«Ora spero che si risolva il problema del campo, una brutta situazione che fa male al calcio»
Atletico Lotzorai in paradiso, Pilia: «Per noi è una gioia immensa, promozione conquistata tra mille difficoltà»
Una delle cose più belle, sorprendenti e meravigliose del calcio, soprattutto di quello dilettantistico, è che ha la capacità di farti emozionare ancora, perché racconta, manda in scena, come se si trattasse di un teatro, delle storie a dir poco incredibili. Marcello Pilia il prossimo 23 aprile compirà quarantanove anni, ma ha appena vinto, da protagonista, il campionato con il suo Atletico Lotzorai. Un cammino costellato da tante difficoltà, che hanno però, di fatto, caricato ancora di più, sul piano del morale e della grinta, i bianco-azzurri, capaci di tenere testa a compagini quotatissime come la Castor, ad esempio, o il Loceri. L'estremo difensore rivive le tappe principali della stagione, a partire dall'ultima uscita, decisiva per il titolo, andata in scena contro il San Vito.
«Durante la settimana — ammette Pilia — si è sentita tutta la tensione accumulata nel corso del campionato. E' spettato ai giocatori più esperti, come me, che in 49 anni qualche torneo l'ho disputato (ride), tranquillizzare i ragazzi più giovani, che sentivano maggiormente il peso della responsabilità». Le cose sono comunque andate nel migliore dei modi. «Tutto come previsto, per fortuna; siamo stati bravi a mettere il risultato subito al sicuro, già nel primo tempo, poi è partita la festa». Organizzata la sera prima dell'incontro. «Con tante scaramanzie e toccando ferro, come si dice in questi casi. Avevamo una paura tremenda che potessimo fallire a pochi metri dal traguardo. Il San Vito, è giusto sottolinearlo, non ci ha regalato niente, ma alla fine abbiamo potuto tirare su le bandiere e abbandonarci alla gioia».
Per un successo meritatissimo. «Siamo entrati nella storia del calcio di questo paese, con un club che è stato fondato appena due anni fa e in brevissimo tempo può vantare un traguardo così prestigioso».
Che risulta ancora più clamoroso alla luce delle tante difficoltà incontrate. «Non è stato semplice giocare, in pratica, tutte le partite in trasferte, visto che non abbiamo un campo. Siamo stati ospitati a Triei, tra virgolette, visto che la società ha comunque dato un contributo economico per l'affitto. Sembrerà paradossale ma a Lotzorai non possiamo giocare, per mille problematiche. Ti lascio immaginare quanto fosse scomodo dover spostare tutte la attrezzature per gli allenamenti».
Sin dalla preparazione, la stagione dell'Atletico ha qualcosa di epico. «Siamo partiti dalla strada, dallo sterrato che c'è vicino al mare, senza poter utilizzare il pallone, che nel calcio credo sia uno strumento fondamentale (ride). Noi correvamo e basta. Una volta a Triei, abbiamo potuto svolgere gli allenamenti in maniera decente, una vera e propria liberazione».
Pilia e soci hanno offerto una lezione importante. «Se vuoi fare veramente qualcosa di buono non ti ferma niente e nessuno, puoi risolvere tutto con l'umiltà, lo spirito di sacrificio e la tenacia. Un sentimento che ha coinvolto allo stesso modo i dirigenti e tutti i giocatori. A dire il vero, il nostro obbiettivo era quello di fare bene, non pensavamo di poter vincere il campionato. Poi, cammin facendo, ci siamo ritrovati li in alto, e abbiamo capito che potevamo dire la nostra. Durante le feste però abbiamo accusato un calo, tutti ne hanno uno, ed i nostri ragazzi devono aver bevuto un po' troppo spumante (ride). Il vantaggio di quattro punti si è ridotto a zero, anzi siamo addirittura passati sotto».
Poi fortunatamente è arrivata la scossa. «Con il pareggio in casa della Castor. Un punto d'oro, che forse non meritavamo considerando quanto visto in campo, loro hanno fatto una grandissima partita ma noi non abbiamo mollato di un centimetro, rimanendo attaccati alla vetta. Le vittorie contro il Perdas e l'Ulassai hanno completato il quadro, in questo senso, dandoci nuovi stimoli e riaccendendo le nostre motivazioni».
Tra gli elementi più incisivi, brillano senza ombra di dubbio le stelle di Vincis e Lobina.
«Antonio è un giocatore di categoria superiore, quest'anno è stato il nostro bomber, in area di rigore si è rivelato devastante. Con Raffaele invece non avevo mai giocato, sapevo che era forte ma visto all'opera è un autentico prodigio, anche e solo negli allenamenti. In avanti formano un'accoppiata micidiale, ma non dimenticherei ad esempio Gigi Serra, in mezzo al campo, che non ha certo bisogno di presentazioni, oltre ad Alberto Deiana, che vanta importanti esperienze in Promozione ed Eccellenza. Devo dire che comunque tutta la rosa si è rivelata all'altezza».
Con la Prima Categoria in tasca, sarà necessario proprio partire dalla questione campo.
«Le sensazioni da lotzoraese sono buone; credo che alla fine le due parti si siederanno attorno ad un tavolo e troveranno un accordo, che per come stanno le cose non può saltare. E' quello che mi auguro succeda, almeno, così diamo una buona impressione del paese, perché questa vicenda è brutta, fa male al calcio».
L'estremo difensore ha una dedica tutta particolare: «Ringrazio mia madre, che mi ha seguito da sempre, e mio padre: la vittoria del campionato va a loro, lo dico con immenso piacere. Mi hanno aiutato molto, non solo quest'anno: in passato ho rimediato un brutto infortunio, pensavo di mollare il calcio per via di un'operazione all'ernia del disco, ed invece ho trovato la forza per proseguire. Continuavano a ripetermi che potevo risollevarmi, e così ho avuto modo di togliermi diversi sassolini dalle scarpe, con le esperienze in Eccellenza con il Tortolì, e poi al Lanusei. Ho insomma avuto modo di girare in lungo e in largo per tutta l'Ogliastra».
Per il futuro, i piani sono abbastanza chiari. «Vorrei far parte del gruppo e continuare ad allenarmi con i miei compagni, anche se non penso di avere le energie per ricoprire un ruolo da protagonista come quest'anno; sono un veterano ormai (ride). Preferisco magari dare dei piccoli consigli ai più giovani, ma spero tanto di non abbandonare questa famiglia, penso di essermelo meritato, del resto».