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Guerriero: «Nel calcio non c'è più pazienza»
L'ex tecnico della Castor parla del suo esonero

Guerriero: «Nel calcio non c'è più pazienza»

E' finita nel peggiore dei modi l'avventura di Marcello Guerriero sulla panchina della Castor Tortolì: il tecnico è stato infatti esonerato dalla società dopo la sconfitta rimediata sul campo del Monserrato, una decisione che ha fatto scalpore soprattutto perchè la squadra occupava, ed occupa ancora, il primo posto in classifica, andando ben oltre, per stessa ammissione dell'allenatore, gli obbiettivi fissati ad inizio stagione.
Quello che rimane ora è, ovviamente, un pizzico di rammarico per non aver avuto la possibilità di chiudere un campionato che Guerriero, assieme ai suoi ragazzi, stava vivendo da assoluto protagonista.

Marcello Guerriero, ex tecnico della Castor Tortolì

Mister, si aspettava un epilogo del genere?
«Per me è stata una sorpresa assoluta, se consideri che l'obbiettivo ad inizio stagione era ottenere una salvezza tranquilla e rivalorizzare il gruppo attraverso il lavoro; al massimo si sarebbe dovuto buttare un occhio al terzo posto, qualora il nostro cammino fosse stato particolarmente positivo.
In realtà poi, siamo riusciti a fare molto meglio, occupando per lunghi tratti la prima posizione; ecco perchè questo esonero è stato un po' una sorpresa».

 

Nel primo comunicato ufficiale che la società ha diramato si parlava di addio consensuale.
«No, le cose non sono andate così. L'esonero mi è stato comunicato lunedì al telefono dal Direttore Sportivo, non so bene perchè abbiano voluto riportare questa interpretazione, ma è stata una decisione presa soltanto ed esclusivamente dalla Castor».

 

Cosa non andava nelle ultime prestazioni? Avete incontrato qualche difficoltà inaspettata?
«La nostra è una buona squadra, che si è peraltro rinforzata con gli arrivi di Erriu, Locci e Cattide; i primi due venivano da un periodo di inattività, a causa di infortuni vari, di quasi tre mesi; il terzo non era in condizioni ottimali e stavamo cercando comunque di recuperarli nel più breve tempo possibile.
Si è fatta sentire decisamente l'assenza di Diouf, una pedina fondamentale che da equilibrio a tutta la squadra: ogni volta che mancava lui abbiamo sempre perso, come è successo nelle prime due partite dell'anno.
Contro il Monserrato ci è venuto a mancare anche Selenu, che è un po' il pilastro della difesa della Castor, e abbiamo commesso qualche ingenuità nel reparto arretrato; la squadra comunque, anche in quella occasione, si è espressa bene, soprattutto nel secondo tempo, dove abbiamo recuperato due gol e sfiorato ripetutamente il terzo.
La squadra stava abbastanza bene, è viva e i giocatori sono in forma: io penso che questi periodi un po' opachi, nell'arco di una stagione, sono normali: è capitato al Villagrande, ad esempio, o allo stesso Jerzu; il Monastir sta volando sulle ali dell'entusiasmo, stanno vivendo un momento esaltante ed è naturale che ora la corsa si faccia più dura per tutte le pretendenti al salto di categoria.
Domenica è in programma l'ultima gara prima della pausa, non ti nascondo che quelle due settimane sarebbero state importantissime per noi, per poterci giocare lo sprint finale con l'organico al completo e al massimo della condizione.
Noi potevamo soltanto crescere, ma nel calcio evidentemente non c'è più pazienza: io devo sottostare chiaramente ai voleri della società, hanno preso questa decisione e per me va bene così».

 

C'è un ricordo particolarmente positivo che si porterà dietro da questa esperienza?
«Le cose belle sono davvero tantissime, e una cosa brutta non può assolutamente cancellarle: se ne devo ricordare una, scelgo il bellissimo rapporto che si è creato con il mio vice Nino Nieddu, un ragazzo che da anni è a Tortolì e mi ha accompagnato in questa avventura.
Mi ha colpito molto la serietà dei giocatori, a partire da Simone Fanni, il nostro secondo portiere, che viaggiava da Cagliari e non perdeva mai un allenamento pur sapendo che la domenica sarebbe andato in panchina; è la conferma che certi valori vengono ancora portati avanti da qualcuno, son quelle cose che ti fanno ben sperare per il futuro».

 

Nell'eventualità che la Castor riesca a centrare il salto di categoria, quanto sentirebbe suo questo traguardo?
«(ride) Per me l'avventura si è conclusa, non sto qui a pensare a come si chiuderà la stagione.
Io ho fatto il mio dovere sino alla 24^ giornata, il campionato, nel caso, lo vincerà la Castor, come società, non Marcello Guerriero.
Spetterà agli altri fare tutte le valutazioni del caso e le percentuali di merito, non è una cosa che mi compete e non mi interessa.
Ho solo il rammarico per il fatto che non ti basta arrivare primo per essere sicuro di mantenere il tuo posto, ma come io scelgo chi far giocare la società ha tutto il diritto di scegliersi gli allenatori che vuole; son cose che un tecnico deve mettere in conto.
Probabilmente in questi anni, considerando l'andamento generale e quindi non solo quello a livello sportivo, si pretende troppo se si chiede il rispetto dei rapporti umani che si vengono a creare e dei sentimenti; mi accontento quindi di quanto mi hanno dato i giocatori e le persone come appunto Nino Nieddu».

 

Sta già pensando al futuro? Avrà ancora voglia di allenare?
«Ne riparleremo alla fine del campionato (ride), non mi piace salire in corsa su una panchina, anche se c'è qualcuno che comunque lo fa (ride)».

In questo articolo
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2012/2013
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Girone B