«Forse potevamo fare qualcosa in più»
Teulada, spazio ai giovani, Troga: «Campionato importante per maturare»
Un allenatore giovane a capo di una squadra composta da ragazzi giovanissimi: un connubio vincente, una scommessa su cui il Teulada ha puntato forte, e a ragione, considerando i risultati ottenuti quest'anno.
La compagine guidata da Ivan Troga, ha centrato la salvezza, seppur con qualche sofferenza di troppo e, cosa assai più importante, è cresciuta sul piano dell'esperienza e della personalità: aspetti che fanno indubbiamente ben sperare per il futuro prossimo, considerando che per stessa ammissione del tecnico, la squadra ha un grandissimo potenziale in parte ancora inespresso.
Troga tira le somme al termine di una stagione faticosa quanto entusiasmante.
«È stata sicuramente una bella esperienza, io ho 28 anni quindi per me è stata la prima avventura su una panchina di una Prima Squadra, è stata sicuramente soddisfacente anche se probabilmente non abbiamo ottenuto il massimo, considerando che abbiamo raggiunto la salvezza soltanto nelle ultime giornate, ma io penso che la squadra avesse valori maggiori.
Venivamo da una retrocessione, il gruppo per questo motivo aveva perso molti giocatori rispetto all'anno prima; anche la dirigenza è stata profondamente rinnovata e l'obbiettivo principale era proprio quello di riformare la squadra, ripartendo da cinque o sei giocatori, e puntando su venticinque nuovi innesti.
Il Teulada, al termine del campionato la nostra rosa contava più di 30 elementi, è quindi composto prevalentemente da giocatori che venivano da qualche anno di inattività o da giovani che avevano giocato esclusivamente negli Allievi.
Si dice sempre che il merito è del collettivo ma in questo caso penso sia reale, perchè le difficoltà che abbiamo incontrato sono state molteplici: la squadra è stata allestita in tutta fretta, un gruppo molto giovane che spesso ha avuto l'era media sotto i 20 anni, un gruppo numeroso, in cui anche chi giocava di meno ha sempre dato il massimo e ha messo da parte le proprie aspirazioni individuali».
Una stagione difficile, in cui i problemi da affrontare non sono stati di certo pochi, a partire dall'inesperienza.
«La speranza era che i discreti valori tecnici di questa squadra superassero i problemi di esperienza e sopratutto di mentalità.
Il fatto che abbiano giocato alcuni '95, alcuni '97, parecchi '94, '93 e '92, è stata comunque una bella cosa, erano pochi i giocatori che avevano già militato in questo campionato.
In un certo senso si è trattata di una prova, di una scommessa, quindi non si poteva sapere da subito a cosa si poteva puntare, a quali traguardi la squadra potesse ambire.
A metà campionato sembrava si potesse arrivare a una salvezza un po' più tranquilla, poi qualche infortunio di troppo ci ha complicato notevolmente il cammino.
Come ti dicevo, questa stagione ha lasciato, almeno a me, un po' l'amaro in bocca: è stata sofferta, cosa che l'ha resa, se possibile, ancora più bella, ma non si è riusciti ad ottenere il massimo, ma probabilmente è normale, visto che si trattava di una squadra nuova, si doveva trovare il giusto affiatamento, molti ragazzi dovevano poi ritrovare la condizione atletica.
Abbiamo costruito un gruppo che potrebbe tranquillamente giocare insieme per altri 15 anni: escluso il capitano, infatti, che è un '78, e due ragazzi del '85, il resto va dal'88 in giù; una rosa decisamente giovane, che se riesce a fare tesoro dell'esperienza maturata quest'anno ha sicuramente tanto da guadagnare per il futuro».
Troga ha retto benissimo l'urto con una dimensione tutta nuova.
«È stato il mio primo anno in Prima Squadra, dopo una decina nel settore giovanile; è stata sicuramente una situazione molto diversa rispetto a quanto ho fatto in passato, però forse il fatto che fosse un gruppo molto giovane, di ragazzi che conoscevo, perché fino a due anni fa erano tutti miei ex compagni, mi ha facilitato sicuramente il lavoro, anche perchè si sono messi tutti a disposizione, in questo senso sono stati fantastici.
Ho imparato – prosegue il giovane allenatore - che bisogna essere capaci di lottare dal primo all'ultimo minuto di gara, perché è nei momenti difficili che si riesce a tirare fuori quel qualcosa in più che ti permette di fare il salto di qualità; ad un certo punto sembravamo spacciati ma siamo stati capaci di tirar fuori il meglio di noi stessi».
E' sicuramente rarissimo trovare un allenatore di 28 anni che si prende la responsabilità di guidare una squadra in un campionato difficile e insidioso come quello di Seconda Categoria.
«Ho iniziato questa avventura a 16 anni, coinvolto da un allenatore che conoscevo, a cui serviva una mano per allenare i pulcini; mi ero rotto un ginocchio e non potevo giocare, ma allenare mi ha dato la possibilità di stare comunque a contatto con un ambiente senza il quale, per passione, difficilmente potrei stare.
Da quel momento è stato un continuo desiderio di proseguire per quella strada: lo scorso anno, in maniera del tutto inaspettata, vista la situazione difficile anche a livello societario, mi è stato proposto di guidare il Teulada; per me si è trattato di un'occasione importantissima, ho accettato con immenso piacere.
Se dovessi darmi un voto, comunque, non andarei oltre una sufficienza risicata».
Il futuro prossimo potrebbe riservare ancora un'esperienza sulla panchina del Teulada, ma Troga non si sbilancia.
«Ho deciso di prendere un po' di tempo per decidere se continuare con una Prima Squadra o se tornare a fare quello che facevo, con più naturalezza e forse anche con più competenza, con i giovani; devo ancora pensarci, al momento non ho ancora scelto».