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Covid-19
L'imminente Dpcm vieta lo spostamento tra Regioni: sarà stop?

Serie D, nell'ultimo turno rinviato il 58% delle gare: la fragilità di un protocollo, debolissimo sui test diagnostici

Dopo sei giornate per i gironi a 18 squadre (7 turni per quelli a 20) la serie D capisce che, di questo passo, è quasi impossibile continuare il campionato nel bel mezzo di una seconda ondata di contagi che sta coinvolgendo in maniera più o meno uniforme in Italia. Nell'ultima domenica sono state rinviate ben 48 gare sulle 83 da programma, cioè il 58% con il record di 8 gare su 9 saltate nel girone G, quello in cui sono impegnate le sei squadre sarde. 

Una settimana fa i club del campionato d’Italia si sono espressi in modo chiaro e inequivocabile sul fatto che la Serie D non deve fermarsi. Su 166 sodalizi aventi diritto di voto ben 123 (il 74% delle società) hanno espresso la volontà di proseguire a giocare. Il nuovo e imminente DPCM vieterà, tra l'altro, lo spostamento da e verso le Regioni più colpite dal coronavirus, tranne che per esigenze lavorative, di studio o di salute. Nei territori considerati a rischio elevato, inoltre, saranno vietati anche gli spostamenti tra le diverse province. I calciatori e tecnici di serie D potrebbero rientrare fra i "lavoratori" non soggetti ad ulteriori restrizioni? Le voci sulla decisione di fermare il campionato di serie D sempre più caratterizzato dai rinvii pone il problema di chi si assumerà la responsabilità dello stop: se sarà per effetto dei provvedimenti del DPCM allora "Sport e Salute" dovrà farsi carico di erogare il bonus di 800 euro anche per i collaboratori sportivi (calciatori e allenatori con contratto e dirigenti che non hanno altre fonti di reddito) dei club di serie D. Se dovrà proseguire non potrà essere fatto con l'attuale protocollo della Figc per la ripresa delle attività del calcio dilettantistico e giovanile, nato il 10 agosto scorso sulla scorta del DPCM 7 agosto che ha autorizzato la ripresa delle competizioni sportive organizzate in ambito federale a livello territoriale.

 

Perché, in poco più di un mese di campionato, è emersa in modo inequivocabile la fragilità di tale protocollo che aveva dato delle "indicazioni generali per la ripresa delle attività del calcio dilettantistico e giovanile", tra l'altro non sempre rispettate da club e atleti, e ora superate enormemente dagli eventi (diffusione del virus) specie nell'essenza delle sue finalità volte «al contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19».

Una fragilità che ha un punto debolissimo in quelle che venivano chiamate procedure integrative, ossia i "test sierologici per la ricerca di anticorpi anti SARS-CoV-2 e quelli molecolari in caso di positività prima della ripresa per i calciatori che svolgono attività dilettantistica/giovanile a carattere nazionale", quindi essenzialmente per le squadre di serie D prima di iniziare l'unico campionato dilettantistico di carattere nazionale, "e/o su base volontaria in relazione anche alle necessità ed evidenze rappresentate dalla evoluzione della situazione epidemiologica nelle singole regioni". E viene specificato anche che "tali procedure aggiuntive appaiono possibili in relazione al numero nettamente inferiore (nell’ordine delle migliaia) rispetto al totale dei tesserati FIGC dei soggetti potenzialmente interessati".

