L'ex terzino del Cagliari gioca ancora a 40 anni
Fabio Macellari, dalla Champions con Ronaldo alla Castor in Prima: «Il calcio è bello in tutte le categorie»
Un pezzo del grande Cagliari del primo Giampiero Ventura torna in Sardegna, ancora con le scarpette al piede e a divorare la fascia sinistra. Fabio Macellari non si arrende e a 40 anni ha deciso di giocare in Prima categoria con la Castor Tortolì del presidente Emilio Lai, chiamato dal direttore sportivo Roberto Ibba ormai specializzato nel portare ex rossoblù in Ogliastra. L'anno scorso al Tortolì fece arrivare Antonino D'Agostino, ora alla Castor giocherà il terzino di Sesto San Giovanni. «Non potevo dire no all'amico Roberto - dice col sorriso l'ex cagliaritano - e non potevo farmi sfuggire la possibilità di stare una stagione intera in Sardegna dove ho tanti cari amici e affetti importanti». Perché nell'Isola, tra i tanti amici, c'è Giovanni Pittalis, ex giocatore di Tempio, Olbia e San Teodoro che fu compagno di Macellari a Lecce, quando rientrò a Cagliari nel 2003 invece ha conosciuto Claudia, una storia importante culminata col matrimonio e poi finita col divorzio ma che gli ha donato un figlio, Matteo, che ora ha otto anni e mezzo. «Per me è bellissimo poter stare accanto a mio figlio e, nel frattempo, continuare a dare calci al pallone». Perché per chi ha giocato con Ronaldo - il Fenomeno - e ha avuto all'Inter come allenatore Marcello Lippi conta solo una cosa: «Il calcio è bello in tutte le categorie e a tutte le età. Ho avuto la soddisfazione di vincere campionati con Lecce e Cagliari, di giocare un preliminare di Champions League con l'Inter, di avere allenatori come Ventura, Lippi, Tardelli, Guidolin, ma ci vuole sempre passione, voglia di sudare e superarti, altrimenti fai brutte figure».
Il fisico è integro, chi l'ha visto contro il Girasole nella finale del Memorial per ricordare l'ex granata Antonello Lai o nell'amichevole contro il Lanusei lo definisce un'acciuga. E va ancora su e giù per quella fascia sinistra, a metter cross invitanti a centroarea, senza mai sprecare un pallone. La terra battuta non lo spaventa, perché la sua carriera, che ha toccato l'apice quando vestì il nerazzurro nel 2000, ha poi avuto una discesa lenta ma inesorabile dopo l'infortunio al ginocchio a Bologna nel 2002 (e l'ammissione di far uso di cocaina che, fortunatamente, durò poco) e la "cassanata" nel 2004 al rientro al Cagliari (fuggì dal ritiro, saltò l'allenamento e fu messo fuori rosa) che l'ha visto lasciare i professionisti nel 2007 (Sangiovannese in serie C) e calcare l'anno scorso anche i campi della più bassa di tutte le serie. «Ho giocato nella Bobbiese in Prima - dice Macellari - che poi ho anche allenato. Ad Amatrice ho invece una scuola calcio e ho giocato nel club che milita in Terza categoria perciò non c'è nessun problema per me far parte del grande gruppo della Castor». L'ex giocatore del Cagliari (in rossoblù dal 1997 al 2000 e poi da gennaio 2003 a gennaio 2004) ha grande considerazione del tecnico Marcello Guerriero dei suoi nuovi compagni di squadra: «Gianluca Recano è un leader della difesa, Nicola Devigus è un vero capitano e Stefano Mameli è un peperino fortissimo. Ci sono da una settimana ma è come se ci fossi da mesi alla Castor. L'ingresso nello spogliatoio è stato positivo. Il gruppo c'è e si può fare bene, l'abbiamo dimostrato contro il Lanusei, squadra molto forte oltre che di due categorie superiori, e nella finale del Memorial abbiamo battuto una squadra di Promozione come il Girasole». Per vincere il campionato ha però chiesto altri acquisti al direttore sportivo Ibba. «Se Roberto porta Vasari a destra, De Patre a sinistra e Muzzi in mezzo all'area - dice con una risata, ricordando il Cagliari che conquistò la serie A nel 1998 - allora vinciamo il campionato».
Col rientro in Sardegna, Fabio Macellari è tornato a vivere nella sua casa del Margine Rosso, alla fine del Poetto di Quartu, e da lì parte verso Tortolì per gli allenamenti: «Una strada e una zona della Sardegna che mi è sempre piaciuta, sembra di essere tornato indietro di 17 anni». Il Cagliari gli è rimasto nel cuore: «I tifosi rossoblù sono speciali e i sardi mi hanno sempre mostrato affetto. Andrò a vedere la gara contro l'Atalanta, c'è ancora il grande Daniele Conti che era un ragazzino quando venne a Cagliari la prima volta ed è diventato la bandiera del club. Un esempio per tutti». A 40 anni, il terzino cresciuto calcisticamente nel Pro Sesto gioca ancora ma pensa alla carriera di tecnico: «Ho il patentino di Seconda Categoria UEFA A e posso allenare fino alla Prima Divisione, fare il vice in serie A e B, guidare le squadre Primavera. A giugno dell'anno prossimo conto di fare il supercorso a Coverciano per allenatori professionisti di Prima Categoria UEFA PRO». E se guidare il Cagliari resta un sogno, iniziare con qualche club isolano non sarebbe male: «Perché no? In Sardegna ci sono tanti giocatori e giovani di valore». Ora è il direttore tecnico del settore giovanile della Castor, un incarico che gli darà anche ulteriori punteggi per il corso a Coverciano; e se nel calcio ha già detto tutto, o quasi (la Promozione per il club ogliastrino sarebbe storica), il futuro da allenatore è tutto da scrivere.