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Uta Calcio 2020
«Dalla Terza alla Promozione In tre anni, c'è grande entusiasmo»

Per l'Uta è una festa continua, Saba: «Sempre al primo posto ma Baunese e Jerzu non hanno mai mollato»

L'Uta si aggiudica l'entusiasmante testa a testa contro Baunese e Cannonau Jerzu e approda in Promozione, passando ovviamente dalla porta principale. Al termine di una stagione da incorniciare: la matricola campidanese ha messo in piedi un piccolo miracolo sportivo, considerando che tre stagioni fa i biancoverdi si trovavano in Terza Categoria ed invece ora stanno lavorando per diventare una delle realtà più solide ed interessanti di tutto il Cagliaritano. 

Il mister Carlo Saba ripercorre le tappe più importanti di questo percorso, con Amorati e soci che sono riusciti a vincere ben 24 partite su un totale di 32, con un bottino di tutto rispetto di 76 punti. Le difficoltà non sono di certo mancate, ma i campidanesi sono riusciti ad essere più forti non solo degli avversari ma anche di tutti i contrattempi. I tre punti decisivi sono arrivati solo all'ultimissima giornata, nella decisiva trasferta contro l'Asseminese.

«Abbiamo preparato l'ultimo incontro della stagione con la consapevolezza che si trattava della partita che avrebbe deciso gli esiti del campionato – dichiara mister Saba – abbiamo provato a mantenere la concentrazione al top, ma non è stato semplice, considerando che la sfida contro lo Jerzu ci ha portato via tantissime energie mentali».

L'Asseminese si è dimostrata un osso duro.
«Hanno tanti giocatori importanti, come Cacciuto e Fanni, ad esempio; in più ci siamo ritrovati a giocare su un campo particolare: il terreno del Santa Lucia non ci dava la possibilità di mettere in mostra le doti tecniche; è stata una partita determinata più dalla grinta, dalla voglia di lottare sulle seconde palle. Ci siamo presi questi tre punti con le unghie e con i denti».

Il tecnico scende nel dettaglio con l'analisi del match.
«Per fortuna siamo riusciti a sbloccarla già nel primo tempo ma il peccato più grosso è rappresentato dal fatto che non abbiamo trovato il gol che ci avrebbe permesso di chiudere il discorso; con il 2 a 0 in tasca saremmo stati ovviamente più tranquilli, ma è anche vero che non abbiamo corso particolari rischi, però quando un incontro rimane in bilico può succedere di tutto: basta anche e solo un singolo errore individuale e butti alle ortiche un intero campionato. Noi sapevamo bene che dovevamo pensare solo a noi stessi, che il destino del campionato era nelle nostre mani».

La Baunese è rimasta incollata all'Uta sino all'ultima giornata.
«Non è stato affatto facile battere la loro concorrenza: a dire il vero, i nerazzurri partivano con tutti i pronostici a favore, per il semplice motivo che l'anno scorso si erano piazzati al secondo posto e avevano sfiorato la vittoria del campionato; quest'anno non potevano fare altro che cercare di migliorare ulteriormente e giocarsi il tutto per tutto per ottenere il primo posto».

Anche il Cannonau Jerzu si è rivelato un cliente piuttosto scomodo con cui avere a che fare.
«Hanno disputato sicuramente un grandissimo girone di ritorno, considerando che sono stati in grado di recuperare qualcosa come 8-10 punti nei nostri confronti e nei confronti della Baunese. Poi a causa del ko che hanno rimediato contro di noi alla penultima giornata hanno un po' perso il passo, ma meritano un applauso per come si sono battuti. Noi con un occhio guardavamo alla Baunese e con l'altro lo Jerzu».