 

Bisogna chiarire subito la differenza di costi e funzioni tra i test che vengono indicati nelle procedure aggiuntive:

1) I test sierologici ricercano gli anticorpi IgG (immunoglobuline che indicano l’avvenuto contatto con il virus e sono responsabili della protezione nel tempo dal virus, la c.d. immunità) e gli anticorpi IgM (immunoglobuline che indicano l'infezione in atto). Sono test rapidi, al costo di 20-25 euro, chiamati qualitativi ("pungidito") perché la goccia di sangue viene esaminata in un kit diagnostico portatile; o quantitativi perché richiedono un prelievo di sangue e uno specifico analizzatore in dotazione alle strutture sanitarie. Non hanno, al momento, alcuna utilità clinica per conoscere il proprio stato rispetto al Covid-19, quindi per poter dire che un calciatore partecipa all'allenamento di contatto o alla gara da non positivo. Mentre può servire a studi epidemiologici per tracciare la reale diffusione dell’infezione nelle diverse aree geografiche (Regioni) e in diversi settori (ad esempio nel calcio dilettantistico poteva dare la percentuale di calciatori/allenatori che hanno iniziato la stagione avendo o meno contratto il virus nei mesi precedenti).

►Se non si colora né la linea IgM né la linea IgG, probabilmente nel sangue del calciatore/allenatore non ci sono anticorpi contro le proteine virali e, in questo caso, è probabile che non abbiano contratto l’infezione. Ma essendo gli anticorpi IgM prodotti nella fase iniziale dell’infezione e si ritrovano nel sangue a partire, in media, da 4 o 5 giorni dopo la comparsa dei sintomi per poi scomparire nel giro di qualche settimana, il soggetto sottoposto a test potrà anche essere in una fase precoce dell’infezione quando ancora l’organismo non ha prodotto gli anticorpi, il cosiddetto “periodo finestra”; oppure il calciatore/allenatore è stato infettato ma la quantità di anticorpi che ha sviluppato è, al momento, al di sotto del livello di rilevazione del test (asintomatico), perciò è positivo al Coronavirus ma il test sierologico non lo rileva, generando il "falso negativo". È evidente che in queste due circostanze, il periodo finestra e i falsi negativi, le persone potrebbero essere infette ed anche contagiose pur in presenza di un test sierologico negativo.  Solo con il tampone naso-faringeo si potrà rilevare la positività al Coronovirus del soggetto.

►Se si colora solo la linea IgM, è probabile che l'organismo del calciatore/allenatore abbia prodotto IgM contro le proteine virali e che ci troviamo in una fase precoce della malattia. In questo caso, il tampone naso-faringeo è generalmente positivo. Abbiamo quindi contratto l’infezione e probabilmente possiamo trasmetterla ad altri. Ma, anche in questo caso, tuttavia è possibile che il test sierologico diventi positivo in presenza di anticorpi diretti verso proteine non appartenenti al SARS-COV-2 e che segnali quindi erroneamente la presenza di infezione in soggetti sani, generando i “falsi positivi”, un errore che solo il tampone naso-faringeo negativo potrà rilevare.

►Se si colora solo la linea IgG significa che il nostro organismo ha prodotto immunoglobuline di tipo "G" contro le proteine virali e che le immunoglobuline di tipo "M" sono già scomparse. Ci troviamo quindi probabilmente in una fase più avanzata dell’infezione oppure siamo già guariti. In questo caso, il tampone naso-faringeo può risultare già negativo (si è già guariti) ma, in qualche caso, ancora positivo (non si può escludere di poter ancora trasmettere l’infezione ad altri).

2) I tamponi rapidi ricercano direttamente l’antigene SARSCoV-2 (Ag) in campioni da tampone naso-faringeo. Nel caso da infezione da coronavirus, come per tutte le infezioni virali, il sistema immunitario produce anticorpi diretti verso le proteine dell’involucro virale. Il test non ricerca l’RNA virale, così come fa il tampone classico, ma ricerca l’antigene del virus stesso tramite una reazione specifica antigene/anticorpo direttamente nel tampone. Il tampone rapido dà però una risposta quasi immediata (in 10-15 minuti) e completa la valutazione clinica/diagnostica in seguito alla ricerca degli anticorpi attraverso i test sierologici. con il Dpcm del 13 ottobre scorso quando si è portata la quarantena da 14 a 10 giorni e questo tipo di test rapido - da effettuare presso i medici di base - viene usato per i contatti stretti di un positivo al termine dei 10 giorni di quarantena. Il costo medio è di 40-50 euro dai privati, un costo che potrà abbattersi se fatto in convenzione su scala nazionale visto che, per i cittadini con sintomi, dal medico di famiglia il costo previsto dallo Stato è di 18 euro se eseguito nello studio del professionista oppure di 12 euro se invece verrà somministrato in una struttura delle Asl dal medico.

