno, quello di non essere arrivato in questa categoria qualche anno fa. Avrei probabilmente avuto la possibilità di fare una carriera più prestigiosa ma sono comunque felice di come ho intrapreso e affrontato il mio percorso di calciatore»
Il professionismo è comunque un traguardo importante, c'è qualcuno da ringraziare?
«Certamente. Se sono arrivato in serie C parte del merito va al tecnico Vincenzo Fadda e al presidente tonio Mura che hanno creduto in me portandomi al Selargius che, per due anni fantastici, è stat la mia dimora calcistica. Ringrazio, inoltre, Bruno Grillo (procuratore e responsabile dell'area scout del Chievo, ndr) che ha avuto il merito di inserirmi in questo mondo nonostante la difficoltà nel farlo visti i tempi.
Come e dove ti vedi quando chiuderai la carriera da calciatore?
«Non ne ho proprio idea (ride, ndr). Per ora voglio solo giocare. Mi sento ancora “giovane” e abbastanza in forma. Ho voglia di dimostrare che posso stare qui dove sono»
Ma proverai a guidare una squadra?
«ll ruolo di allenatore mi affascina ma non credo di essere portato dato il mio modo di fare molto taciturno. Poi un domani chi lo sa, di sicuro almeno il corso con professor Mauro Marras lo vorrei fare»