Gli scontri diretti sono risultati decisivi.
«Contro la Baunese siamo scesi in campo con l'idea ben chiara in testa che non potevamo assolutamente perdere: sapevamo anche che i nerazzurri, dopo il confronto con noi, avrebbero avuto altre partite delicatissime, come quelle contro il Città di Selargius e lo Jerzu; per noi invece era fondamentale mantenere il vantaggio nei loro confronti, proprio per questo il punticino che abbiamo raccolto è risultato determinante. A dire la verità le cose si erano messe subito in discesa per noi, considerando che siamo riusciti a passare in vantaggio, ma poi ci siamo fatti trovare poco reattivi in occasione di due palle inattive e loro hanno ribaltato la situazione; per fortuna siamo riusciti a rimettere in equilibrio la gara, con grande lucidità e senza farci prendere dalla frenesia. Certo, rimane un pizzico di rammarico perché era una partita che avremmo potuto vincere, considerando che ci eravamo portati in vantaggio per primi, ma il pari è andato bene comunque. La cosa più importante era non perdere».

Discorso simile può essere fatto per lo scontro diretto contro lo Jerzu.
«In quel momento si trattava della classica partita da dentro o fuori: noi siamo scesi in campo sapendo bene che l'unico risultato utile per noi era la vittoria. Nel primo tempo abbiamo accusato un pizzico di tensione di troppo, la paura ci ha impedito di esprimerci come sappiamo. Volevamo fare bella figura di fronte al nostro numerosissimo pubblico; per l'occasione sugli spalti ci saranno state almeno 800 persone, quindi avevamo in un certo senso il dovere di fare bene per tutta la gente del paese. Lo Jerzu si è rivelato un avversario di primissimo livello: a conti fatti credo che la loro fosse la rosa migliore, più forte e competitiva del girone, anche più di quella della Baunese. Noi, in più, dovevamo fare i conti con assenze importanti».

Mister Saba ha avuto il suo bel da fare per fronteggiare le varie emergenze.
«Ci siamo trovati a fare i conti con sette infortuni piuttosto gravi: due giocatori si sono rotti il tendine di Achille, altri tre il crociato; Amorati è stato fuori per circa cinque mesi, sempre a causa di un problema al tendine; non voglio cercare scuse, non sono alibi: è stato un campionato tiratissimo e le rivali erano tutte fortissime, ma le cose si complicano se non puoi avere a disposizione gli elementi migliori della rosa. Ci siamo dovuti affidare ai soliti undici, che in sostanza hanno dovuto tirare la carretta per due-tre mesi: quando sei costretto a mandare in campo sempre gli stessi giocatori a lungo andare le energie vengono meno, rischi di lasciare punti per strada ed in più devi mettere in conto ammonizioni e squalifiche; il ko contro il Vecchio Borgo Sant'Elia è la diretta conseguenza del momento delicato che stavamo attraversando».

Quando le cose si complicano, l'unica cosa da fare è cercare di mantenere la calma.
«Sapevamo che con il rientro degli squalificati e degli infortunati avremmo ripreso la nostra corsa; per fortuna la Baunese non è mai riuscita ad approfittare dei nostri passi falsi. Questo significa che siamo stati in testa per 32 giornate, incluse, dunque, le settimane in cui abbiamo riposato. Solo lo Jerzu riusciva a ridurre il distacco nei confronti della vetta, ma c'è da dire che nella prima parte della stagione avevano comunque accumulato un distacco importante».

Saba applaude i suoi.
«La nostra forza è stata il gruppo: quando le cose non girano nel modo in cui ti aspetti, soprattutto quando hai così tanti giocatori infortunati, subentra la paura: se nell'arco della stagione hai due compagni di squadra che si rompono il tendine d'achille e tre che si rompono il crociato, giochi con l'idea fissa in testa che possa succedere qualcosa di brutto anche a te. Alleno da più di 15 anni ormai e onestamente non mi era mai capitato di vivere una situazione del genere, ma i ragazzi hanno buttato il cuore oltre l'ostacolo. Siamo stati costretti a limitare al minimo le partite amichevoli, per dirne una, perché non potevamo permetterci di perdere altri elementi a causa degli infortuni. Ho avuto la possibilità di lavorare con grandi uomini, oltre che con grandi giocatori: paradossalmente, considerando tutto quello che ci è capitato in negativo, se i miei non avessero tolto fuori il carattere ci saremmo potuti trovare tranquillamente in zona playout. Ed invece ci abbiamo sempre creduto, e siamo andati avanti facendoci coraggio gli uni con gli altri».

