Scettico sull'obbligo dei fuoriquota
Break per Roberto Mingoia: l'attaccante ex Monreale si ferma a rifiatare
Roberto Mingoia si prende una pausa, almeno per il momento. Mettere d’accordo vita privata e sport non è sempre facile. «È il tempo che è sempre meno» commenta Roberto, «con una bimba piccola, tra l’altro, di tempo libero ne resta proprio poco. In ogni caso non basta solo quello: a una certa età per continuare a giocare servono motivazioni, un bel gruppo… insomma, tante componenti ».
Ma, sia ben chiaro, quello di Mingoia non suona certo come un ritiro «per il momento rimango così, in attesa di vedere sviluppi futuri. Non ho fretta, del resto ho giocato tanti anni, ma diciamo che una pausa a volte ci vuole». Per il centrocampista cagliaritano, classe 1976, le ultime stagioni sono state da attaccante, con il Monreale. Avanzato in attacco per esigenze tecniche, nell’ultimo campionato di Promozione ha siglato 9 reti: non sono state sufficienti, però, a scongiurare la retrocessione dei biancorossi.
Forse anche per questo, Roberto sa bene che la pausa non sarà semplice da affrontare «Bé, diciamo che fare a meno del calcio non è facile. Soprattutto se pensiamo che l’ultima stagione è finita con l’amaro in bocca per la retrocessione… Comunque non ho intenzione di perdere la forma fisica» ride «e sto svolgendo la preparazione atletica per conto mio».
Roberto, come vedi il campionato di Promozione che sta per cominciare?
«Sinceramente quest’anno lo vedo male. Penso soprattutto al raddoppio dei fuoriquota che, a parer mio, farà inesorabilmente scendere il livello dei giocatori. È una decisione che non mi trova d’accordo perché sono del parere che se un giocatore è valido, a prescindere dalla sua età, gioca ugualmente »
Una posizione che ti vede d’accordo con molti degli allenatori che abbiamo intervistato su questo argomento
«Un allenatore conosce il suo gruppo e sa chi deve giocare, indipendentemente dalle regole: il mister sa cos’è meglio per la sua squadra, per cui le imposizioni mi sembrano poco utili. In questo modo non si valorizzano i giovani»
Un rischio ulteriore è dato dal fatto che una volta usciti dai parametri dei fuoriquota non vengano più impiegati
«Ho iniziato a giocare a 15 anni, e il 90% dei fuoriquota che ha giocato con me adesso gioca in categorie inferiori rispetto alla Promozione: molti sono in Seconda categoria, tanti in Terza. Tra l’altro, il fatto di sentire il proprio posto da titolare più garantito incide negativamente sulle presenze durante gli allenamenti e sul rendimento»
Il Monreale riparte dalla Prima Categoria: da quest’anno si potrà allenare senza patentino…
«Neanche questo provvedimento mi vede d’accordo. Di allenatori preparati c’è bisogno, visto che ce ne sono sempre meno. Credo che un corso professionale sia sempre un’esperienza utile, dato che ognuno ha le sue caratteristiche di partenza e ha bisogno di completare il suo bagaglio»
L'intervista a Roberto Mingoia continua nella pagina seguente
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Credi che il corso per allenatori sia utile anche per chi in panchina ci arriva da ex giocatore?
«Certamente, tra l’altro sono tanti gli allenatori che in precedenza sono stati giocatori: per fare il salto frequentare un corso è importante. Da calciatore la partita la vedi da dentro il campo ma allenando è tutto diverso. Ci sono stati allenatori che non hanno puntato sul corso: si sono trovati male, alcuni dopo un anno hanno deciso di frequentarlo…»
Quali squadre pensi che si siano rinforzate e possano finire ai vertici della classifica l’anno prossimo?
«Per la Promozione direi che la favorita è il Samassi: ho giocato con quasi tutti i componenti della rosa e ne conosco il valore. Diciamo che avere Placentino, Pilleri, Trogu e Piludu è un lusso. Non penso che abbiano problemi a vincere il campionato. Falco è preparato, nonostante sia alla prima esperienza di calcio ne ha visto tanto: anche quando giocava era un po’ un allenatore in campo…»
E oltre il Samassi?
«Mi piace molto il Lanusei, credo che potranno dire la loro. E poi La Palma Monte Urpinu che già dall’anno scorso avevano una bell’intelaiatura e, Bebo Antinori, un allenatore bravissimo: si sono rinforzati bene. Inoltre il Serramanna che ha Marco Ares, Nicola Leo, Mauro Puddu e Ibba…»
Ti vedi, in futuro, nel ruolo di allenatore? È un’esperienza che ti piacerebbe fare?
«Diciamo di sì, ma mi piacerebbe molto partire dalle giovanili, sia per fare un percorso graduale sia per stare a contatto con i giovani. Credo che le soddisfazioni migliori non arrivino quando compri uesto o quel fuoriclasse, ma quando vedi crescere nell’arco degli anni un ragazzo fino a farlo arrivare a un buon livello»