«Bravi a ripartire dopo il ko con la San Marco»
Sinnai, Frau si gode lo sbarco in Prima: «Vittoria del gruppo più che dei singoli, nessuno ci ha regalato niente»
Non sempre guidare una fuori serie è garanzia automatica di successo, anzi: spesso avere a disposizione uno degli organici più competitivi del torneo significa attirarsi le attenzioni particolari di tutte le rivali, pronte a dare il tutto per tutto nella sfida che da sola, vale un'intera stagione, in termini di prestigio.
Gianluca Frau, tecnico del Sinnai, l'ha capito sin dalle prime battute del torneo, ma è riuscito nell'impresa di mantenere altissima la concentrazione dei suoi sia nei momenti, rari a dire il vero, delicati e sia, soprattutto, quando le cose andavano decisamente nel verso giusto; il calcio insegna puntualmente infatti che è proprio in queste situazioni che si incontrano i rischi maggiori.
I sei punti di distacco, non pochi considerando il grande equilibrio tra le forze in campo, inflitti ad un'altra splendida protagonista del campionato, l'Uragano di mister Chessa, che si è accontentato, per così dire, del secondo posto, raccontano tutto il valore di una squadra che ha fatto della fame, della compattezza e del talento le sue armi migliori.
«Non nascondo che le nostre speranze – ammette Frau – erano quelle di poter disputare un'annata da protagonisti, e lottare quindi per la vittoria finale di questo campionato, decisamente più duro rispetto al precedente: in corsa, sino all'ultimo, oltre al Sinnai ci sono state Uragano, Loceri, Burcerese, San Marco, Monserrato, tutte rivali prestigiose e assolutamente competitive.
Nessuno ci ha mai regalato niente, ci tengo a precisarlo, come peraltro è giusto che sia. Sono contento, non resta altro da fare che godersi questo successo e un po' di giusto riposo».
Il valore della rosa del Sinnai non è in discussione: gli 89 gol all'attivo raccontano ad esempio di un attacco stratosferico, uno dei più grandi punti di forza di questa squadra.
«C'erano grandi attese nei nostri confronti, difficile che possa capitare il contrario quando puoi schierare giocatori del calibro di Gabriele Concas, Andrea Palmas o Gianni Perra, ma è giusto ricordare che Concas ha saltato ben 9 giornate tra squalifiche e infortuni, come lo stesso Palmas.
I ragazzi hanno conquistato le vittorie attraverso il gioco di squadra, la grinta e la determinazione: si sono tutti espressi in maniera eccezionale.
Spesso le compagini di primo livello non centrano gli obbiettivi, noi da questo punto di vista siamo stati bravi a costruire un gruppo solidissimo».
Difficile quindi puntare le luci su un interprete in particolare.
«Gabriele ha segnato quasi 25 gol, i numeri parlano chiaro, ma è stato fondamentale il fatto che ogni singolo giocatore si sentisse parte integrante del progetto, che sposasse l'idea di calcio che avevo in mente».
Quella del Sinnai è stata una cavalcata eccezionale, ventitré vittorie e cinque pareggi su un totale di trentadue partite giocate, anche se i momenti delicati non sono comunque mancati, come le due sconfitte consecutive rimediate nelle prime due uscite del mese di marzo.
«Contro l'Uragano siamo arrivati letteralmente cotti sul piano mentale: i nostri avversari, in questo sono assolutamente d'accordo con mister Baby Chessa, hanno meritato senza ombra di dubbio la vittoria, ci tengo a ribadirlo anche io.
Con la San Marco invece è stata determinante probabilmente la sfortuna, considerando che abbiamo colpito due pali e sbagliato un calcio di rigore, a cui si aggiunge qualche errore arbitrale di troppo che ha determinato quel ko; loro comunque sono una bellissima squadra».
La vostra reazione è stata esemplare, visto che avete spento sul nascere qualsiasi accenno di crisi.
«Ci siamo guardati in faccia, è stato un confronto importante: sono stato il primo a mettermi in discussione, ma i ragazzi hanno voluto continuare con me. A quel punto, ho chiesto che giocassero le ultime dieci partite come se si trattasse di altrettante finali, con furia e concentrazione.
Dovevamo semplicemente non perdere la testa, così abbiamo ripreso la nostra marcia, riscattandoci nelle partite successive».
Frau si tiene stretto questo successo:
«Vincere è sempre bello, in qualsiasi categoria; non mi sento però di aver fatto niente di particolare, mi son soltanto concentrato sul mio lavoro con il massimo dell'impegno possibile.
Questo è il terzo anno in cui alleno, devo ancora imparare molto, ma devo ammettere che i ragazzi mi hanno agevolato tantissimo il compito, mettendosi a disposizione in maniera esemplare, anche per gli allenamenti più duri.
Qualcuno di loro si è presentato al campo anche con la febbre a 38, sono piccoli segnali che ti rendono orgoglioso, anche se sul momento tendo a non dare troppo risalto alla cosa, ma questi atteggiamenti colpiscono in positivo, sono sinonimo di grande coesione e unità d'intenti».
Il tecnico è stato artefice e testimone di una netta crescita che ha coinvolto l'intera rosa.
«Molti di questi ragazzi li conosco già da diverso tempo, il miglioramento di alcuni di loro è stato sbalorditivo, sul piano della volontà e della determinazione.
Le risposte più importanti sono arrivate da quelli che magari giocavano meno, ma che una volta chiamati in causa hanno dato il 100% per poi tornare magari a sedere in panchina con grande tranquillità e professionalità».
La prima categoria, il traguardo inseguito a lungo, è ormai una realtà; avete già un piano su cui lavorare per rinforzare la squadra?
«Se fosse per me, riconfermerei in blocco tutto il gruppo; certo, forse ci manca qualcosa per poter dire la nostra anche in Prima Categoria, penso ad esempio ad una punta, un centrocampista ed un difensore.
C'è da capire poi quali saranno le scelte del nostro numero uno: io gli affiderei la nostra porta per tutta la vita, ma dipende dalle sue possibilità, soprattutto in termini di tempo.
Sarà una dimensione inedita per me – continua -, ma mi dicono che sia un campionato sostanzialmente più competitivo a livello qualitativo; ora come ora, la salvezza sarebbe il nostro scudetto».
Frau non nasconde comunque le sue grandi ambizioni: legittime, tra l'altro, per un allenatore giovane e in rampa di lancio.
«Personalmente mi piacerebbe calcare palcoscenici sempre più importanti, ma non dipende soltanto da me, ma anche da chi decide di puntare su un tecnico piuttosto che su un altro.
La concorrenza è tanta, e più si sale di categoria più ci si scontra con le fissazioni di certi dirigenti (ride): Mario Sanna ad esempio attualmente allena la San Francesco, per carità una squadra rispettabilissima, ma non mi sbalordirebbe vederlo in Serie D.
Io aspiro al massimo, sono comunque sereno: continuo a lavorare, poi si vedrà».
Il mister divide i tanti complimenti ricevuti al termine di questa stagione entusiasmante in parti uguali:
«In primis, ci tengo a ringraziare i ragazzi e la dirigenza; senza di loro ovviamente tutto questo non sarebbe stato possibile. Poi, non posso non esprimere una dedica particolare ai miei collaboratori: il mio secondo Raffaele Tidu, Maurizio Manca, Giovanni Trudu, Roberto Angius e Roberto Concas».