 

La serie D, se vorrà continuare il proprio campionato (anche dopo i limiti inseriti dal prossimo Dpcm) limitando al massimo i rinvii e nel rispetto delle misure di contrasto e contenimento dell’emergenza Covid-19 e a tutela dei propri tesserati, dovrà necessariamente inserire all'interno di un nuovo protocollo l'utilizzo dei tamponi rapidi, da effettuare nel proprio impianto sportivo dal medico sociale, magari a 48 ore dal match ufficiale e stabilendo anche il numero minimo di positivi (considerando bene anche i fuoriquota vista l'obbligatorietà dell'utilizzo di under in campo dal 1') che porti a far rinviare una partita, in modo da fermare il proliferare di rinvii "strategici" per la sola segnalazione di avere nel gruppo squadra un tesserato con dei sintomi riconducibili all'infezione da SARSCoV-2. È chiaro che si tratta di spese aggiuntive (a oggi almeno 50 euro a testa per una trentina di tesserati a settimana) da non far gravare interamente ai club, che molti dei quali stanno già sostenendo per mandare avanti un torneo sempre più privo di credibilità e regolarità. Il nuovo protocollo dovrà essere di traccia anche per i campionati dilettantistici di carattere regionale - già sospesi dal penultimo DPCM - che hanno solo amplificato le problematiche viste in serie D per il fatto che numericamente sono decisamente superiori: circa 460 squadre in Eccellenza, circa 870 squadre in Promozione, circa 1700 squadre in Prima categoria, circa 3000 squadre in Seconda categoria.

 

In tutto questo, gli stessi club e calciatori avrebbero dovuto attuare in maniera rigorosa quanto era già previsto nel Protocollo per la tutela sanitaria e la prevenzione del contagio da SARS-CoV-2 che prevede, oltre all'Autocertificazione e al Certificato d’idoneità medico-sportiva agonistica/non agonistica (obbligatorio e specifico dei tesserati), il Rispetto rigoroso delle norme igienico-sanitarie di prevenzione, che riguarda:

♦ un piano di pulizia e la periodica igienizzazione dei locali (con sanificazione degli spogliatoi di tipo ordinario e straordinario);

♦ l'adozione delle misure cautelative per accedere al sito sportivo (controllo della temperatura corporea all'ingresso, mantenimento della distanza di sicurezza, rispetto del divieto di assembramento, l'osservanza delle regole di igiene delle mani, l'utilizzo di adeguati Dispositivi di Protezione Individuale e di bottiglia d’acqua/borraccia personale);

♦ la fornitura di un’apposita nota informativa con le indicazioni essenziali (l'obbligo di rimanere presso il proprio domicilio in presenza di febbre oltre 37,5°, l'obbligo di comunicare eventuali contatti con persone positive al virus avuti nei 10 giorni precedenti, l'obbligo di avvisare dell'insorgere di qualsiasi sintomo influenzale);

♦ i mezzi di trasporto utilizzati per raggiungere l’impianto sportivo (si fa riferimento alla normativa vigente in caso di utilizzo di auto privata, con il solo conducente nella fila anteriore e massimo due passeggeri nella fila posteriore, debitamente distanziati l’uno dall’altro e con obbligo per tutti di indossare la mascherina);

♦ grande attenzione alla corretta attuazione delle norme di prevenzione primaria/secondaria anche fuori dal “campo di gioco”, a difesa, salvaguardia e valorizzazione del bene primario, rappresentato dalla svolgimento corretto dell'attività sportiva;

In questo articolo
Campionato:
Stagione:
2020/2021
Tags:
6ª giornata