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Missione compiuta per il Sarroch, Aiana: «Stagione entusiasmante»
«Mi piacerebbe continuare con questo gruppo»

Missione compiuta per il Sarroch, Aiana: «Stagione entusiasmante»

Bel gioco, personalità e tanto divertimento: sono questi gli ingredienti principali della salvezza ottenuta dal Sarroch con ben due giornate d'anticipo; grazie al 4 a 1 ottenuto nella sfida in trasferta contro il La Pineta Sinnai i ragazzi allenati da Ramon Aiana possono finalmente festeggiare per il raggiungimento di un traguardo che ad inizio stagione era tutt'altro che scontato.
Le ultime quattro, nette vittorie ottenute consecutivamente proiettano al momento la squadra al settimo posto in classifica, davanti a formazioni prestigiose come il Calcio Cep e i Rangers Quartu; a prescindere da come si chiuderà il campionato, il Sarroch sta confermando di avere tutte le carte in regola per diventare, già dalla prossima stagione, un'assoluta protagonista del torneo.

 Ramon Aiana, tecnico del Sarroch

Mister Aiana, domenica avete offerto una prestazione importante che vi ha regalato, tra le altre cose, la certezza matematica della salvezza: missione compiuta dunque.
«Sono soddisfatissimo, i ragazzi sono stati strepitosi, perchè sono riusciti a risolvere alla grande i problemi incontrati ad inizio stagione, legati principalmente alle nuove tipologie di lavoro: il gruppo, nel suo complesso, compresi magari quelli elementi che hanno trovato meno spazio, ha assimilato in maniera perfetta le indicazioni che cercavo di dare durante la settimana; tieni conto che in rosa ci sono dei giocatori che provenivano da categorie inferiori o dagli amatori, altri invece venivano da esperienze in discipline sportive completamente diverse. E' stata quindi una stagione entusiasmante, è un piacere ora vedere come affrontano le gare, è un peccato che il campionato stia finendo (ride), perchè si stanno divertendo e stanno riuscendo a proporre un discreto gioco con semplicità e allegria.
Io credevo tantissimo nei programmi stilati dalla società, ero sicuro che si sarebbero potuti ottenere notevoli risultati dal punto di vista tecnico e tattico, e devo ringraziare per questo il nostro preparatore Pablito Piras, che ha ricoperto un ruolo fondamentale.
Devo ringraziare tutti i dirigenti per i grossi sforzi che hanno fatto, mi rendo conto che non è semplice portare avanti una squadra di calcio in questo periodo».

 

Il Sarroch, pur essendo una squadra molto giovane, riesce spesso ad esprimersi con ottima personalità: si tratta sicuramente di una base solidissima per affrontare la prossima stagione.
«Il merito più grande per i risultati che abbiamo ottenuto va, come ti dicevo prima, ai ragazzi: si sono messi a disposizione con grande entusiasmo e concentrazione, tuffandosi in questa avventura che per molti aspetti era assolutamente inedita per loro.
Per quanto riguarda il futuro prossimo, è un discorso che dovresti fare con la società: io sarei felicissimo di continuare con il Sarroch, è chiaro, ma ancora non si è parlato di niente.
Secondo me quest'anno abbiamo costruito un ottimo gruppo, composto prevalentemente da ragazzi di Sarroch e di Pula, più qualche elemento che arriva da Santa Margherita; ci sono stati poi due innesti importantissimi, il portiere Samuele Cocco e Alessandro Demurtas che hanno completato al meglio l'organico a mia disposizione.
La vittoria ottenuta contro il Santo Stefano mi ha fatto capire che avremmo raggiunto la salvezza; i ragazzi, seppur giovani, hanno dimostrato di essere molto maturi sotto tutti i punti di vista».