Del resto, la rosa a disposizione del tecnico dava ampie garanzie in questo senso.
«L'organico è stato costruito un tassello alla volta, puntando forte su persone che si conoscevano già da diverso tempo; molti di loro, del resto, avevano già avuto modo di lavorare con me durante l'esperienza con l'Atletico Cagliari. Raffale Picciau, Nicola Atzeni, Giorgio Piras, Suella, Piroddi, Amorati, giusto per citare i giocatori di maggiore esperienza, sono stati in grado di dare un'impronta ben precisa alla nostra stagione. Senza di loro probabilmente tutto questo non sarebbe stato possibile. Un campionato, comunque, non lo vincono solo cinque o sei giocatori, ma è il gruppo nel suo insieme che ha raggiunto questo traguardo. Anzi, chi è sceso in campo per le ultime partite ha regalato una gioia importante anche a tutti i ragazzi che erano costretti a stare fermi ai box».

Il pubblico, come si dice, è stato il dodicesimo uomo in campo.
«Hanno dimostrato un attaccamento notevole al nostro progetto, considerando che, comunque, nessuna società calcistica di Uta, in passato, era riuscita ad arrivare in Promozione. A dire il vero nei primi tempi il paese era un po' scettico, ma con il passare delle giornate la gente ha incominciato a seguirci con sempre maggiore interesse, e i risultati positivi hanno aiutato a far aumentare l'entusiasmo. Così siamo arrivati ad avere un pubblico di ottocento persone nelle partite casalinghe più importanti; la nostra tifoseria si è organizzata, con cori e tamburi, e ci ha trasmesso ancora più forza, sia per le gare interne che per quelle in esterna. Ad un certo punto ci siamo sentiti quasi in obbligo di vincere questo campionato per ripagare di tutto il calore, di tutto il supporto che ci ha dato una comunità di nove mila persone».

Il tecnico, come è giusto che sia, pensa già all'anno prossimo.
«L'idea ovviamente è quella di proseguire ancora assieme: a breve ci siederemo attorno allo stesso tavolo per vedere se ci sono le premesse per continuare con questa avventura. Con il club ci eravamo messi l'obiettivo di raggiungere la Promozione, ma senza metterci limiti di tempo: di sicuro non c'era l'obbligo di arrivarci in tre anni. Per come sono fatto, però, e credo che la stessa cosa valga per la società, per il presidente ed i dirigenti, come raggiungi un traguardo devi pensare immediatamente ad organizzarti per raggiungerne un altro più importante. Per il resto posso dire che ormai abito a Uta da più di dieci anni e dunque ci sono tutti i presupposti per continuare con la nostra collaborazione. Sappiamo già che la Promozione sarà una categoria molto più difficile della Prima, proprio per questo c'è bisogno di programmare la stagione con grandissima cura».
Saba chiude con le dediche e i ringraziamenti di rito.
«Il pensiero più grande in questo senso va a mia moglie, a mio figlio e dunque alla mia famiglia; in più, ci tengo a ringraziare tutti i dirigenti, tutti i giocatori che hanno fatto parte della nostra rosa e tutto il paese di Uta. In più, ci tengo a dividere i meriti in parti uguali con i miei più stretti collaboratori: il mio vice Roberto Lai e il preparatore Carlo Pilleri».

In questo articolo
Squadre:
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Stagione:
2023/2024
Tags:
Prima Categoria
Girone A