«Noi bravi a partire subito con il piede giusto, gli scontri diretti sono stati decisivi»
Il Campanedda guarda tutti dall'alto, Piredda: «I dirigenti hanno fatto un lavoro eccezionale, per vincere serve una squadra forte»
Nel girone di ritorno non ha quasi sbagliato un colpo, se si esclude il passo falso interno rimediato contro lo Sprint Ithir e il ko, con il titolo ormai in tasca, di Alghero, nell'ultima uscita: numeri da capogiro dunque per il Campanedda, con i rosso-blu che ora guardano tutti dall'alto dei 66 punti che valgono per il primissimo posto in classifica, frutto di ben 21 vittorie e 3 pareggi.
Si tratta sicuramente di una grande soddisfazione per Danilo Piredda, diviso nel doppio ruolo di allenatore e giocatore, che ora si gode la meritatissima festa per un traguardo storico quanto prestigioso, assieme a tutti i suoi ragazzi.
«Davvero una bella soddisfazione — dichiara Piredda — considerando che rappresentiamo una piccola frazione di appena 500 abitanti. Un traguardo che è figlio del grande impegno dei pochi dirigenti che si occupano della squadra: sono riusciti a fare qualcosa di incredibile, dopo il tentativo dell'anno scorso, nonostante le difficoltà che si incontrano nel fare calcio in questi piccoli centri. Per disputare una stagione interessante serve una rosa adeguata e, anche se ridotto, un piccolo budget. La squadra è riuscita a partire subito con il piede giusto, a differenza del passato; durante il cammino abbiamo poi dovuto fare i conti con diversi infortuni, ma chi è sceso in campo per sostituire i compagni indisponibili si è fatto sempre trovare pronto, penso sia proprio questo l'aspetto fondamentale. Mi rendo conto che stare in panchina a guardare gli altri giocare non è semplice per nessuno, ma nell'arco di un campionato tutti alla fine trovano il loro spazio e possono dare il proprio contributo».
Il titolo finale è sempre stato appeso ad un filo. «Sino all'ultimo. Per questo gli scontri diretti sono risultati decisivi. Non ho mai potuto avere a disposizione il gruppo al completo, ma fortunatamente negli appuntamenti che hanno segnato il torneo ci siamo sempre presentati in discreta forma. Potevamo inoltre contare su due attaccanti come Puliga e Mura, che hanno disputato un campionato straordinario. Per il resto, puoi fare tutti i gol che vuoi ma senza il resto della squadra non vinci di certo».
La prima parte di stagione ha messo in mostra un Campanedda assolutamente perfetto, con il primo stop arrivato soltanto alla 13° giornata. «L'intento era proprio questo: correre forte sin dall'inizio; c'è stata una netta crescita sul piano della personalità e della mentalità, e si è visto tutto anche nel finale di stagione. In questi quattro anni, su 106 partite, ne ho vinte 69, 20 i pareggi e 17 le sconfitte. Seguire due ruoli contemporaneamente, tra campo e panchina, non è affatto semplice, ma le soddisfazioni sono tante: vestire la maglia del tuo paese è una cosa impagabile».
Piredda scopre le carte in vista del suo futuro. «Il Campanedda ovviamente ha la priorità: qui mi sento a casa, mi trattano bene, ho carta bianca su tutto e sto avendo la possibilità di fare la gavetta. Non si sa mai però come comportarsi nel caso arrivasse qualche proposta particolare, ma la mia volontà è quella di continuare con questo progetto: quando cambi potresti trovarti ad affrontare una situazione molto più difficile di quella che lasci, e magari capita di pentirsi».
L'allenatore ci tiene a dividere i meriti. «Devo ringraziare pubblicamente Gavino Zirattu, un dirigente che ci è stato particolarmente vicino nel corso della stagione. Poi vorrei spendere un pensiero per mia madre, che è venuta a mancare quattro anni fa».
A fare festa per la promozione ci sarà prestissimo un nuovo tifoso in più. «Non posso certo dimenticarmi di salutare mia moglie, considerando soprattutto il fatto che tra pochi giorni nascerà mio figlio».