«Il più bello? Quello al La Caletta nei play-off»
L'Oschirese incorona il suo bomber da 100 gol, Canu: «Felicità indescrivibile»
Sebastiano Canu è emozionato e allo stesso tempo contentissimo, lo si capisce benissimo dalla voce, ed è assolutamente normale che sia così: segnare la bellezza di cento reti con la stessa maglia equivale probabilmente, azzardo un paragone spericolato, mi perdonino i più intransigenti, alla più sincera e allo stesso tempo intensa dichiarazione d'amore che un giocatore possa fare alla sua squadra.
Il calcio, sia quello professionistico che soprattutto, perchè no, quello dilettantistico, si nutre di questi piccoli ma enormi dettagli: la passione è la linfa che consente a Sebastiano, ormai giunto all'undicesimo campionato di fila, di tuffarsi ogni domenica nel suo sogno, capace di ripagarti con emozioni che valgono una vita intera di sacrifici.
«Ovviamente son felice: raccolgo il frutto del lavoro fatto in questi 4 anni con l'Oschirese; sta iniziando la quinta stagione, nel migliore dei modi, peraltro, e davvero non potevo chiedere di più.
L'emozione è stata tanta: mi hanno preparato anche la maglietta celebrativa, tutto davvero fantastico, incredibile».
Il calcio ha il potere di trasformare in realtà un desiderio cullato sin dall'adolescenza.
«Non mi aspettavo minimamente, te lo dico in tutta sincerità, di riuscire a tagliare questi traguardi: la mia intenzione era quella di fare il massimo, ma non pensavo di riuscirci in questo modo (ride)».
Cento gol sono un'enormità, ma ti chiedo di fare uno sforzo e scegliere il più bello.
«Son tanti, è difficile ricordarli tutti – ammette tra una risata e l'altra -; se proprio devo, cito con estremo piacere il primo, anche se forse non rientra tra i più spettacolari; ma quello che probabilmente mi ha regalato più emozioni, è il gol realizzato nei play-off dell'anno scorso contro il La Caletta, che ci ha permesso di andare ai calci di rigore in una sfida combattutissima, e purtroppo persa: mancava davvero poco al fischio finale, ho trovato l'incrocio con un tiro dai 20 metri: me lo porterò dentro per tanto tempo ancora».
Potresti svelare, magari ad un ragazzo che sta dando i primi calci ad un pallone, quale è il tuo segreto per raggiungere questi risultati?
«La passione, nient'altro; una sensazione indescrivibile, la motivazione più grande che esista per un calciatore, non ha prezzo.
Quando trascorri la tua settimana aspettando la domenica, quando ti accorgi che il campo ti manca terribilmente, quanto capisci che sei disposto a sacrificare gran parte dei tuoi impegni per un allenamento, capisci che questo sport fa parte della tua vita».
Tra le componenti fondamentali di quella di Sebastiano, c'è sicuramente Oschiri e quindi l'Oschirese, «con cui ho un bellissimo rapporto, sia dal punto di vista sportivo che personale. Mi son sposato con una ragazza di Oschiri, questa è casa mia, ormai. E' l'ambiente giusto per potersi divertire e allo stesso tempo per togliersi qualche bella soddisfazione: non ci son pressioni di nessun tipo, c'è un bel progetto, la maggior parte dei giocatori vengono dal paese. La dirigenza – continua - ha lavorato molto, molto bene in questi anni: la nostra è una squadra piuttosto giovane, destinata, speriamo, a crescere notevolmente con il passare del tempo».
Le sensazioni per la stagione in corso sono assolutamente positive: c'è la possibilità di dimenticare definitivamente le amarezza del recente passato.
«Son fiducioso: abbiamo archiviato nel migliore dei modi la retrocessione rimediata soltanto due anni fa, per fortuna siamo riusciti a risalire in Prima, seppur passando dai play-off, e per quest'anno ci auguriamo di conquistare la salvezza nel più breve tempo possibile; sarebbe davvero bellissimo, oltre che importante».
L'avvio è stato assolutamente scoppiettante: tra le altre cose, sei stato il protagonista assoluto della vittoria contro la Fulgor.
«Non capita sicuramente tutti i giorni di segnare cinque reti in una partita sola, ma il gol realizzato domenica vale quanto la cinquina dell'esordio.
Tre punti importanti, ottenuti in trasferta contro una signora squadra, il Malaspina, capace, negli ultimi anni di farci soffrire terribilmente; servono per la fiducia, per l'autostima, e ci permettono di affrontare il futuro con la giusta dose di tranquillità.
Ora ci aspettano due belle partite in casa: incontreremo una delle favorite per la vittoria finale, il Porto Rotondo, ma ci teniamo a fare bene».
Diamo una mano ai tuoi prossimi avversari: svelaci il tuo tallone d'Achille.
«Il difetto più grande forse è la testardaggine».
Se dovessi indicare un punto forte invece?
«Cerco, e molto spesso ci riesco, di dare tutto me stesso in campo, la domenica. Esco sempre a testa alta, il mio unico pensiero è quello di onorare la maglia dell'Oschirese».
Sei in un certo senso il punto di riferimento, almeno in avanti, per i tuoi compagni: è una condizione che ti pesa?
«Nient'affatto, perchè sono bravi loro a non mettermi in questa situazione: le giornate no capitano, è ovvio, ma la squadra mi aiuta a superare le delusioni. Ovviamente mi fa piacere poter dare il mio contributo, spero di poter ancora regalare a tutti altre soddisfazioni».