«Ci è mancato un bomber di razza»
Malaspina, Falchi tra soddisfazione e rimpianti: «Che peccato non giocare i play-off»
A volte dare il massimo per tutta una stagione può non essere sufficiente, soprattutto se hai a che fare con due corazzate come il Sorso e il Ploaghe, capaci di monopolizzare il campionato per tutta la sua durata con uno strapotere tecnico e tattico contro cui non si può fare nulla, o quasi.
A dire il vero, il Malaspina di mister Falchi era riuscito, almeno nel girone d'andata, a restare in scia con le due battistrada, confermandosi giornata dopo giornata come una delle più belle sorprese del torneo.
Dare il massimo a volte non è sufficiente, soprattutto se perdi due pedine fondamentali come Scotto e Palumbo e se devi fare i conti con tanti, troppi infortuni che ti limitano la capacità di scelta.
L'unico rammarico di una stagione comunque formidabile, come ammette il tecnico, è soltanto quello di aver buttato al vento troppi punti, soprattutto nelle partite casalinghe, perdendo l'occasione di giocare lo spareggio play-off contro Asara e soci.
«Sono soddisfatto – dichiara Falchi -, perchè abbiamo fatto un bel campionato, rispettando i programmi stilati ad inizio stagione dalla società, che si aspettava di disputare un torneo relativamente tranquillo, e così è stato.
Il rammarico principale è quello di non essere riuscito a centrare i play-off, perchè con qualche vittoria in più in casa, dove abbiamo raccolto sette pareggi, secondo me ci saremmo potuti divertire.
E' paradossale il fatto che abbiamo ottenuto più successi in trasferta che tra le mura amiche, anche se probabilmente si è fatta sentire particolarmente l'assenza di un centravanti di razza, un bomber in grado di scardinare le difese avversarie soprattutto negli incontri interni.
Qui ad Osilo le nostre rivali tendevano a chiudersi, mentre in trasferta potevamo sfruttare al massimo le nostre doti, avendo ovviamente maggiori spazi per ripartire in contropiede.
Bisogna considerare che il Malaspina, come tutte le altre squadre del resto, deve fare i conti con la grande crisi economica che colpisce inevitabilmente anche il mondo del calcio: non è facile fare grossi investimenti sul mercato per allestire organici di altissimo livello; devo ammettere però che la dirigenza, che peraltro è giovanissima, mi ha assistito sino alla fine, non ci hanno mai fatto mancare niente, ci hanno sempre fatto sentire il loro calore e il loro affetto, hanno rispettato gli impegni presi; ti assicuro che non è facile, considerando che si tratta di un piccolo centro, con tutte le difficoltà che questo comporta.
Siamo stati bravi, ed è un merito del sottoscritto ma anche della società, a mantenere la calma nei momenti difficili, lavorando per compattare il gruppo: i giocatori sono sempre stati disponibilissimi nei miei confronti, si sono comportati da veri professionisti e hanno dato il massimo durante la settimana».
Avete chiuso il campionato a quota 49, dopo tredici vittorie e dieci pareggi, a -10 dall Sorso: un distacco che deriva dalla differenza tra i due organici o pensa che vi sia mancato qualcosa a livello di personalità?
«Il distacco ci sta tutto: a livello di organico probabilmente hanno qualcosa in più rispetto a noi.
Abbiamo dovuto affrontare tante situazioni complicate a livello di infortuni, ad esempio, che ci hanno, alla lunga, penalizzati un po'; i ragazzi probabilmente sono andati anche oltre le loro effettive potenzialità, non ho nulla da rimproverare, anzi sono loro contentissimi perchè quest'anno le cose sono andate decisamente meglio rispetto agli ultimi campionati.
A dicembre abbiamo perso Scotto e Palumbo, ma abbiamo mantenuto tutto sommato lo stesso organico, integrandolo con l'innesto di qualche giocatore che era fermo da qualche tempo; in rosa non avevo dei grossi nomi, a differenza di altre squadre, ma tutti si sono comportati al meglio, facendo parlare il campo».
Sino a dicembre stavate facendo un campionato strepitoso, tenendo il passo del Sorso e addirittura quello del Ploaghe.
«La perdita di quei due elementi di cui ti parlavo prima è stata determinante, gli infortuni e le squalifiche hanno fatto il resto.
Le cose non giravano più nel verso giusto e ci siamo persi per strada; uno dei problemi più grandi che abbiamo incontrato è che facevamo fatica a costruire gioco nelle partite casalinghe: ho a disposizione giocatori rapidissimi che sanno attaccare molto bene lo spazio, ma stentiamo ancora troppo contro le squadre che si chiudono a riccio».
Questa stagione vi ha dato la possibilità di crescere e fare esperienza, si tratta sicuramente di un ottimo bagaglio in vista del futuro, non crede?
«L'esperienza è importante, sono cresciuto come tecnico e ho avuto la possibilità di conoscere persone nuove.
Questa squadra, con l'innesto di due o tre elementi potrà fare davvero un grandissimo campionato; ci potrebbe essere la possibilità di fare domanda di ripescaggio, staremo a vedere, visto che il Malaspina è una delle società più antiche della Sardegna, ha vari titoli sportivi.
Ci sono tutti i presupposti per fare un buon campionato sia in Prima Categoria che in Promozione, punteremo senz'altro sui giovani di valore che già da quest'anno si sono messi in evidenza e che meritano sicuramente di calcare palcoscenici importanti».
Lasciamo per un attimo da parte il rammarico e concentriamoci sugli aspetti positivi: quali sono state le cose migliori del Malaspina visto quest'anno?
«Sicuramente la grande personalità della squadra, unita alla tenacia e alla voglia di raggiungere il risultato in qualsiasi campo.
Penso che ogni squadra rispecchi il proprio allenatore: a me piace vincere, imponendo il nostro gioco.
Una delle armi in più del Malaspina è stata la determinazione e la grinta: son queste le caratteristiche che deve avere una mia squadra».
C'è la volontà, da parte sua, di continuare con questo progetto?
«Questo bisognerebbe chiederlo alla società; da parte mia c'è grande disponibilità, se loro vorranno pianificare ed organizzare il progetto con il sottoscritto non avrò nessun tipo di problema.
Per ora ci godiamo un po' di riposo, poi si vedrà».