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Seconda categoria
«Giocare e allenare la squadra è complicato»

Atzara, Etzo tira le somme: «Era importante prendere confidenza con la categoria»

L'Atzara quest'anno ha costruito un piccolo grande miracolo sportivo, andando ben oltre le aspettative di inizio stagione: i punti collezionati in 30 partite sono stati ben 37, frutto di 9 vittorie e 10 pareggi, che hanno permesso di raggiungere abbastanza agevolmente l'obbiettivo minimo della salvezza.
I problemi, comunque, non sono stati pochi, soprattutto a livello tecnico: Franco Virdis ha infatti lasciato la panchina della squadra a stagione in corso, con la società che ha puntato tutto su due giocatori di esperienza come Sebastiano Etzo e il capitano Maurizio Salvoldo che, da semplici traghettatori, si sono rivelati due condottieri di assoluto livello.

 

«Io non ho iniziato come allenatoreracconta Etzo -, c'era un altro ragazzo che inizialmente aveva in mano la squadra e che stava facendo un grandissimo lavoro; quest'organico secondo me aveva le potenzialità per salvarsi molto più tranquillamente, ma abbiamo dovuto lottare quasi sino all'ultimo.
C'è da considerare che la maggior parte del gruppo arrivava da 7 anni in terza categoria, quindi è stato necessario integrare la rosa con ragazzi che hanno militato anche in categorie superiori.
Il problema più grande lo abbiamo incontrato sul piano della mentalità, perché per quanto riguarda il gioco tutto sommato stavamo facendo bene, cosa che accadeva anche in Terza Categoria, e di questo va dato merito agli allenatori che hanno guidato la squadra in tutti gli scorsi anni; ci abbiamo messo del tempo insomma ad ambientarci in una dimensione tutta nuova come questa, ma è indubbio che la base da cui siamo partiti era ottima.
A volte capita di non riuscire ad esprimersi al massimo, vuoi per un po di sfortuna, vuoi per altri motivi: la squadra non stava girando come ci si aspettava quindi il mister aveva deciso, poco prima di Natale, di rassegnare le dimissioni.
Inizialmente –
continua Etzo - la società si è trovata un po' spiazzata da questa scelta, ma una scossa di questo tipo non poteva che farci bene: così io e il capitano Maurizio Savoldo, che eravamo i due giocatori più anziani, ci siamo occupati della guida tecnica, anche se la nostra idea, almeno all'inizio, era quella di fare solo da traghettatori finché la società non trovava un altro mister; il Presidente però ha sempre insistito affinché continuassimo noi, poi con il passare del tempo anche lo spogliatoio ha esternato questa volontà e ci siamo trovati ad un punto in cui ci hanno messo di fronte ad un bivio: ci abbiamo ragionato un po', perché svolgere il doppio ruolo di tecnico e giocatore è difficilissimo, però abbiamo chiesto la disponibilità al gruppo e loro ci hanno dato ottime risposte in questo senso».

 

Il bilancio per la stagione appena conclusa non può che essere positivo.
«E' stata una bella esperienza, anche se è stato difficile ricoprire il doppio ruolo: mentalmente quando vai in campo ti deconcentri e quindi un po' perdi sul piano della prestazione individuale, però tutto sommato sono contento perché abbiamo lavorato bene: abbiamo stravolto il modulo tattico, abbiamo giocato con maggiore intensità rispetto al passato; inizialmente c'era un po di paura, un po' di spavento da parte dei giocatori, però poi la squadra ha iniziato a seguirci, abbiamo trovato una logica, abbiamo sfruttato quasi totalmente la rosa, ci sono stati gli esordi assolutamente positivi di parecchi ragazzi giovani, possiamo addirittura recriminare su qualche punticino buttato al girone di andata, perchè se fossimo riusciti a raccogliere quanto seminato probabilmente ci saremo trovati, a fine stagione, in una posizione molto più alta in classifica.
L'importante comunque era salvarci e prendere dimestichezza con la Seconda Categoria, possiamo ritenerci soddisfatti».