 

Quanto è stato determinante il suo lavoro per il raggiungimento di questi obbiettivi?
«L'allenatore è importante, perchè ha il compito di proporre la sua idea di calcio e deve essere convinto in quello che fa; deve riuscire a farsi accettare dal gruppo, che è uno degli aspetti più delicati, perchè la fiducia dei giocatori la si acquista solamente con il duro lavoro settimanale in campo, anche attraverso gli scontri o con delle decisioni prese assieme alla squadra.
A me piace coinvolgere tutti gli elementi della rosa, venire al campo non deve essere una perdita di tempo per nessuno, in questo senso sono molto importanti le motivazioni.
Ho avuto la possibilità quest'anno di cambiare spesso modulo di gioco, a conferma della grande qualità dell'organico e della bontà del lavoro che abbiamo fatto.
Per raggiungere certi risultati ci deve essere comunque un equilibrio perfetto fra le varie componenti: non esiste squadra senza allenatore, ne allenatore senza squadra».

 

In questo momento avete trentasei punti in classifica, che vi permettono di guardare dall'alto squadre anche più blasonate come Calcio Cep o Rangers; il vostro è stato un cammino perfetto, tutto rose e fiori, oppure ci sono stati dei problemi che siete stati comunque bravi a mascherare?
«Siamo stati bravi a gestire con grande maturità le varie situazioni critiche, sin dall'inizio, in cui ci sono mancati diversi giocatori, come ad esempio Uccheddu, che nel corso dell'anno ha avuto diversi problemi alla schiena ma che per noi ricopre un ruolo fondamentale; la loro assenza ha complicato un po' i piani miei e di Pablito, soprattutto in fase di impostazione del lavoro.
Il gruppo ha dato però una risposta eccezionale sotto questo aspetto, chi scendeva in campo ha offerto sempre il massimo.
Ci sono stati poi un po' di problemi che non dipendevano dalla società ma che i ragazzi hanno affrontato compattandosi ulteriormente; ci sono buone prospettive per il futuro, i segnali positivi arrivati in quest'ultimo periodo sono una bella conferma in questo senso: i nostri giocatori sono giovanissimi, hanno un futuro importante davanti e la società pare voglia continuare su questa strada.
Il problema più grande sono stati comunque i risultati: c'è stato un periodo, poco prima di Natale, in cui non riuscivamo a raccogliere quanto meritavamo, forse per qualche carenza a livello difensivo; probabilmente io pretendevo troppo dalla squadra, i tempi non erano abbastanza maturi per proporre un determinato tipo di gioco: mi ritengo abbastanza maniacale per alcuni aspetti, come ad esempio la gestione della palla (ride).
Ovviamente si scende in campo per il divertimento, ma i risultati sono comunque importanti, e fortunatamente alla fine sono arrivati: la salvezza si raggiunge con l'impegno, la determinazione e la volontà, attraverso il gioco, come in ogni sport».

 

Da tecnico, che idea si è fatto sullo strapotere di Halley Assemini e Capoterra?
«Hanno sicuramente fatto una stagione importantissima, soprattutto dal punto di vista dei risultati; ne approfitto per fare i complimenti alle squadre e in particolare alle società, che sono riuscite ad allestire due organici praticamente perfetti, guidati da due allenatori assolutamente preparatissimi: conosco personalmente Andrea e so come lavora, mentre il tecnico dell'Halley l'ho conosciuto soltanto quest'anno.
Mi ha colpito moltissimo la solidità dell'Halley, anche se in casa abbiamo disputato una grande partita e da loro, pur perdendo 4 a 1, siamo rimasti in vantaggio per 60 minuti: davanti sono stati chirurgici e devastanti.
Il Capoterra mi è piaciuto per la mentalità: contro di noi ad esempio perdevano 2 a 0 ma hanno avuto una grandissima reazione, fisicamente poi sono stati nettamente superiori a noi, mostrando peraltro un grande gioco; questo è quanto ho potuto vedere in quattro partite, che abbiamo perso tutte (ride)».

 

 

In questo articolo
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Campionato:
Stagione:
2012/2013
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Girone A