 

Un campionato sicuramente impegnativo, più dal punto di vista mentale che fisico, con alcune ombre soprattutto nella prima fase della stagione.
«Il nostro girone d'andata è stato emblematico, in questo senso, visto che abbiamo perso o pareggiato cinque partite negli ultimi cinque minuti.
Inizialmente avevamo difficoltà ad andare in rete, in più, pur avevamo sempre una buona fase difensiva, per un motivo o per un altro subivamo gol nel finale.
Sul piano fisico siamo andati benissimo, quello è tutto merito dell'allenatore precedente che ha lasciato la squadra in salute e ha svolto un'ottima preparazione; più che altro pagavamo l'approccio con la categoria superiore: con la regola dei quattro fuori quota in Promozione, si sono riversati tanti giocatori in Prima e Seconda categoria che hanno inevitabilmente sollevato il livello medio; i problemi sono stati prevalentemente di natura psicologica.
Con il passare del tempo – continua Etzo - siamo cresciuti, anche quando non facevamo risultati riuscivamo a giocare bene, perdevamo per episodi o per deconcentrazione; a livello fisico la squadra non ha incontrato particolari difficoltà, considerando che si corre sia in Seconda, che in Prima, che in Terza; quello che influisce è la testa, perchè affrontare giocatori che hanno militato in altre categorie è sempre più difficile.
Sinceramente non avevo idea di che campionato fosse, io personalmente mancavo dalla Seconda Categoria da quindici anni, però conoscendo molti giocatori, molte squadre, sapevo che sarebbe stato un campionato equilibrato; tutto sommato l'ho trovato bello, mi sono divertito».

 

C'è spazio anche per i giusti complimenti nei confronti della Baunese, che ha vinto con merito il campionato.
«Per quello che ho visto io, tra il match di andata e quello di ritorno, sono una squadra molto ben organizzata, giovane, completa, la più forte in assoluto secondo me.
Quando li abbiamo incontrati qua erano in formazione pesantemente rimaneggiata, hanno fatto giocare quattro ragazzi giovanissimi e sono riusciti ugualmente a fare bene, avere una buona panchina generalmente è fondamentale per vincere il campionato».

 

Sul suo futuro, intanto, Etzo è abbastanza chiaro.
«Ancora non ho deciso neppure se rimango ad Atzara; direi che il doppio ruolo sicuramente non mi piace, ho ancora voglia di giocare, però se arriva un offerta allettante da qualche panchina la valuto, ma per il momento la mia priorità va al campo».

 

Un annata particolare da più punti di vista, importante soprattutto per il bagaglio di esperienze messe da parte dal neo-tecnico.
«Sicuramente ho capito meglio la differenza di mentalità tra il ruolo di giocatore e quello del tecnico, sembra che le due figure ragionino allo stesso modo, invece è tutta un altra cosa: l'allenatore oltre ai problemi tattici deve affrontare anche problemi gestionali ed equilibri da mantenere, era una parte che non avevo mai recitato.
E' stata un esperienza utilissima, che mi ha permesso di iniziare a tastare anche questo campo: sono convinto che qualsiasi esperienza si faccia, anche se negativa, è sempre costruttiva, ti insegna tante cose, soprattutto è utile per non commettere gli stessi errori».

 

Spetta invece al Presidente Demurtas svelare i primi piani della società in vista della prossima stagione.
«Per il futuro ancora non abbiamo deciso niente, ci dovremo riunire nei prossimi giorni e vedremo di iniziare a pianificare il da farsi.
Secondo me ci sono le potenzialità per continuare a crescere, ma il ruolo principale spetta ai ragazzi: sono loro che devono metterci l'impegno e la voglia di imparare, possiamo crescere tutti, a partire proprio da Etzo, che è il giocatore con più esperienza e quindi è quello che può e deve prendersi un po' di responsabilità in più».

 

In questo articolo
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2012/2013